Gigan – Quasi Hallucinogenic Sonic Landscapes
...vendesse droghe.
E sono sicuro che di droghe i Gigan ne hanno fatto parecchio
uso.

Questi malati terminali hanno avuto l’ardire di unire il
death più malato a dei suoni da psichedelia funghettosa e alcune trovate che
potrebbero ricordare i Voivod e i primi Mastodon, con uno sguardo ai più oscuri Skeleton of God con tracce che vanno dai sei
agli otto minuti, il tutto per deliziare l’ascoltatore con un attacco di suoni
alieni mischiati a intricati tempi quasi math-rock, a blast beat e la classica
vocina gutturale che tutti amano.
Cosa viene fuori da questo mischione?
Un lavoro non male, ma che purtroppo non riesce secondo me a
centrare completamente un obiettivo per niente facile. Il problema principale è
lo stacco troppo netto tra le parti più death e quelle più prog-psichedeliche,
con le parti più cattive che non fanno altro che ripetersi in accordi dissonanti
buttati un po’ a cazzo e che spesso risolvono sempre sugli stessi intricati
passaggi e che trovano dell’aria buona solo in alcune tracce. Ci sono dei pezzi
che per questo motivo si perdono come la vecchietta al supermercato il sabato
pomeriggio e senza neanche il baldo e alto giovine che prende le cose dagli
scaffali per lei.
Povera vecchietta!
Insomma delle nove tracce, almeno cinque iniziano allo
stesso modo e si sviluppano in modo quasi uguale, non è un granchè per un
gruppo che sta cercando di essere innovativo...
E non è che qui ci siano robe intrinseche da andare a cercare, sperimentazioni
nascoste o strambi accordi da capire e immagazzinare.
No, semplicemente metà del disco si risolve su composizioni
fiacche, trite e ritrite.
Che si fa con sti Gigan? Li si butta nel cesso con un rotolo
di carta igenica e vediamo chi va giù prima?
Ma no dai, alla fine i loro meriti li hanno, ci sono dei
pezzi che scorrono benissimo e che hanno degli stacchi dal death al prog molto
interessanti, soprattutto nell’ultima traccia, dall’inizio a dir poco
Voivodiano e che finisce con un tripudio di suoni spaziali che non mancheranno
di travolgere l’ascoltatore più intrippato.
Bisogna anche contare la difficoltà incontrata nel mischiare
tutti gli strumenti con dei suoni d’atmosfera e cercare di far suonare tutto
con il giusto missaggio, poi almeno il tutto è suonato bene, con il giusto
ritmo e delle ottime capacità tecniche.
Insomma, se questi Gigan ci lavorano su potrebbero davvero
tirare fuori qualcosa di davvero buono, ma di sicuro c’è da aggiustare un po’
le composizioni e imparare qualche nuovo riff.
Voto:
6,5 più una vecchietta
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