Beyond Creation – The Aura
Di solito quando in un progetto ci mette le mani il caro
Dominic “Forest” Lapointe, il bassista di gruppi come i sinfonici Augury e gli
aggressivi Atherethic, esce sempre fuori qualcosa di strano e innovativo per il
metal... Ma che dico, per la musica in generale.
Devo dire la verità, l’amico qui è l’unico musicista che
attualmente si è inventato uno stile inconfondibile, il suo modo di suonare il
basso e le idee teoriche ad esso applicato non si sentono proprio tutti i giorni.
Se uniamo tutto questo al fatto che in Canada uno spaurito gruppo come i
Neuraxis è riuscito a creare un sotto-sotto-genere che è questo melodic death
ultratecnico e che i Beyond Creation sono praticamente l’esaltazione di tutto
quello che il filone rappresenta... Bè...
Non ci resta che stare zitti e ascoltare il prodotto.
Qualità a livelli massimi, sia come tecnica che come
composizione, vi invito e vi riinvito ad ascoltare pezzi come “Coexistence”,
una summa massima di quello che dei musicisti con cervello e tecnica possono
fare su. Melodie prog che si intrecciano in modo perfetto con le parti più
death, una composizione perfetta. Di solito non sono un grande amante dei pezzi
intrisi di tecnica, ma all’ascolto della strumentale “Chomatic Horizon” non ho
potuto che pensare a quanto questi musicisti sono bravi, la loro musica potrebbe essere tranquillamente suonata in un teatro e chi sa se tra anni a
venire non succederà davvero. E’ davvero difficile trovare un disco così
studiato dove le composizioni filano, anche nelle tracce più lente come la
voivodiana “Omnipresent”, inno alle violenze sonore di Negatron e Phobos unite
alle melodie che i Beyond Creation sin da questo primo disco sembrano dominare
con facilità disarmante, la traccia contiene anche uno degli assoli di basso
più belli che io abbia mai ascoltato, il fretless diventa simbolo assoluto
del gusto, della tecnica e della conoscenza musicale di Lapointe che penso sia uno dei musicisti migliori che la scena metal ha mai avuto e che
probabilmente mai avrà.
Pelle d’oca.
I Beyond Creation riescono a non annoiare nelle tracce più
lunghe e ad essere incredibilmente compatti anche in tracce come “Le Detenteur”,
la più immediata del disco che vi arriva dritta in faccia senza fare troppi
complimenti. Si passa poi alla title track, un altro capolavoro che si apre con
l’assolo fusion di Lapointe contrapposto a quello più classicheggiante di
chitarra in una perfetta unione delle due scuole di pensiero, poi vi è il
crescendo verso le sfere celesti con intrecci di chitarra e basso davvero
sublimi, chiudendosi su una parte dove gli strumenti arrivano alla perfetta
sintonia passando da tempi complessi a una chiusura in pulito esemplare. L’assolo
di chitarra rende un piccolo omaggio al grande Schuldiner per poi diventare un
tripudio di arpeggi assolutamente incredibili. Onore ai due chitarristi, dei
quali Simon Girard è anche il cantante e credetemi quando vi dico che anche il
lavoro fatto dietro il microfono è di ottima fattura. Prima del gran finale,
arriva un’altra piccola perla di questo The Aura, la strumentale “Elevation Path”
dove i nostri sperimentano la loro bravura fusion su dei ritmi tipici della
musica andalusa per poi aprire sull’epica “The Deported”, degna chiusura di uno
dei migliori dischi che siano mai usciti.
Un classico che spero non venga dimenticato e che vi invito
ad ascoltare e riascoltare. Solo il fatto che in questa recensione non ho usato
neanche una parolaccia o una similitudine stupida dovrebbe farvi rendere conto di quanto questo disco mi
abbia ipnotizzato.
Sicuramente un nuovo standard per chiunque voglia cimentarsi nel death metal più tecnico e studiato.
Voto:
10 più questo disco
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