Kuazar –
Wrath of God
Le band sudamericane hanno sempre quella marcia in più, che
siano le melodie tipiche del posto, che sia la furia omicida che trapela da
ogni nota prodotta dai loro strumenti. Il Sud America e il metal hanno sempre
fatto una bella coppia, d’altronde quello è un posto dove di sicuro ci saranno
dei buoni motivi per essere incazzati e vaffanculo le cartoline piene di
sorrisi e la samba da turisti, qui ci sono solo gran facce sdentate e turisti sventrati.
Senza troppi inchini e strette di mano, i Kuazar arrivano e
ci sparano in faccia il loro thrash adrenalinico, intriso di groove e momenti
più melodici. Il loro debutto, Wrath of God, contiene dieci tracce di pure
mazzate tra influenze slayeriane e ovviamente quelle dei più vicini Sepultura.
Pezzi come la violentissima “Kuriju” rappresentano appieno il prodotto:
incessanti ritmi thrash che si intervallano con momenti presi dal death metal
più groove e altri presi direttamente da Chaos A.D. dei cari Kisser e Cavalera, il tutto
per un’ottimo misto di atroce tortura che tanto piacerà a tutti quelli che
vanno ancora in giro con il giubbotto di jeans smanicato.
Il disco si alterna
tra momenti di spregiudicata violenza, con pezzi più in tiro di una vergine
alla prima uscita in discoteca e altri un po’ più rilassati come “My life is my
Own” che si ricollega più a certe influenze heavy che al thrash\death,
risultando comunque piacevole. Non c’è da aspettarsi altro da questo CD se non
una valanga di pugni di ferro dritta sui vostri denti, pezzi come “The World is
Destroying Itself” e “Alcatraz” vi faranno passare dei buoni minuti di puro
broncio con tanto di asserimenti dal capello agitato e indici e mignoli alzati
contemporaneamente. L’unico episodio che proprio non mi è piaciuto è la
chiusura del disco: “Twenty days in Hell” non si capisce dove voglia andare,
con un main riff non proprio accattivante e un ritornello davvero pessimo, un
caos di basso, lead, chitarra ritmica e la voce che intruglia tutto in un
qualcosa di davvero difficile da digerire.
Per quanto riguarda la tecnica il disco è eseguito in
maniera impeccabile, sebbene la produzione poteva essere curata meglio, specialmente
quella delle chitarre. I musicisti ce l’hanno messa tutta a suonare nel miglior
modo possibile, tutti gli strumenti sono distinguibili e devo dire che riescono
a convincere. I riff di chitarra riescono ad articolare delle buone melodie con
la giusta dose di tecnica, con assoli costruiti bene e dal suono distinguibile
dal resto della produzione. La sezione ritmica si fa sentire tra rullate e un
basso davvero notevole, il miglior strumento del prodotto, riesce a dare
una carica pazzesca nelle parti più veloci e a prodursi in interessanti
fraseggi nei momenti più lenti come nell'ottima "Black Soul". Forse l’unica pecca è la voce, non che sia
brutta, solo che è un po’ monotematica e finisce presto nel dimenticatoio,
tirando un po’ indietro i pezzi in alcune occasioni.
Se c’è una cosa che colpisce dei Kuazar è l’energia
trasmessa dalla loro musica, un tipo di metal un po’ datato, ma che comunque
riesce a venir fuori dalle casse a gran schiaffi e spintoni, dimostrando che
non sono i super strumenti ultracostosi o le produzioni megagalattiche che
fanno questa roba, bensì la carica delle persone che compongono e che suonano.
Massimo rispetto per questo.
Wrath of God è un buon episodio per il thrash\death,
ovviamente risulta parecchio datato e i Kuazar se vogliono cercare di uscire
fuori dalla scena dovranno cercare di proporre qualcosa di un po’ più
personale, il tocco già c’è e anche le palle di suonare con una grinta non da
tutti, ma se questi ragazzi paraguaiani vogliono continuare dovranno fare anche
di più.
Voto:
7 più una cartolina piena di sorrisi
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