Shining – Blackjazz
Pazzi malati.
E’ l’unico modo con cui posso descrivere i norvegesi Shining
che a differenza della loro oscura, misantropica e annichilente controparte
svedese sono partiti come gruppo jazz per poi evolversi (perchè questa è un’evoluzione
e non esistono cazzi) in un qualcosa di difficilmente definibile.
Se dovessi dare un nome a questa roba, direi che il titolo
dell’album è più che azzeccato... Ne ho sentiti di gruppi con inserti jazz e finezze simili, ma devo dire che una roba simile non l’avevo mai sentita prima. Questa è totale follia, non so quale impatto potrebbe avere l’opener del disco “The
Madness and the Damage Done”, vi basti sapere che qui ci troverete dei suoni
che trascendono la sanità mentale, tra l’elettronica più incazzata, alla voce
da demonio cibernetico che si schianta contro tutto il massacro musicale,
questa non è altro che follia. Eppure è una follia strutturata e che ha un
senso, dove alla fine di un blast beat che sembra eterno stacca su un
devastante ritmo che ricorda la dub-step e lì... La luce si spegne, tutti a nanna
con incubi assicurati per tutta la notte.
Ma mica finisce qui, anzi il bello arriva con “Fisheye”,
dove l’elettronica si fonde con una chitarra hard rock il quale riff viene
sempre più distorto e infettato di trucidi suoni elettronici per poi cedere lo
passo (alla Brancaleone...) a un sassofono probabilmente suonato da una
talentuosa scimmia con seri problemi di alcolismo. Robe da matti, questa è la
musica che sentirete quando uscirete di testa, infatti con il CD gli Shining regalano
anche camice di forza e psicofarmaci assortiti.
Possiamo prenderci una pausa?
No, perchè con “Exit Sun” si va su un altro attacco sonoro spaventoso... E’
come se si entrasse in un macello e i vari poveri porci iniziassero a gridarvi
in faccia tutto il loro dolore, solo che al posto di grugnire tirano fuori un
riff di chitarra stortissimo che si mischia con grida umane, un allarme malato e
suoni industriali ed elettronici assortiti, il tutto fatto anche con del
groove. Incredibile... Cosa succede dopo? Ma ovviamente un riff spezzato alla
Meshuggah (tocca sempre citarli prima o poi) dove una voce effettata che
ricorda "Come to Daddy" di Aphex Twin prova a strapparvi il cuore a morsi, il
tutto per tornare al delirio iniziale.
Capolavoro.
Sento che posso farcela a descrivere “Healter Skelter”, un
pezzo più schizofrenico della vostra capa nel periodo mestruale. Succede di
tutto, dal sassofono impazzito, al basso distorto alle chitarre stridenti, il
tutto sotto una batteria completamente fuori di senno, si finisce su ritmiche
impazzite e deliri cosmici... Che dire, questo è il jazz più incazzato e oltranzista
che potreste immaginare...
Non contenti, gli Shining sparano in faccia “Blackjazz
Deathtrance”, un pezzo di dieci minuti di puro tormento, insomma se ficcate due
dita in una presa elettrica mi sa che vi fate meno male. Inutile descrivere la
mattanza sonica provocata dal gruppo, roba che se davvero sti cazzo di
coglionazzi coreani e americani la fanno scoppiare sta terza guerra mondiale, io
sto pezzo lo metto mentre i funghi atomici salgono nell’aria. Sarà un perfetto
monumento alla malata caduta del genere umano.
Dopo questa carneficina, la traccia “Omen” riappacifica un
po’ gli animi, si fa per dire, nel senso che pur essendo il pezzo più lento del
disco, riprende alcune atmosfere alla Pink Floyd e King Crimson, mischiandole
con il doom più deprimente e ovviamente sassofoni striduli e impertinenti che
invadono la traccia. L’effetto ottenuto è quello di pura tenebra malvagia che
si piazza benissimo dopo il massacro creato per tutto il CD. La chiusura è
affidata alla cover di “21st Century Schizoid Man” dei King Crimson, che se
quella dei Voivod era allucinata, bè questa è di una cattiveria assoluta, come
il resto del disco tra l’altro.
Adesso sapete cosa? Vado a mettermi nell’angolino della
stanza a dondolarmi sul mio culo, magari tamburellandomi le labbra e facendo
roteare le pupille.
Voto:
10 più blua-ah!blua-ah!blua-ah!
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