Kayo Dot - Hubardo
A qualcuno saranno sicuramente sfuggiti gli illustri sconosciuti
Maudlin of The Wheel, gruppo passato in sordina tra la sfilza dei fenomeni degli ultimi anni ruggenti della musica pesante che tutti noi veri duri da birra e baffi ascoltiamo. Ma si, mentre tutti quanti sbavavano davanti all'orrida pappagorgia di
Mikael Akerfeldt e al bel piercing sul naso di quell'ubriacone di
Warrell Dane o una grandissima parte degli amanti del prog sognava notti di amore folle con
Daniel Gildenlow, i
Maudlin of The Wheel giravano di soppiatto tra vari siti che li appoggiavano come
The BNR Metal Pages, trovando favori nella scomoda metà dello spietato panino della critica e dell'altrettanto volubile e confuso (e quando mai) pubblico di giovani in cerca di suoni nuovi.
Nati dalle ceneri di questi ultimi
Maudlin of The Wheel, i nostri
Kayo Dot proposero qualcosa di ancora più sperimentale, distanziandosi dal misto tra death metal e progressive settantino, andando a formare un suono onirico che alternava momenti di connessione spirituale e musicale alla natura, sfociando in parti più pesanti che strizzavano l'occhio alla scena più estrema del nostro caro metallo.
Sicuramente non roba per ancora piange
Hanneman e che sta già tremando all'annuncio dello scioglimento degli
Slayer, ma i
Kayo Dot hanno vinto il posto nel cuore di parecchi amanti del nuovo e della sperimentazione. Per non parlare della nuova razza di metal-hipster che va girando adesso e che ovviamente come ogni hipster che si rispetti, ama tutto ciò che non può capire.
Non che io capisca o neanche voglia pretendere di sforzarmi a capire l'incredibile tecnica e capacità compositiva dei
Kayo Dot, so solo che Hubardo è il loro capolavoro.
Dopo Choirs of The Eye (un disco che personalmente ho consumato), i nostri hanno tirato fuori dei lavori di dubbia fattura, tendendo davvero troppo all'intellettualismo e alla fricchettonaggine, trasformando il loro carattere in un paio di brutte idee da fighette del cazzo. Intrecci di sassofono, chitarre soffuse, atmosfere strane... Si, tutto bello, ma se le composizioni hanno menso senso di un clitoride a un matrimonio tra un culturista e uno steroide gigante, allora direi che di questi ultimi lavori ne possiamo fare un ottimo uso come racchettoni da spiaggia.
Fortunatamente per noi però, i
Kayo Dot sono rinsaviti e dopo un paio di riunioni all'insegna del fungo allucinogeno, hanno deciso di tirare fuori questo Hubardo che è un disco davvero fantastico.
A quanto pare, la musica all'interno del CD vuole raccontare la storia di un meteorite che cade su un pianeta e della vita che si forma dall'impatto, il tutto ovviamente nella maniera più onirica che si possa immaginare. Ovvio che se una storia del genere l'avesse messa su un qualsiasi gruppo brutal\death le cose sarebbero state narrate con un paio di blast beat e dei mid tempo, ma i
Kayo Dot con il loro stile riescono a creare una vera e propria colonna sonora a metà tra il prog, la musica classica e il metal. L'atmosfera rilassata e misteriosa si alterna con momenti più vivaci come nella Maudliniana (si può dire?)
Zilda Caosgi o nella bellissima
Passing the River, mentre si viene colpiti anche da autentiche perle di fattanza da droghe leggere come
The First Matter. Ovviamente come tutti i dischi del genere, analizzare le tracce singolarmente serve quanto una grattugia al posto della carta igenica, Hubardo racconta una storia e ci riesce benissimo. Questa è musica che crea nella mente delle immagini progressive, una sorta di film\documentario sulla creazione di un pianeta, o forse semplicemente una ripresa statica sulle stelle. Certo, questo lo facevano già i
Pink Floyd, ma di certo poi trovarvi di fronte a un blast beat ogni tanto o a una sfuriata in growl\scream non è roba che gli inglesi potevano immaginare di fare. Devo menzionare anche l'elevatissima produzione che riesce a dare grande dignità a tutti gli strumenti e alle voci grazie a suoni cristallini e riverberi profondi.
Questo non è certo il disco che vi ascolterete per caricarvi la giornata, ma siamo su livelli artistici e musicali veramente alti. Non lo consiglio assolutamente ai metallari più incalliti che cercano la tecnica bestiale, sweep picking, gravity blast e tutte quelle diavolerie, ma direi che se c'è anche un solo briciolo di amore per il progressive e per tutto ciò che ha la voglia e le palle di sperimentare, Hubardo è un disco che qualsiasi appassionato non potrà davvero farsi sfuggire. Ovviamente a livello di popolarità questo non porterà i
Kayo Dot a fare da headliner ai maggiori festival del metal mainstream (ma quanto ci piace sto termine a noi?), la maggior parte del pubblico li troverà noiosi e i nuovi metallari del tempo probabilmente si faranno un paio di sonnellini già dalle prime note del disco andando poi a sorridere come beoti davanti all'ennesimo "capolavoro" (se si potesse virgolettare di più lo farei) dell'ennesima grande band death-core. Ma ehi, quella è musica già morta, questo disco invece avrà vita lunga, sarà davvero eterno come la musica. E guardate che ho scritto musica.
Voto:
10 più una grattugia