1. Ciao ragazzi, vi do
il benvenuto in questa landa desolata e disordinata che è Denti di Metallo,
attenti a dove mettete i piedi che ho delle tigri dai denti a sciabola al posto
dei gatti di polvere. Mi spieghereste il motivo del cambio di nome della band e
il significato che porta?
F: Ciao! Temiamo di più i gatti di marmo, in ogni caso “Nero
di Marte” è il nome di un colore, più esattamente di un pigmento, una polvere
ottenuta da ossidi di ferro calcinati. Tutti i colori definiti “di Marte”,
seppur opachi, hanno una tinta molto forte, intensa ed in moltissime
combinazioni e miscele riescono ad alterare profondamente gli altri colori con
i quali entrano in contatto. Volevamo un nome nel quale far convergere tutte le
nostre idee musicali, presenti e future, e lo volevamo nella nostra lingua.
Musica e pittura sono terribili sorelle. Spesso ognuna parla con il linguaggio
e l'aspetto dell'altra.
2. Ho notato che
sebbene il nome della band sia italiano, avete preferito l’inglese per nominare
le tracce e per la maggior parte dei testi. Come mai?
F: le tracce di “Nero di Marte” sono state ultimate e
registrate tempo prima del cambio di nome della band. In ogni caso già in
“Molochian”, pubblicato con il monicker Murder Therapy, c'era una traccia in
italiano (Di Luci e Negazioni per l'esattezza), altre verranno in futuro. Nei
nuovi brani ci sono anche testi in italiano. Questo ibrido ha un equilibrio che
ci piace molto.
3. Come avete creato
il disco? Voglio dire, chi di voi ha ancora nell’armadio la camicia di forza dei
tempi del manicomio? Dai su, a me lo potete dire.
F: Non c'è trama che non possa essere scomposta nelle sue
più piccole parti. Il fautore può, se lo desidera, cercare di mascherare questo
processo. Così come, in questo caso, l'ascoltatore può progressivamente
svelarlo. Quindi, come per tutto, il disco è stato “creato” un po' alla volta,
partendo da Convergence, scritta molto tempo fa e già suonata dal vivo dalla
formazione del 2009/2010, fino a giungere a Times Dissolves, composta poco
prima della registrazione dell'album. La gestazione è stata lunga, per tanti
motivi. Il processo però sempre lo stesso: uno di noi ha un'idea, un riff, una
struttura, frasi più o meno lunghe, che poi vengono sviluppate, arrangiate,
smontate e riassemblate fino a ciò che in quel momento sembra la forma
definitiva, anche in relazione ai brani già scritti. Questo processo è ora
divenuto molto più veloce, ma alla fine del 2010 era ancora nella sua fase
sperimentale. Ciò però ha fatto sì che i brani sopravvivessero ad una selezione
lunga... e forse proprio per questo suoneranno più longevi.
4. Impossibile non
sentire le influenze degli Ulcerate e qualcosa dei Gojira, chi altri sono i
vostri maestri spirituali?
F: Nessuno in particolare direi. Ognuno di noi ha avuto il
suo percorso musicale diverso, ma abbiamo sicuramente, parlando di band, dei
punti di incontro e di riferimento. Oltre ai gruppi che hai citato direi
Gorguts, Isis, Zu, Meshuggah, Tool, Mastodon, Pink Floyd, Dillinger Escape
Plan. Forse su tutti i King Crimson. Nessuna band è riuscita fin ora, a mio
avviso, a produrre così tante metamorfosi mantenendo un'identità e una
profondità musicale così profonde. Mantenendo sempre lo strumento, la musica,
al centro, senza mai renderla arida. Esplorando, provando, modificando, percorrendo
i suoni dei vari decenni e facendoli propri in maniera eccezionale. Forse loro
sono davvero dei “maestri spirituali”.
5. Pensate di evolvere
il suono ulteriormente, o per sentite di dover sperimentare ancora su questi
territori post-metal?
F: Di certo il prossimo album suonerà ancora diverso,
mantenendo sempre quel tratto che sono sicuro ci caratterizza come band.
