Allora...
Sono un rottame. Ho il collo dolorante e l’anca sinistra che
mi fa male quando respiro, una fame bestiale (questo non c’entra niente, ma
volevo rendervi partecipi di questo disagio) e le orecchie che rimbombano.
Perchè questo? Perchè alla Distilleria di Bologna ieri sera
si è scatenato il putiferio, manco fosse arrivato Rocco Siffredi in un convento
di suore montanare. Avrei voluto fare il
live report in serata, ma come vi ho già scritto... Ero completamente
massacrato.
Il problema risiede nelle regole del pogo:
Io non sono certo topo gigio, ho la mia stazza , ma quando
si poga il karma vuole che ci sia sempre qualcuno più grosso e barbuto di te.
Nel mio caso un simpatico energumeno che divertito dal massacro causato sotto
il palco dagli Unfathomable Ruination, Beheaed e Pyrexia non faceva altro che
sballotare me e gli altri da una parte all’altra.
Fantastico.
Gran pubblico ieri sera. Devo dire la verità, sono stato
proprio contento di vedere gente partecipe e che si è goduta così tanto i
gruppi sul palco. La Distilleria era piena ed è così che deve essere.
Bologna è una città che ha bisogno di metal. Cazzo, questo
paese ha bisogno di metal. Questo è un paese che deve incazzarsi e rivoltare
tutto, bisogna creare una scena, supportarla e sostenerla.
Ovviamente questo vale per tutti tranne che per i
ciuffo-core. Loro possono prendere la loro musica e ficcarsela dove non batte
il tatuaggio.
Ma andiamo ad analizzare la serata:
La Distilleria
La birra è servita nei bicchieri di plastica, ma non per
colpa del locale quanto per le ordinanze della città di Bologna che da covo di
pirati si è trasformata in covo di fighetti. Detto questo, l’aucustica è
tremenda, ma i prodi tecnici hanno fatto di tutto per non trasformare la serata
in un intruglio di suonazzi incomprensibili, merito anche delle formazioni che
con buona esperienza hanno saputo regolare i volumi e usare dei suoni in modo
da risultare un minimo discernibili dall’orecchio umano.
Pignoleria a parte, grazie alla Distilleria ieri il
sottoscritto e altri malati si sono potuti godere un gran concertone, un locale
da tenere d’occhio e dal quale potrebbe ripartire un minimo di scena in questa
città sempre più lobotomizzata.
Ah... Ovviamente come in tutti i locali di Bologna bisogna farsi una tessera, ho così tante tessere che quando apro il portafogli vengono fuori in stile cartone animato, cadendo a terra e disperdendosi nell'ambiente. Ne ho così tante che una volta ho dato quella dell'ARCI alla municipale invece della patente e l'agente mi ha detto che ce l'aveva già. Fortunatamente avevo già fatto quella richiesta ad un concerto di Kaos (si, ascolto anche rap) e quindi l'accesso è stato facile.
UNFATHOMABLE RUINATION
Prima di parlare di loro, devo menzionare gli Unbirth.
Purtroppo sono arrivato troppo tardi per godere della loro performance, conosco
bene il gruppo e sto sentendo pareri molto positivi sul loro nuovo CD che
troverò il tempo di recensire. Se il loro chitarrista ha ancora la forma e le
mani che ricordo, allora ci sono un bel po’ di buone notizie per il death
tecnico italiano.
Passando agli inglesi, il loro stile non va oltre lo slam
più caotico che possiate immaginare. Appena salgono sul palco riconosco una
familiare figura: il bassista dei Cerebral Bore, Federico Benini. Questo perchè
il compatriota non fa altro che tirare le classiche bestemmione... E io che
credevo fosse inglese. Il cazzo. Questo è proprio italiano e sicuramente avrà
un repertorio di bananate che tanto piacciono a noi spaghetti.
Massimo rispetto
però, perchè appena gli Unfathomable Ruination partono gli occhi sono tutti su
di lui e sul suo tapping frenetico.
Per citare un mio amico:
“Questi tizi avevano due possibilità... Melodico o non
melodico. Hanno scelto la seconda.”
Brutali. Nient’altro da aggiungere, se questo era lo scopo
allora gli Unfathomable Ruination lo hanno raggiunto appieno. La
loro performance va avanti molto bene anche se non c’è un SINGOLO riff
memorabile e fidatevi: non è colpa del suono.
Lo schema è il classico dello
slam nel vecchio stile dei Devourment: blastone spaventoso e improvviso
rallentamento che ha contribuito a rendere il collo di parecchi un pezzo di
legno marcio. Ottima la prestazione del cantante, Daniel Neagoe, un falegname
senza partita IVA come disse una volta un mio amico. Questo tizio enorme aveva
praticamente installato nella gola il suono che fa il Gel Idraulico Liquido
quando lo versate nel lavello ed era anche molto simpatico. Così simpatico che
mi sono messo sotto il palco e il tipo ha buttato addirittura un grido senza
microfono che si è sentito.
