Infernal Poetry – Paraphiliac
Sembra che questo sia un buon anno per il metal intelligente
di casa nostra... I Nero di Marte (recensione di S.F. che vi invito a leggere),
gli Psychofagist, la collaborazione tra Karyn Crisis e gli Ephel Duath e poi questo nuovo disco degli Infernal Poetry. Chissà che qualcosa non si torni a muovere
seriamente da queste parti...
Gli Infernal Poetry, un gruppo con un’identità sonora
personale e che dopo un bel po’ ritorna ad ammaliarci con le proprie strambe
composizioni. Devo dire la verità, questo disco è fantastico. Li ho sempre
rispettati come band, ma trovavo alcuni loro lavori troppo cervellotici e
quindi mi sono avvicinato diffidente come si avvicinerebbe un topo a un gatto
che gli sta offrendo del formaggio. E dopo averlo addentato questo formaggio cosa
posso dire?
Che gli Infernal Poetry hanno tirato fuori un capolavoro. Paraphilliac è un disco personale, ben suonato,
composto benissimo e con del cervello.
Il gruppo fa un death-metal progressivo
in una maniera tutta loro, niente accellerazioni eccessive e riff pezzottati da
altri seimila gruppi, qui c’è un lavoro di ricerca notevole. E’ raro trovare un
gruppo che riesca a far assaporare della notevole cattiveria senza l’uso
frenetico di blast beat o breakdown, insegnando a tutti che il death-metal può
essere devastante anche senza andare su territori ultra-veloci. Non voglio fare
un elenco delle tracce, perchè secondo me spaccano tutte il culo, nessuna
esclusa, ma se volete un esempio basta ascoltare tracce come “Everything Means I”,
“Cartilages” e “In Glorious Orgy” dove veniamo assaliti da controtempi, riff
stoppati e folli melodie. Il tutto centrato perfettamente in composizioni
viscerali. Anche nelle tracce più folli come “Hypertrophic Jellyfish” e “Barf
Togheter” la band riesce a tenere il groove e l’impatto del suono, staccando
con incredibile maestria da un riff all’altro, roba da alta scuola che davvero
non si sente tutti i giorni.
Le chitarre ci attaccano con delle fucilate
sparate direttamente sulla nostra faccia incredula, alternandosi benissimo tra
momenti devastanti e altri più riflessivi. La sezione ritmica è a livelli alti,
la doppia cassa e il basso fanno di tutto per procurarci infarti multipli a
volte seguendo la chitarra, altre volte facendo cose tutte loro, eseguite con
maestria e senza esagerare. Grosso merito va anche al cantante, una delle
migliori voci che ci troviamo in Italia, ve lo dico subito.
Potente e intelligente, usa benissimo la sua voce su tutte le
tracce, creando panico tra ripetizioni improvvise, grida disumane e respiri
affannosi (ascoltare “The Copy-Paste Syndrome” per capire) e sa davvero bene
quando stare al suo posto e quando cantare. Maturo ed efficace, una lezione per
tutti sti cazzo di cantanti nuovi che non hanno la benchè minima idea di come
scrivere una linea vocale e quindi riempiono i pezzi di doppie voci, grida
senza senso e sopratutto fuori dal cazzo di metronomo.
Detto questo non aspettatevi però un ascolto facile, questo
disco all’inizio potrebbe farvi sbuffare come un intero sabato pomeriggio speso
all’Ikea con la vostra famiglia, dopotutto le composizioni non sono proprio
immediate e potrebbero non piacere subito a chi al death metal chiede solo
violenza e velocità.
Paraphiliac è un disco che va ascoltato e riascoltato, una
di quelle opere che non si smettono mai di apprezzare, questa è musica COMPOSTA
e STUDIATA, due termini che davvero faticano a entrare nelle piccole,
ingellatate e orecchinate teste di cazzo dei metallari moderni.
Davvero complimentoni agli Infernal Poetry.
Voto:
10 più un pezzo di formaggio
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