Posso dirti che abbiamo già ultimato il successore di “Nero di Marte” e, seppur
ne parleremo in dettaglio in futuro, molti nuovi elementi si sono fatti spazio
nei brani: suoni diversi, maggiore dinamica, nuove voci e atmosfere. Più che
evolversi, quel quid cerca e chiede di manifestarsi in modi sempre
diversi senza perdere la sua natura più profonda. Quale poi essa sia è
impossibile definirlo, ma la avverto in tutta la nostra musica.
6. Non ho potuto fare
a meno di notare, come per l’EP Moloch, una certa ispirazione al compositore
italiano Giacinto Scelsi. Ci sono anche altre influenze non necessariamente
metal che vi hanno aiutato a creare la vostra musica?
F: Sono davvero contento che tu abbia percepito questa
caratteristica, Scelsi ha scritto parte della musica che trovo più vicina
all'origine della vibrazione, dell'oscillazione e della tensione del suono
stesso. Seppur queste caratteristiche si possano riscontrare in tantissima
stupenda musica contemporanea, in lui tutto assume un aspetto tremendamente
ritualistico, evocativo, assoluto. La sua influenza, come quella di tanti altri
compositori contemporanei, sarà forse più evidente nelle nostre future
pubblicazioni. E' difficile rispondere alla tua domanda, è un discorso così
ampio, e diverso per ognuno di noi. Ciò che forse però a livello di band ci ha
influenzato di più, in maniera non sempre del tutto razionale, è la liberazione
delle forme di espressione che caratterizza buona parte di quella che viene
definita “musica contemporanea” e alcune band progressive dei decenni passati.
7. Non ci sono molte
band che si cimentano in questo stile, secondo voi a cosa è dovuto?
F: Domanda un po' rischiosa... non saprei. Ogni band
dovrebbe riuscire a trovare nel tempo il proprio stile, la propria voce.
8. Cosa ne pensate
della scena italiana?
F: Probabilmente ti riferisci alla scena metal, ma portando
il discorso su un altro piano direi che in generale in Italia la musica
“underground” è costretta a faticare di più per avere spazi e risorse rispetto
ad altre nazioni europee. Per tantissimi motivi, forse grossolanamente
riassumibili in un discorso culturale diffuso e nella destinazione delle risorse
economiche. A ciò aggiungo una troppo netta separazione dei generi musicali e
dei loro relativi ambienti, quasi classisti, caratteristica questa presente non
solo nel nostro paese. Tornando quindi alla tua domanda, penso che la scena
musicale italiana in genere, dalla classica al jazz al metal e passando per
ogni altra forma, seppur ricca di persone e progetti interessanti, non possa
esprimersi sempre al meglio a causa delle suddette condizioni.
9. E di quella
bolognese?
F: Un po' assopita negli ultime due anni ma avviata verso
una ripresa. La musica in genere a Bologna, seppur fortemente radicata nella
tradizione della città, è estremamente legata ai luoghi dove poterla suonare ed
ascoltare e questi si sono drasticamente ridotti dal 2011 in poi oppure hanno
rallentato la loro attività per motivi economici. Come ti dicevo però, qualcosa
si sta rimuovendo quest'anno.
10. Chiudo
l’intervista e vi ringrazio per la disponibilità con l’ultima domanda: i
progetti per il futuro? Tour all’estero o produzione di nuova musica?
F: la produzione di nuova musica è un
processo continuo e l'aspetto più radicato di questa band. Come ti dicevo
prima, abbiamo praticamente ultimato il successore di “Nero di Marte” e
contiamo di registrarlo entro la fine dell'anno. Ed ovviamente suonare dal
vivo, cosa che stiamo già facendo. Vogliamo assolutamente partecipare ad un
tour estero e stiamo lavorando in questo senso, ci auguriamo quindi che possa
accadere presto. Grazie a te per l'intervista e la recensione del nostro album,
a presto!
Grazie ai Nero di Marte e in particolar modo a Francesco per aver risposto con grande cura e pazienza alle domande. Ringrazio ancora S.F. per la recensione del loro ottimo disco.
Supportate la cazzo di scena italiana e non fate i bronciosi!
Nessun commento:
Posta un commento