Me lo sono beccato in faccia e penso che per un
attimo i miei occhi abbiano cambiato colore.
I pezzi filano tranne un paio che fanno calare l’attenzione,
complice anche un suono davvero incomprensibile, ma si sa che lo slam è un po’
così, alla lunga stanca. La cosa un minimo gradevole delle composizioni degli
Unfathomable Ruination è il tentativo di infilare dei lead psicotici nel
marasma totale. Ad ogni modo vedrò di ascoltare il disco di questi
simpaticissimi inglesi, perchè davvero nel complesso hanno fatto un ottimo
show.
BEHEADED
Lo sapete che per me i Beheaded sono uno dei migliori gruppi
death della storia quindi le aspettative erano alte. Che dire?
Sono più soddisfatto del secchione della classe che si sente
elogiato dalla grassa professoressa dopo aver corretto il compagno in difetto
sulla consecutio temporum.
Davvero mostruosi. Sparano pezzi dai vecchi dischi e
dall’ultimo capolavoro Never To Dawn e si scatena il putiferio. Davvero, la
gente è totalmente impazzita. D’altronde quando hai un cantante che al posto
dell’ugola si trova la Savana con tutti i leoni dentro, un chitarrista di una
precisione così chirurgica che gli hanno dato una laurea ad honorem in medicina
e una sezione ritmica che non sbaglia un colpo allora sei praticamente a posto.
La maggior parte del mio dolore fisico è dovuto a loro.
Credetemi quando vi dico che persino un vecchio sciancato avrebbe pogato.
Stacchi perfetti, ottimo suono, una voce mostruosa e ovviamente i pezzi che
sono secondo me impeccabili. Davvero una performance incredibile. Unica pecca:
mancava una seconda chitarra a coprire gli assoli, un po’ vuoti senza una linea
melodica, ma nel marasma totale mi sa che in pochi se ne sono accorti. Il
cantante Frank Calleja tra l’altro parla perfettamente l’italiano e quindi
buono è stato l’intrattenimento, specialmente quando ha preso uno dei due
fonici, un tizio abbastanza piazzato e ha deciso bene di fargli fare stage
diving. Devo dire la verità, ho temuto per la sua testa quando l’ho visto
premuto contro il soffitto, ma le paure si sono dissipate quando ho visto il
suo sorrisone beato, sebbene molto più beato sia stato il sorrisone di tutti
quando il buon Frank ha buttato sulla folla una temeraria ragazza.
Qualcuno dice che a Bologna vada l’old school death metal...
E cazzo si se va. Fanculo al merdacore.
Ascolterei i Beheaded per ore senza annoiarmi. Che gruppo.
La gente era
distrutta dopo i Beheaded. Io personalmente mi sono dovuto sedere, perchè un
po’ non ho più l’età per certe cose, un po’ perchè sono stato sballottato a
destra e a sinistra nel pogo e anche un po’ perchè era l’una di notte. Fatto
sta che dopo un paio di pezzi tratti da Sermons of Mockery che mi hanno
ricordato il mio periodo universitario e un po’ il fatto che sul palco ci fosse
una cazzo di leggenda del genere mi hanno fatto staccare il culo da terra e
fatto andare sotto il palco.
Chris Basile. Che volontà! Massimo rispetto per quest’uomo,
capace di riportare il suo progetto sotto un’etichetta come la Unique Leader e
a ritornare in giro. Veramente di ferro. Hardcore newyorkese mischiato al death
metal, pura scuola anni 90. Cosa cazzo volete di più? Un ciucciotto pieno di
zucchero?
Tra i pezzi più death e quelli più hardcore, i Pyrexia si
tirano giù tutto, Basile finisce sulle spalle di Neagoe e li su quella montagna
umana ci suona un intero pezzo, ma tutto viene giù sul duetto tra Frank Calleja
e Erick Shute fatto su System of The Animal... I guai per il sottoscritto però
arrivano quando la band a grande richiesta decide di dare un ultimo assaggio
della migliore New York al pubblico: sale sul palco il leggero Neagoe e parte
un altro duetto mostruoso, durante il quale il caro bassista bestemmiante Benini
decide di scarventarmisi addosso con una birra in mano, spingendomi nuovamente
nel pogo. Grazie fratello.
Delirio totale.
Nel complesso la serata è stata fantastica, davvero un ottimo
concerto death, vario e sopratutto composto da un ottimo pubblico e degli
ottimi musicisti, anche a livello umano. Un posto come la Distilleria tra
l’atro è l’ideale per riunire un po’ tutti, lasciando che quello spazio tra il
palco e il pubblico non sia che una linea immaginaria che spesso si dovrebbe
varcare più spesso.
Voto:
9 più una suora montanara
Nessun commento:
Posta un commento