venerdì 15 marzo 2013

LIVE REPORT: PYREXIA, BEHEADED, UNFATHOMABLE RUINATION



Allora...

Sono un rottame. Ho il collo dolorante e l’anca sinistra che mi fa male quando respiro, una fame bestiale (questo non c’entra niente, ma volevo rendervi partecipi di questo disagio) e le orecchie che rimbombano. 

Perchè questo? Perchè alla Distilleria di Bologna ieri sera si è scatenato il putiferio, manco fosse arrivato Rocco Siffredi in un convento di suore montanare.  Avrei voluto fare il live report in serata, ma come vi ho già scritto... Ero completamente massacrato.

Il problema risiede nelle regole del pogo: 

Io non sono certo topo gigio, ho la mia stazza , ma quando si poga il karma vuole che ci sia sempre qualcuno più grosso e barbuto di te. Nel mio caso un simpatico energumeno che divertito dal massacro causato sotto il palco dagli Unfathomable Ruination, Beheaed e Pyrexia non faceva altro che sballotare me e gli altri da una parte all’altra.

Fantastico.

Gran pubblico ieri sera. Devo dire la verità, sono stato proprio contento di vedere gente partecipe e che si è goduta così tanto i gruppi sul palco. La Distilleria era piena ed è così che deve essere.
Bologna è una città che ha bisogno di metal. Cazzo, questo paese ha bisogno di metal. Questo è un paese che deve incazzarsi e rivoltare tutto, bisogna creare una scena, supportarla e sostenerla.

Ovviamente questo vale per tutti tranne che per i ciuffo-core. Loro possono prendere la loro musica e ficcarsela dove non batte il tatuaggio.

Ma andiamo ad analizzare la serata:

La Distilleria

La birra è servita nei bicchieri di plastica, ma non per colpa del locale quanto per le ordinanze della città di Bologna che da covo di pirati si è trasformata in covo di fighetti. Detto questo, l’aucustica è tremenda, ma i prodi tecnici hanno fatto di tutto per non trasformare la serata in un intruglio di suonazzi incomprensibili, merito anche delle formazioni che con buona esperienza hanno saputo regolare i volumi e usare dei suoni in modo da risultare un minimo discernibili dall’orecchio umano.
Pignoleria a parte, grazie alla Distilleria ieri il sottoscritto e altri malati si sono potuti godere un gran concertone, un locale da tenere d’occhio e dal quale potrebbe ripartire un minimo di scena in questa città sempre più lobotomizzata. 
Ah... Ovviamente come in tutti i locali di Bologna bisogna farsi una tessera, ho così tante tessere che quando apro il portafogli vengono fuori in stile cartone animato, cadendo a terra e disperdendosi nell'ambiente. Ne ho così tante che una volta ho dato quella dell'ARCI alla municipale invece della patente e l'agente mi ha detto che ce l'aveva già. Fortunatamente avevo già fatto quella richiesta ad un concerto di Kaos (si, ascolto anche rap) e quindi l'accesso è stato facile.

UNFATHOMABLE RUINATION

Prima di parlare di loro, devo menzionare gli Unbirth. Purtroppo sono arrivato troppo tardi per godere della loro performance, conosco bene il gruppo e sto sentendo pareri molto positivi sul loro nuovo CD che troverò il tempo di recensire. Se il loro chitarrista ha ancora la forma e le mani che ricordo, allora ci sono un bel po’ di buone notizie per il death tecnico italiano.

Passando agli inglesi, il loro stile non va oltre lo slam più caotico che possiate immaginare. Appena salgono sul palco riconosco una familiare figura: il bassista dei Cerebral Bore, Federico Benini. Questo perchè il compatriota non fa altro che tirare le classiche bestemmione... E io che credevo fosse inglese. Il cazzo. Questo è proprio italiano e sicuramente avrà un repertorio di bananate che tanto piacciono a noi spaghetti. 
Massimo rispetto però, perchè appena gli Unfathomable Ruination partono gli occhi sono tutti su di lui e sul suo tapping frenetico. 

Per citare un mio amico:

Questi tizi avevano due possibilità... Melodico o non melodico. Hanno scelto la seconda.” 

Brutali. Nient’altro da aggiungere, se questo era lo scopo allora gli Unfathomable Ruination lo hanno raggiunto appieno. La loro performance va avanti molto bene anche se non c’è un SINGOLO riff memorabile e fidatevi: non è colpa del suono. 

Lo schema è il classico dello slam nel vecchio stile dei Devourment: blastone spaventoso e improvviso rallentamento che ha contribuito a rendere il collo di parecchi un pezzo di legno marcio. Ottima la prestazione del cantante, Daniel Neagoe, un falegname senza partita IVA come disse una volta un mio amico. Questo tizio enorme aveva praticamente installato nella gola il suono che fa il Gel Idraulico Liquido quando lo versate nel lavello ed era anche molto simpatico. Così simpatico che mi sono messo sotto il palco e il tipo ha buttato addirittura un grido senza microfono che si è sentito.

