giovedì 4 aprile 2013

PARAGUAY A VOI



Kuazar – Wrath of God


Le band sudamericane hanno sempre quella marcia in più, che siano le melodie tipiche del posto, che sia la furia omicida che trapela da ogni nota prodotta dai loro strumenti. Il Sud America e il metal hanno sempre fatto una bella coppia, d’altronde quello è un posto dove di sicuro ci saranno dei buoni motivi per essere incazzati e vaffanculo le cartoline piene di sorrisi e la samba da turisti, qui ci sono solo gran facce sdentate e turisti sventrati.

Senza troppi inchini e strette di mano, i Kuazar arrivano e ci sparano in faccia il loro thrash adrenalinico, intriso di groove e momenti più melodici. Il loro debutto, Wrath of God, contiene dieci tracce di pure mazzate tra influenze slayeriane e ovviamente quelle dei più vicini Sepultura. Pezzi come la violentissima “Kuriju” rappresentano appieno il prodotto: incessanti ritmi thrash che si intervallano con momenti presi dal death metal più groove e altri presi direttamente da Chaos A.D. dei cari Kisser e Cavalera, il tutto per un’ottimo misto di atroce tortura che tanto piacerà a tutti quelli che vanno ancora in giro con il giubbotto di jeans smanicato. 

Il disco si alterna tra momenti di spregiudicata violenza, con pezzi più in tiro di una vergine alla prima uscita in discoteca e altri un po’ più rilassati come “My life is my Own” che si ricollega più a certe influenze heavy che al thrash\death, risultando comunque piacevole. Non c’è da aspettarsi altro da questo CD se non una valanga di pugni di ferro dritta sui vostri denti, pezzi come “The World is Destroying Itself” e “Alcatraz” vi faranno passare dei buoni minuti di puro broncio con tanto di asserimenti dal capello agitato e indici e mignoli alzati contemporaneamente. L’unico episodio che proprio non mi è piaciuto è la chiusura del disco: “Twenty days in Hell” non si capisce dove voglia andare, con un main riff non proprio accattivante e un ritornello davvero pessimo, un caos di basso, lead, chitarra ritmica e la voce che intruglia tutto in un qualcosa di davvero difficile da digerire. 

Per quanto riguarda la tecnica il disco è eseguito in maniera impeccabile, sebbene la produzione poteva essere curata meglio, specialmente quella delle chitarre. I musicisti ce l’hanno messa tutta a suonare nel miglior modo possibile, tutti gli strumenti sono distinguibili e devo dire che riescono a convincere. I riff di chitarra riescono ad articolare delle buone melodie con la giusta dose di tecnica, con assoli costruiti bene e dal suono distinguibile dal resto della produzione. La sezione ritmica si fa sentire tra rullate e un basso davvero notevole, il miglior strumento del prodotto, riesce a dare una carica pazzesca nelle parti più veloci e a prodursi in interessanti fraseggi nei momenti più lenti come nell'ottima "Black Soul". Forse l’unica pecca è la voce, non che sia brutta, solo che è un po’ monotematica e finisce presto nel dimenticatoio, tirando un po’ indietro i pezzi in alcune occasioni. 

Se c’è una cosa che colpisce dei Kuazar è l’energia trasmessa dalla loro musica, un tipo di metal un po’ datato, ma che comunque riesce a venir fuori dalle casse a gran schiaffi e spintoni, dimostrando che non sono i super strumenti ultracostosi o le produzioni megagalattiche che fanno questa roba, bensì la carica delle persone che compongono e che suonano. Massimo rispetto per questo

Wrath of God è un buon episodio per il thrash\death, ovviamente risulta parecchio datato e i Kuazar se vogliono cercare di uscire fuori dalla scena dovranno cercare di proporre qualcosa di un po’ più personale, il tocco già c’è e anche le palle di suonare con una grinta non da tutti, ma se questi ragazzi paraguaiani vogliono continuare dovranno fare anche di più. 

Voto:

7 più una cartolina piena di sorrisi

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