giovedì 27 dicembre 2012

IT’S DEVOLUTION BABY!



Devolved – Reprisal


Cari i miei trappani e alifardi guasconi dalle barbe incolte (se non avete la barba fatevela crescere) non so se vi siete accorti che il mondo non è finito.

Che figata eh? Siamo ancora tutti qui a sconquassarci gli zebedei con la crisi, la guerra, i lavori sottopagati e le elezioni.

Comunque una roba veloce per tutti quelli che credono nelle profezie dei Maya e di cazzi e mazzi:
Siete degli idioti di proporzioni cosmiche, roba che dovrebbero travestirvi da pagliacci tristi, cospargervi di miele, ficcarvi su una navicella spaziale e spedirvi nello spazio insieme a dei piccoli, ma aggressivi cuccioli di grizzly… Probabilmente però neanche il dolore ai calcagni provocato dai morsi dei piccoli orsacchiotti voraci vi farebbe svegliare dal vostro torpore mentale.

Battito di mani, schiocco di dita… Sveglia gente! 

Fatto buon Natale? Magnato come le bestie lamentandovi di quanto vadano male le cose? 

No?

Allora non avete festeggiato il Natale e avete tutta la mia stima. 

I Devolved invece speravano di festeggiarlo eccome questo Natale, con il loro nuovo disco Reprisal.

Duri a morire questi Devolved, un gruppo che seguo da un po’ nell’attesa del loro capolavoro, questi tizi hanno stoffa da vendere, ma non sono mai riusciti a tirare fuori un disco con delle composizioni degne di nota. 

Il gruppo mischia il death tecnico e aggressivo con alcune ritmiche industrial, riuscendo sicuramente nel tentativo di suonare incazzati, ma purtroppo peccando un po’ troppo di personalità e di buone idee. 

Lo ammetto, appena ho sentito la prima traccia "Systematic Avenger" ho quasi gridato al miracolo, mi sono fatto sorprendere dai suoni e dalle ritmiche assolutamente devastanti, ma dopo un paio di ascolti più attenti del disco mi sono trovato nel classico turbine di notazze e riffoni sparsi un po’ tipo cacca di piccione che cade su un elicottero e purtroppo sul solito cantante moderno che non sa quando starsi zitto. 

Intendiamoci, fino alla quinta traccia “Embodiment” il disco regge. Non si va oltre il death tecnico con stacchi ritmici massicci in puro stile Fear Factory, il che non dispiace, si sente che i Devolved hanno provato a mischiare un po’ gli stili provati nei loro primi dischi, ma le tracce iniziano a diventare dei veri e propri piombi attaccati alle palle dopo la metà del disco. 
 Non si capisce dove si voglia arrivare con le composizioni, se alle botte industrial o ai tecnicismi ultra sonici che non fanno altro che far sbuffare l’ascoltatore. Triti e ritriti, non c’è un lick che non si sia già sentito in altri dischi del genere e questo è male. Qui di tecnica e volontà ce n’è parecchia, il problema è che non si crea uno stile unico unendo due stili e facendo un mischione nelle composizioni, cosa che molti non capiscono... 
Questi ragazzi dovrebbero rendersi conto che non possono mettere una ritmica industrial con un lick ultratecnico in tapping, doppia chitarra e cantato sopra come nel finale di “Terminal Enslavement” perché è davvero la morte della musica. Non si capisce più nulla, tremila note, tremila vocalizzi e la batteria martellante… Tutto è eseguito bene, ma porca miseria non si capisce assolutamente niente. E’ come sedersi a tavola con dei cani che si abbaiano addosso e berciano in continuazione, inserirsi nel discorso è un’impresa titanica.

Punto a sfavore grosso: il cantante. Ha la sindrome di Vomitino. E’ sicuramente più preciso e conosce le regole del ritmo e del tempo, ma canta sempre. Sempre. Sempre. 

Sempre.

Ho sentito dire che è stato l’unico essere umano ad essere riuscito a far suicidare un monaco buddista per la perdita di pazienza. Poi ha quel vocetto alla Jens Kidman che davvero non si sopporta… Un po’ di personalità non sarebbe guastata, come neanche un minimo di coscienza e di rispetto per l’ascoltatore. 

Comunque mi spiace molto che questo disco non sia venuto fuori come doveva. I Devolved sono uno di quei gruppi per i quali ho sempre fatto il tifo, ma che davvero adesso mi sa che sono giunti al capolinea. Sono sicuramente meglio di qualsiasi gruppo amerimerdcore che gira, ma purtroppo non riescono a uscire fuori dal guscio. Ci provano davvero in tutti i modi, assoli neoclassici supersonici, ritmiche industrial, meshuggate spaziali... Insomma di testa ce nè, ma quel che manca qui è il cuore. 

Troppo freddi e glaciali, i Devolved anche questa volta purtroppo vanno sulla sufficienza e mi spiace davvero dirlo. 

Se volete un disco simile a Reprisal, ma eseguito con molto più vigore e personalità andate ad ascoltarvi Omnivalent degli Anomalous

Voto:

6 più un cucciolo di grizzly

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