venerdì 25 gennaio 2013

QUAND’ERO PICCOLO PENSAVO CHE IL DROGHIERE...



Gigan – Quasi Hallucinogenic Sonic Landscapes 

...vendesse droghe.

E sono sicuro che di droghe i Gigan ne hanno fatto parecchio uso.

Allora, lo metto in chiaro subito: mi rifiuto categoricamente di scrivere anche solo uno dei nomi delle tracce contenute in questo disco, sono lunghi e assurdi quindi se siete curiosi andateveli a cercare. Sappiate però che gli Gigan non sono di sicuro il vostro solito gruppo death, proprio per niente.
Questi malati terminali hanno avuto l’ardire di unire il death più malato a dei suoni da psichedelia funghettosa e alcune trovate che potrebbero ricordare i Voivod e i primi Mastodon, con uno sguardo ai più oscuri Skeleton of God con tracce che vanno dai sei agli otto minuti, il tutto per deliziare l’ascoltatore con un attacco di suoni alieni mischiati a intricati tempi quasi math-rock, a blast beat e la classica vocina gutturale che tutti amano. 

Cosa viene fuori da questo mischione?

Un lavoro non male, ma che purtroppo non riesce secondo me a centrare completamente un obiettivo per niente facile. Il problema principale è lo stacco troppo netto tra le parti più death e quelle più prog-psichedeliche, con le parti più cattive che non fanno altro che ripetersi in accordi dissonanti buttati un po’ a cazzo e che spesso risolvono sempre sugli stessi intricati passaggi e che trovano dell’aria buona solo in alcune tracce. Ci sono dei pezzi che per questo motivo si perdono come la vecchietta al supermercato il sabato pomeriggio e senza neanche il baldo e alto giovine che prende le cose dagli scaffali per lei. 

Povera vecchietta! 

Insomma delle nove tracce, almeno cinque iniziano allo stesso modo e si sviluppano in modo quasi uguale, non è un granchè per un gruppo che sta cercando di essere innovativo...  E non è che qui ci siano robe intrinseche da andare a cercare, sperimentazioni nascoste o strambi accordi da capire e immagazzinare.
No, semplicemente metà del disco si risolve su composizioni fiacche, trite e ritrite. 

Che si fa con sti Gigan? Li si butta nel cesso con un rotolo di carta igenica e vediamo chi va giù prima? 

Ma no dai, alla fine i loro meriti li hanno, ci sono dei pezzi che scorrono benissimo e che hanno degli stacchi dal death al prog molto interessanti, soprattutto nell’ultima traccia, dall’inizio a dir poco Voivodiano e che finisce con un tripudio di suoni spaziali che non mancheranno di travolgere l’ascoltatore più intrippato.

Bisogna anche contare la difficoltà incontrata nel mischiare tutti gli strumenti con dei suoni d’atmosfera e cercare di far suonare tutto con il giusto missaggio, poi almeno il tutto è suonato bene, con il giusto ritmo e delle ottime capacità tecniche. 

Insomma, se questi Gigan ci lavorano su potrebbero davvero tirare fuori qualcosa di davvero buono, ma di sicuro c’è da aggiustare un po’ le composizioni e imparare qualche nuovo riff. 

Voto:

6,5 più una vecchietta

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