lunedì 25 marzo 2013

TE' ALL' AMENTA



The Amenta – Flesh is Heir
 
L’Australia è la dimostrazione che non sempre il death metal più incazzato viene da posti disagiati, difatti quella terra distante è la dimostrazione dell’esatto contrario... 
A parte i più sperimentali Alchemist, l’Australia ci ha regalato gruppi alquanto devastanti come gli Psycroptic, i The Day Everything Became Nothing e i Devolved

Per chi fosse del tutto ignaro, i The Amenta sono un gruppo australiano che un po’ di tempo fa tirarono fuori quel macigno di disco che è Occasus, dimostrando di avere un sound assolutamente devastante che mischiava l’industrial e il death in un frullato di dolore che va provato a tutti i costi. 

Le opprimenti e e oscure melodie e i ritmi martellanti che i The Amenta hanno saputo creare si ripresentano così sul loro nuovo Flesh is Heir, tentando però di creare atmosfere gigeriane che probabilmente stanno tentando di inserire sempre di più nella loro musica, ma che non sempre funzionano.

La prima cosa che si nota è l’oscurità che permane per tutto il disco, la produzione è riuscita a creare un suono rozzo e cavernoso cosa che ho apprezzato molto. Solitamente le produzioni (quelle poche che ci sono) industrial death metal tendono a orientarsi su suoni cristallini, invece questo Flesh is Heir ha proprio della sporcizia. Ingranaggi rotti, vene cibernetiche tagliate e olio che esce fuori. Nero.
Il disco si divide tra momenti di pura rabbia e altri più riflessivi, pezzi come “Sewer” e “Obliterate’s Prayer” sono un esempio di come gli australiani stiano cercando nuove direzioni nel loro stile, lasciando spesso da parte la pura violenza per intraprendere strade più studiate e atmosfere più complesse, anche se non penso che i The Amenta siano convinti al cento per cento di quello che stiano cercando di fare. Purtroppo queste composizioni tendono a disperdersi fino a divenire quasi cervellotiche senza lasciare niente nell’ascoltatore. Tra l’altro alcune parti molto deboli vengono tirate troppo per le lunghe e finiscono per annoiare invece di colpire... Forse i The Amenta volevano creare situazioni di sconforto nell’ascoltatore, ma merda... E’ più sconfortante non riuscire a toccarsi il naso con la lingua piuttosto che questa roba.

Dico... Ma che cazzo di bisogno c’è di allungare certi riff e pattern di batteria che non sono ne potenti e ne originali. O si sa come creare dell’atmosfera e un crescendo oppure è meglio devastare tutto con riffone bestiali... Infatti si sente che il gruppo funziona meglio sui pezzi più diretti come “The Argument” e “Teeth” due pezzi davvero notevoli che ci catapultano in questo mondo oscuro fatto di riff devastanti e blast beat isterici.

Il miglior episodio del disco è “Disintegrate” dove c’è davvero un’ottima fusione tra campionamenti industrial, violenza sonora e anche della melodia. Su questa traccia direi che il gruppo potrebbe fondare il loro sound per il futuro, essendo quella che più li rappresenta. 

Oltre alle composizioni non proprio esaltanti questo  disco ha altri punti negativi, per esempio il nuovo cantante che non è assolutamente capace di interpretare le tracce in maniera convincente, spesso se ne cade dietro tutto e non convince ne nello scream ne nel growl e neppure nelle parti melodiche, veramente uno dei più scarsi che io abbia mai sentito.  Altra stranezza del prodotto sono le due tracce strumentali di puro industrial "A Womb Tone” e “A Palimpesest” che per carità, prese singolarmente potrebbero anche risultare simpatiche, ma nel disco non ci stanno a dire nulla. Avrebbero dovuto inserire cose simili all’interno dei pezzi perchè così non solo fanno perdere il filo del prodotto, ma risultano essere anche degli inutili riempitivi. E’ già più comprensibile il pezzo “Cell” dove la parte industrial si intervalla con un riffone monolitico, sebbene anche quello non sia proprio il massimo. 

Devo dire che dai The Amenta mi aspettavo un po’ di più, ma si vede che qui stiamo parlando di un gruppo che ha esordito col botto, ma che non sta capendo come poter spingere avanti la propria musica. E’ un po’ un dilemma che colpisce molte formazioni, ma io dico che se hai colpito per la violenza della tua musica la gente si aspetterà quello e non delle caramelle alla fragola. 

Peccato dover scrivere questo di una formazione promettente come i The Amenta, ma questo disco è più dimenticabile del classico forno acceso o delle chiavi di casa.

Voto:

4,5 più un leggete il titolo del post

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