Kvelertak – Meir
Nella musica quello che ci distingue dai vari lobotomizzati
che strisciano per le strade o che naufragano per il web è la capacità di diffidare
da tutte quelle band riempite di premi, osannate dalle loro etichette e dalle
rivistine mainstream. E attenzione, non voglio dire che non bisogna dare un
ascolto a questi gruppi primedonne, queste formazioni che per puro miracolo
riescono a campare solo con la loro musica, mentre ci sono altri musicisti ben
più capaci che devono farsi i conti per arrivare a fine mese. Non voglio dire
questo.
Anzi, secondo me bisogna ascoltare gruppi simili, proprio per rendersi
conto di quanto sia diventato assurdo il mondo del metal, bisogna cercare di andare oltre la copertina buonista (io a voi Baroness vi prenderei a badilate sulle costole) e il fatto che stiano uscendo per la Roadrunner. Bisogna sforzarsi e abbettere i pregiudizi.
Allora... I Kvelertak. Questi escono fuori dal nulla nel 2010
con un self titled e bum! Collane di fiori, troni di paglia e avvenenti ragazze
abbronzate con palme giganti che li ventilano. Mi sono detto...
Ascoltiamo un
po’ il loro nuovo disco allora, visto che sembra uno degli avventi discografici
dell’anno.
Ebbene... Non capisco. Non capisco se questo disco sia un
tentativo di essere originali o una pantomima del black metal, dell’hard rock e
dei Mastodon tutti insieme. Non ci arrivo proprio. Forse i Kvelertak propongono
una musica troppo innovativa per i miei gusti, forse sono io che non capisco,
eppure è strano perchè mi ricordo che negli anni 90 c’erano gruppi come Atheist,
Pestilence e Death che facevano cose ben più complesse, eppure hanno sfornato
dei capolavori.
Perchè quindi i Kvelertak non riescono a convincermi?
Semplice:
Sono più banali del vostro amico che alla festa in maschera
viene vestito da Zorro.
Insomma... Partiamo con “Spring Fra Livet”, dove l’insopportabile
cantante ci attacca subito con sta mezza vocetta in scream/punk, per poi
lasciarci subito a una parte black metal melodico con un riff in tremolo che è
quasi un insulto al genere. Ma che cazzo è? Flower Power Black Metal? Dopo
questa “geniale” trovata il pattern di batteria rimane lo stesso per tutto il
disco, con accordi aperti, qualche idea rubata ai Mastodon e tanto norvegese.
Madonna, c’è più norvegese in sto disco che in tutte le scatolette di tonno che
ho a casa. Al terzo riascolto (eh si, guardate cosa ho fatto!), le uniche due
tracce che ho apprezzato sono “Bruane Brenn” che non propone nulla di
originale, ma almeno ha un certo tiro, e “Snilepisk” che è una scopiazzatura
bella e buona di alcune idee dei Mastodon.
Per il resto non so... Il prodotto in se non è proprio
orribile, è solo che non ha niente. E’ vuoto, è come raccogliere un sasso da
una spiaggia piena di sassi e tentare di raccontare ai vostri amici che quel
pezzo di pietra è unico al mondo.
Se questi sono il gruppo di punta per il metal mainstream
allora ragazzi miei...
Siamo messi proprio male.
Voto:
3 più un sasso
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