giovedì 7 febbraio 2013

IL MUSEO DELLE ULCERE



Ulcerate – Of Fracture and Failure

Sto per scrivere una cosa che a molti non piacerà:

Gli Ulcerate sono sopravvalutati.

Schivo ortaggi e insulti in stile Matrix mentre tento di spiegarvi:

Il loro ultimo periodo eccessivamente post-metal è una delle cose più noiose che io abbia mai ascoltato. Non riesco proprio a capire perchè il gruppo abbia praticamente annullato qualsiasi forma di energia musicale per diventare una piatta linea dissonante che un disco dei Coldplay riesce a suonare più minaccioso. 

Pensate che ogni tanto ascolto The Destroyers of All per dormire.

Voglio dire, accordi dissonanti, batteria monotematica e una voce che lascia parecchio a desiderare. Non dico che facciano brutta musica, ma per quanto mi riguarda è roba noiosa senza un minimo di spina dorsale. Per me va bene sperimentare, ma la pacca e la mazzata ci devono essere, specialmente se in giro vai a dire che fai del death-metal. Penso che certe band inizino a pretendere davvero troppo dalla loro musica, insomma va bene spingersi avanti, ma a volte bisogna rendersi conto di cosa si sta lasciando indietro. Sacrifico la potenza per fare qualcosa di più complicato, difficile e innovativo? E’ sempre una scelta difficile, ma poi è questione di gusti, io sono old school e quindi preferisco la potenza quando si tratta di death-metal. 

Per questo tutti mi insultano e ne vado fiero e girerò ancora di più il coltello nella piaga dicendo che i migliori Ulcerate sono quelli dei primi tempi, quelli di Of Fracture and Failure, la perfetta unione tra il death dei loro esordi e le ultime intellectuo-speri-mentali (mi piaceva metterci i trattini...). 

Su questo lavoro si sentono già alcune idee sperimentali della band, ma per gli Dei questo è death-metal e per di più fatto in modo personale e convincente. Devo subito dire che i chitarristi su questo disco danno il meglio. Riescono a mettere degli accordini dissonanti in punti inaspettati e a creare un caos quasi nobile e articolato che non ci si accorge di cosa stia succedendo, riuscendo a indirizzare delle sferzate letali nei punti giusti per farvi imbronciare mentre fate fare al vostro collo un po’ di Zumba. La sezione ritmica ovviamente aiuta a portare avanti il vessillo del caos, con una batteria che è praticamente ovunque e che non si ferma mai, più dopata di tutta la squadra del Barcellona, doppia razione per Messi compresa (non me ne vogliano gli appassionati di calcio, ma è ovvio che quei tizi si fanno dei siringoni tipo cartone animato nell’intervallo tra primo e secondo tempo). 

So che agli Ulcerate è stato vietato l’ingresso in qualsiasi negozio di strumenti musicali e addirittura in Nuova Zelanda, sotto ai condomini, oltre al divieto di giocare a palla e di schiamazzare c’è anche quello di ascoltare gli Ulcerate.

Posso prendere tracce a caso per farvi assaporare il delirio: “Ad Nauseam” che è come tirare una pallina rimbalzante colorata nel vostro cervello, passaggi di una violenza inaudita che con quegli accordini ti fanno anche riflettere sul fatto che un trapano elettrico potrebbe essere tranquillamente trasformato in melodia. 

The Mask of The Satyr” è il perfetto connubio tra la brutalità delle influenze più death della band con alcune follie che ricordano Obscura dei Gorguts, specialmente nella chiusura del pezzo. Il massacro continua con “To Fell Goliath” che contiene quell’atmosfera apocalittica alla Immolation molto gradita al sottoscritto, senza abbandonare però le dissonanze maniacali che tanto piacciono alle nostre ormai disintegrate meningi. Il disco chiude con il pezzo più bello “Defaeco” (che ovviamente non si poteva chiamare in altro modo visto che è la miglior traccia di un prodotto death-metal...) che passa con incredibile facilità da ritmi cadenzati a blastbeat spezza schiena per arrivare alla fantastica chiusura che visto il nome del pezzo dovrebbe rappresentare il momento in cui si chiude il giornale e si allunga la mano verso la carta igenica.

Of Fracture and Failure non è privo di difetti, la traccia di sette minuti “Martyr of The Soil” messa a metà del disco spezza il flusso e sebbene duri più degli altri pezzi, non propone nulla di interessante. Il problema è che viene seguita da “Failure”, un pezzo strumentale che dovrebbe spezzare il ritmo, ma che non fa che allungare un po’ il brodo dopo i beneamati sette minuti di “Martyr of The Soil”. 

Questa è la cosa che ha sempre fregato un po’ gli Ulcerate, gli piace proprio la loro musica e a volte non si rendono conto di quando fermarsi.  

Per il resto devo dire che Of Fracture and Failure è uno dei migliori dischi della band neozelandese ed è anche l’unico dove la voce riesce a convincere, un applauso al cantante per essere riuscito a mettere qualche linea vocale cazzuta in mezzo a tutto questo delirio. Di certo non è la colonna portante della band e non è una delle migliori voci del death-metal, ma almeno su questo disco fa un lavoro onesto. 

Se come me pensate che “Everything is Fire” e “The Destroyers of All” siano un po’ troppo pretenziosi allora vi consiglio caldamente questo disco, altrimenti potete continuare a indossare i vostri occhialini e cercare di capire se gli Ulcerate sono Kant o Heghel in chiave metal.

Buona fortuna secchionazzi.

Voto:

8,5 più una lezione di prova di Zumba 

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