Unbirth -Deracinated Celestial Oligarchy
Dopo quel coso insulso di Meir dei Kvelertak mi dovevo
rifare un po’ le orecchie, così ho pensato bene di mettere su il nuovo disco
dei modenesi Unbirth.
Questa band ha il mio rispetto, ha mostrato perseveranza e
voglia di continuare dopo un bel po’ di sfighe, cambi di line-up e che
sopratutto è riuscita a tirare fuori un full-lenght in un periodo dove la scena
emiliana si è praticamente chiusa come una cozza, quando il death-metal
sembrava ormai un ricordo lontano che solo adesso sta tornando piano piano a
far piacevolmente marcire le menti degli ascoltatori.
Perseveranza e passione. Questo è quello che conta alla
fine, sono contento che lo si dimostri a quei modaioli tatuati dal capello
ingellatato che si spacciano per sostenitori del genere. Andate a spacciarvi
per morti.
Sul loro nuovo Deracinated Celestial Oligarchy, oltre al
nome del disco e delle tracce che sfidano qualsiasi redattore a non fare errori
di stampa, gli Unbirth propongono un death-metal tecnico pesantemente influenzato
da gruppi come Deeds Of Flesh, Suffocation e i primi Decrepit Birth, suonando
con una perizia tecnica incredibile, con riff vertiginosi e cambi di tempo
repentini che non mancheranno di fare la gioia di qualsiasi amante del genere
estremo più complesso.
Il miracolo è che tutto suona bene e anche se il marasma
cosmico domina, le tracce filano e convincono, riuscendo a catturare l’ascoltatore
e a trascinarlo nel buco nero che conduce alla galassia degli sganascioni. Pezzi
come “Incestuous Warpath” e “Crowding at the Edge of Cosmos” sono la
testimonianza di come si possa ancora scrivere del death tecnico senza troppi
fighettismi, tenendosi bene sulle note che contano, quelle note pesanti che fanno
e che devono fare il death metal. Sfido chiunque a non esaltarsi sullo stacco
di “Entitlement of Scourge”, miglior pezzo del disco a mio avviso. Non
riuscirete a fare a meno di godere dei riff in tremolo, degli armonici e di
quei bei riffoni pieni in puro stile Suffocation di “Truth Beyond the Sands of
Dogma”, senza contare anche dell’assolo vorticoso eseguito alla perfezione. Ho
gradito molto anche la produzione che è riuscita a riprendere i suoni di quei
tempi, rendendoli umani e precisi allo stesso tempo.
Già questo dovrebbe bastare a rendere Deracinated Celestial
Oligarchy una delle migliori uscite death metal dell’anno, la terra trema con
la loro musica.
L’unico problema del disco è che magari potrebbe suonare un po’
derivativo di quei gruppi al quale è ispirato, ma se gli Unbirth riuscissero a
personalizzare ancora di più il loro stile allora potrebbero veramente spaccare
il suolo terrestre e far tremare dozzine di band molto più conosciute e
blasonate di loro che adesso stanno facendo la calzetta.
Tutti gli amanti del death dovrebbero ascoltare questo disco,
un’altra dimostrazione di quanto in Italia ci siano gruppi in grado di pestare
a sangue qualsiasi stronzetto che voglia affermare il contrario.
Voto:
8 più uno sganascione
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