domenica 24 marzo 2013

ZITTI E ASCOLTATE



Beyond Creation – The Aura 

Di solito quando in un progetto ci mette le mani il caro Dominic “Forest” Lapointe, il bassista di gruppi come i sinfonici Augury e gli aggressivi Atherethic, esce sempre fuori qualcosa di strano e innovativo per il metal... Ma che dico, per la musica in generale. 

Devo dire la verità, l’amico qui è l’unico musicista che attualmente si è inventato uno stile inconfondibile, il suo modo di suonare il basso e le idee teoriche ad esso applicato non si sentono proprio tutti i giorni. Se uniamo tutto questo al fatto che in Canada uno spaurito gruppo come i Neuraxis è riuscito a creare un sotto-sotto-genere che è questo melodic death ultratecnico e che i Beyond Creation sono praticamente l’esaltazione di tutto quello che il filone rappresenta... Bè...

Non ci resta che stare zitti e ascoltare il prodotto.

Qualità a livelli massimi, sia come tecnica che come composizione, vi invito e vi riinvito ad ascoltare pezzi come “Coexistence”, una summa massima di quello che dei musicisti con cervello e tecnica possono fare su. Melodie prog che si intrecciano in modo perfetto con le parti più death, una composizione perfetta. Di solito non sono un grande amante dei pezzi intrisi di tecnica, ma all’ascolto della strumentale “Chomatic Horizon” non ho potuto che pensare a quanto questi musicisti sono bravi, la loro musica potrebbe essere tranquillamente suonata in un teatro e chi sa se tra anni a venire non succederà davvero. E’ davvero difficile trovare un disco così studiato dove le composizioni filano, anche nelle tracce più lente come la voivodiana “Omnipresent”, inno alle violenze sonore di Negatron e Phobos unite alle melodie che i Beyond Creation sin da questo primo disco sembrano dominare con facilità disarmante, la traccia contiene anche uno degli assoli di basso più belli che io abbia mai ascoltato, il fretless diventa simbolo assoluto del gusto, della tecnica e della conoscenza musicale di Lapointe che penso sia uno dei musicisti migliori che la scena metal ha mai avuto e che probabilmente mai avrà. 

Pelle d’oca.

I Beyond Creation riescono a non annoiare nelle tracce più lunghe e ad essere incredibilmente compatti anche in tracce come “Le Detenteur”, la più immediata del disco che vi arriva dritta in faccia senza fare troppi complimenti. Si passa poi alla title track, un altro capolavoro che si apre con l’assolo fusion di Lapointe contrapposto a quello più classicheggiante di chitarra in una perfetta unione delle due scuole di pensiero, poi vi è il crescendo verso le sfere celesti con intrecci di chitarra e basso davvero sublimi, chiudendosi su una parte dove gli strumenti arrivano alla perfetta sintonia passando da tempi complessi a una chiusura in pulito esemplare. L’assolo di chitarra rende un piccolo omaggio al grande Schuldiner per poi diventare un tripudio di arpeggi assolutamente incredibili. Onore ai due chitarristi, dei quali Simon Girard è anche il cantante e credetemi quando vi dico che anche il lavoro fatto dietro il microfono è di ottima fattura. Prima del gran finale, arriva un’altra piccola perla di questo The Aura, la strumentale “Elevation Path” dove i nostri sperimentano la loro bravura fusion su dei ritmi tipici della musica andalusa per poi aprire sull’epica “The Deported”, degna chiusura di uno dei migliori dischi che siano mai usciti.

Un classico che spero non venga dimenticato e che vi invito ad ascoltare e riascoltare. Solo il fatto che in questa recensione non ho usato neanche una parolaccia o una similitudine stupida dovrebbe farvi rendere conto di quanto questo disco mi abbia ipnotizzato. 

Sicuramente un nuovo standard per chiunque voglia cimentarsi nel death metal più tecnico e studiato.

Voto:

10 più questo disco

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