Ulcerate – Of
Fracture and Failure
Sto per scrivere una cosa che a molti non piacerà:
Gli Ulcerate sono sopravvalutati.
Schivo ortaggi e insulti in stile Matrix mentre tento di
spiegarvi:
Il loro ultimo periodo eccessivamente post-metal è una delle
cose più noiose che io abbia mai ascoltato. Non riesco proprio a capire perchè
il gruppo abbia praticamente annullato qualsiasi forma di energia musicale per
diventare una piatta linea dissonante che un disco dei Coldplay riesce a suonare
più minaccioso.
Pensate che ogni tanto ascolto The Destroyers of All per dormire.
Voglio dire, accordi dissonanti, batteria monotematica e una
voce che lascia parecchio a desiderare. Non dico che facciano brutta musica, ma
per quanto mi riguarda è roba noiosa senza un minimo di spina dorsale. Per me
va bene sperimentare, ma la pacca e la mazzata ci devono essere, specialmente
se in giro vai a dire che fai del death-metal. Penso che certe band inizino a pretendere davvero troppo
dalla loro musica, insomma va bene spingersi avanti, ma a volte bisogna
rendersi conto di cosa si sta lasciando indietro. Sacrifico la potenza per fare
qualcosa di più complicato, difficile e innovativo? E’ sempre una scelta
difficile, ma poi è questione di gusti, io sono old school e quindi preferisco
la potenza quando si tratta di death-metal.
Per questo tutti mi insultano e ne vado fiero
e girerò ancora di più il coltello nella piaga dicendo che i migliori Ulcerate
sono quelli dei primi tempi, quelli di Of Fracture and Failure, la perfetta
unione tra il death dei loro esordi e le ultime intellectuo-speri-mentali (mi
piaceva metterci i trattini...).
Su questo lavoro si sentono già alcune idee sperimentali
della band, ma per gli Dei questo è death-metal e per di più fatto in modo
personale e convincente. Devo subito dire che i chitarristi su questo disco
danno il meglio. Riescono a mettere degli accordini dissonanti in punti
inaspettati e a creare un caos quasi nobile e articolato che non ci si accorge
di cosa stia succedendo, riuscendo a indirizzare delle sferzate letali nei
punti giusti per farvi imbronciare mentre fate fare al vostro collo un po’ di
Zumba. La sezione ritmica ovviamente aiuta a portare avanti il vessillo del
caos, con una batteria che è praticamente ovunque e che non si ferma mai, più
dopata di tutta la squadra del Barcellona, doppia razione per Messi compresa
(non me ne vogliano gli appassionati di calcio, ma è ovvio che quei tizi si
fanno dei siringoni tipo cartone animato nell’intervallo tra primo e secondo
tempo).
So che agli Ulcerate è stato vietato l’ingresso in qualsiasi
negozio di strumenti musicali e addirittura in Nuova Zelanda, sotto ai
condomini, oltre al divieto di giocare a palla e di schiamazzare c’è anche
quello di ascoltare gli Ulcerate.
Posso prendere tracce a caso per farvi assaporare il
delirio: “Ad Nauseam” che è come tirare una pallina rimbalzante colorata nel
vostro cervello, passaggi di una violenza inaudita che con quegli accordini ti
fanno anche riflettere sul fatto che un trapano elettrico potrebbe essere
tranquillamente trasformato in melodia.
“The Mask of The Satyr” è il perfetto connubio tra la
brutalità delle influenze più death della band con alcune follie che ricordano
Obscura dei Gorguts, specialmente nella chiusura del pezzo. Il massacro
continua con “To Fell Goliath” che contiene quell’atmosfera apocalittica alla
Immolation molto gradita al sottoscritto, senza abbandonare però le dissonanze
maniacali che tanto piacciono alle nostre ormai disintegrate meningi. Il disco
chiude con il pezzo più bello “Defaeco” (che ovviamente non si poteva chiamare
in altro modo visto che è la miglior traccia di un prodotto death-metal...) che
passa con incredibile facilità da ritmi cadenzati a blastbeat spezza schiena
per arrivare alla fantastica chiusura che visto il nome del pezzo dovrebbe
rappresentare il momento in cui si chiude il giornale e si allunga la mano
verso la carta igenica.
Of Fracture and Failure non è privo di difetti, la traccia
di sette minuti “Martyr of The Soil” messa a metà del disco spezza il flusso e
sebbene duri più degli altri pezzi, non propone nulla di interessante. Il
problema è che viene seguita da “Failure”, un pezzo strumentale che dovrebbe
spezzare il ritmo, ma che non fa che allungare un po’ il brodo dopo i beneamati
sette minuti di “Martyr of The Soil”.
Questa è la cosa che ha sempre fregato un
po’ gli Ulcerate, gli piace proprio la loro musica e a volte non si rendono
conto di quando fermarsi.
Per il resto devo dire che Of Fracture and Failure è uno dei
migliori dischi della band neozelandese ed è anche l’unico dove la voce riesce
a convincere, un applauso al cantante per essere riuscito a mettere qualche
linea vocale cazzuta in mezzo a tutto questo delirio. Di certo non è la colonna
portante della band e non è una delle migliori voci del death-metal, ma almeno
su questo disco fa un lavoro onesto.
Se come me pensate che “Everything is Fire” e “The
Destroyers of All” siano un po’ troppo pretenziosi allora vi consiglio
caldamente questo disco, altrimenti potete continuare a indossare i vostri
occhialini e cercare di capire se gli Ulcerate sono Kant o Heghel in chiave
metal.
Buona fortuna secchionazzi.
Voto:
8,5 più una lezione di prova di Zumba
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