lunedì 4 marzo 2013

SOFFOCA E SOTTRICHECO



Suffocation – Pinnacle of the Bedlam 

Dopo che i Devourment e gli Incantation sono riusciti a staccarsi i cateteri e scappare a culo nudo fuori dalla casa di cura dove erano rinchiusi, ecco che anche i Suffocation provano a tornare sulla scena, dopo il pessimo Blood Oath, la pubblicità di History Channel, la loro entrata nella Hall of Fame della musica di Long Island (che è come entrare in quella di Lizzanu a Mari de Campi Nustri, però per una band death metal è un ottimo risultato), l’orridimerdabile disco rap di Mike Smith e un paio di video di Frank Mullen ubriaco che fa il karaoke... Una cosa agghiacciante ovviamente, ma rispetto massimo perchè Mullen e i Suffocation non sono delle fighette, a loro gliene sbatte il cazzo di fare il video figo, loro sono brutti ceffi da pub e per questo a me piacciono. 

Questo però non vuol dire che mi debbano per forza piacere tutti i loro dischi. Diciamoci la verità, dopo Pierced from Within è finita la festa. Il gruppo si è buttato su altri suoni, più puliti e meno rognosi, tentando di rinnovare il proprio stile, ma perdendo un po’ della zozza e rozza cattiveria dei tempi passati.  Ero scettico di fronte a questa nuova creazione della band New Yorkese, ma devo dire dopo un ascolto accurato del prodotto che...

Porca merdaccia vacca cagna di zolfo amaragnolo. 

Il disco si apre in maniera così violenta che sembra quasi che parte della traccia “Cycles of Suffering” sia stata tagliata apposta per far cominciare il tutto nel delirio. Ottima opener che presenta uno degli assoli più allucinanti della storia della band e forse anche del metal estremo. Si continua con episodi come la bizzarra “Purgatorial Punishment” che colpisce con degli stacchi davvero particolari, forse un po’ troppo cerebrali, ma comunque efficaci.  Si torna su linee più canoniche con “Eminent Wrath” e poi si va sul death-ultra tecnico con “As Grace Descends” dove il main riff è più dispari di una coppia di tre persone. Davvero un massacro totale, niente da dire, una gran traccia che farà contenti tutti i vecchiazzi come me, facendoci lanciare in aria le nostre dentiere in segno di felicità, a mò di cappello da neo-diplomato americano. 

Nel disco non mancano anche un paio di episodi nuovi ai Suffocation, le tracce “Sullen Days” e “Inversion”. La prima che apre quasi come un pezzo dei vecchi Cynic e si sviluppa su un ritornello studiato molto bene, la seconda invece che va su dissonanze quasi post-metal davvero inusuali per la band che mi hanno ricordato i fantastici e sottovalutatissimi Anata

Detto questo, il disco purtroppo presenta delle cadute di tono, prima di tutto la title track che passa un po’ inosservata con dei giri di chitarra pezzottati e tracce come “My Demise” e “Rapture of Revocation” che frenano un po’ l’inventiva e la grinta, finendo nel dimenticatoio con delle composizioni appicicate un po’ a casaccio come gomme da masticare sotto il banco. 

Chiude tutto la ri-registrazione di “Beginning of Sorrow”, una delle tracce di quella pietra miliare che è Breeding The Spawn. Oltre a essere un pezzo mostruoso, è anche utile a capire l’evoluzione della band, anche se fa trapelare un po’ di pigrizia che per carità, dopo vent’anni di attività e spaccaggio di culi posso anche capire.

Per quanto riguarda la produzione, Pinnacle of the Bedlam porta avanti lo stendardo della band con suoni cristallini (per il death metal eh...), precisione chirurgica, riff fatti da melodie oscure e una batteria di una precisione disumana (Dave Culross dietro le pelli al posto di Mike Smith), con la voce del mitico Frank Mullen che come al solito fa un lavoro egregio. 

Diciamo che dopo il misero Blood Oath i Suffocation tornano un po’ a fare le cose seriamente, sforzandosi anche di buttarsi su territori nuovi, ma che ancora non riescono a padroneggiare appieno. A me sembra che il gruppo stia cercando la totale perfezione del suono per il loro genere, lottando contro alcuni demoni compositivi che portano le loro composizioni ad essere eccessivamente complesse e tentando di tornare un po’ alla compattezza dei vecchi tempi. Direi che questo disco è un buon episodio della loro discografia, chissà se alla loro veneranda età i Suffocation non riusciranno davvero a fare il disco che hanno sempre sognato di fare. 

Voto:

6,5 più il disco rap di Mike Smith

Nessun commento:

Posta un commento