Me lo sono beccato in faccia e penso che per un attimo i miei occhi abbiano cambiato colore. 

I pezzi filano tranne un paio che fanno calare l’attenzione, complice anche un suono davvero incomprensibile, ma si sa che lo slam è un po’ così, alla lunga stanca. La cosa un minimo gradevole delle composizioni degli Unfathomable Ruination è il tentativo di infilare dei lead psicotici nel marasma totale. Ad ogni modo vedrò di ascoltare il disco di questi simpaticissimi inglesi, perchè davvero nel complesso hanno fatto un ottimo show.

BEHEADED 

Lo sapete che per me i Beheaded sono uno dei migliori gruppi death della storia quindi le aspettative erano alte. Che dire?

Sono più soddisfatto del secchione della classe che si sente elogiato dalla grassa professoressa dopo aver corretto il compagno in difetto sulla consecutio temporum.

Davvero mostruosi. Sparano pezzi dai vecchi dischi e dall’ultimo capolavoro Never To Dawn e si scatena il putiferio. Davvero, la gente è totalmente impazzita. D’altronde quando hai un cantante che al posto dell’ugola si trova la Savana con tutti i leoni dentro, un chitarrista di una precisione così chirurgica che gli hanno dato una laurea ad honorem in medicina e una sezione ritmica che non sbaglia un colpo allora sei praticamente a posto.

La maggior parte del mio dolore fisico è dovuto a loro. Credetemi quando vi dico che persino un vecchio sciancato avrebbe pogato. Stacchi perfetti, ottimo suono, una voce mostruosa e ovviamente i pezzi che sono secondo me impeccabili. Davvero una performance incredibile. Unica pecca: mancava una seconda chitarra a coprire gli assoli, un po’ vuoti senza una linea melodica, ma nel marasma totale mi sa che in pochi se ne sono accorti. Il cantante Frank Calleja tra l’altro parla perfettamente l’italiano e quindi buono è stato l’intrattenimento, specialmente quando ha preso uno dei due fonici, un tizio abbastanza piazzato e ha deciso bene di fargli fare stage diving. Devo dire la verità, ho temuto per la sua testa quando l’ho visto premuto contro il soffitto, ma le paure si sono dissipate quando ho visto il suo sorrisone beato, sebbene molto più beato sia stato il sorrisone di tutti quando il buon Frank ha buttato sulla folla una temeraria ragazza.

Qualcuno dice che a Bologna vada l’old school death metal... E cazzo si se va. Fanculo al merdacore.
Ascolterei i Beheaded per ore senza annoiarmi. Che gruppo.

PYREXIA

La gente era distrutta dopo i Beheaded. Io personalmente mi sono dovuto sedere, perchè un po’ non ho più l’età per certe cose, un po’ perchè sono stato sballottato a destra e a sinistra nel pogo e anche un po’ perchè era l’una di notte. Fatto sta che dopo un paio di pezzi tratti da Sermons of Mockery che mi hanno ricordato il mio periodo universitario e un po’ il fatto che sul palco ci fosse una cazzo di leggenda del genere mi hanno fatto staccare il culo da terra e fatto andare sotto il palco. 

Chris Basile. Che volontà! Massimo rispetto per quest’uomo, capace di riportare il suo progetto sotto un’etichetta come la Unique Leader e a ritornare in giro. Veramente di ferro. Hardcore newyorkese mischiato al death metal, pura scuola anni 90. Cosa cazzo volete di più? Un ciucciotto pieno di zucchero? 

Tra i pezzi più death e quelli più hardcore, i Pyrexia si tirano giù tutto, Basile finisce sulle spalle di Neagoe e li su quella montagna umana ci suona un intero pezzo, ma tutto viene giù sul duetto tra Frank Calleja e Erick Shute fatto su System of The Animal... I guai per il sottoscritto però arrivano quando la band a grande richiesta decide di dare un ultimo assaggio della migliore New York al pubblico: sale sul palco il leggero Neagoe e parte un altro duetto mostruoso, durante il quale il caro bassista bestemmiante Benini decide di scarventarmisi addosso con una birra in mano, spingendomi nuovamente nel pogo. Grazie fratello. 

Delirio totale. 

Nel complesso la serata è stata fantastica, davvero un ottimo concerto death, vario e sopratutto composto da un ottimo pubblico e degli ottimi musicisti, anche a livello umano. Un posto come la Distilleria tra l’atro è l’ideale per riunire un po’ tutti, lasciando che quello spazio tra il palco e il pubblico non sia che una linea immaginaria che spesso si dovrebbe varcare più spesso. 

Voto:

9 più una suora montanara

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