Whitechapel – This Is Exile
Ecco la notizia del secolo:
Il brutal, il metalcore e la scuola melodica svedese se
uniti diventano una cosa sola: MERDA.
Specialmente se poi questa grossa cacata viene farcita di
composizioni completamente inesistenti, dove i riff vengono attaccati senza
alcuna logica musicale gli uni agli altri. Non c’è speranza, un disco fatto
così potrà forse accattivare gli ascoltatori più superficiali, ma a lungo
andare finirà comunque nel dimenticatoio, nella discarica dei riff pezzottati e
dei ritmi già sentiti.
Purtroppo negli Stati Uniti le cose vanno così: un gruppo
tira fuori un CD di metal estremo ficcandoci dentro tutte le idee trite e
ritrite che solo per il fatto di essere stato composto da un gruppo americano
viene praticamente portato alle vette auliche dai me(r)dia. E’americano? Allora spacca il culo. Si sta
tornando un po’ ai vecchi tempi, dove tutto quello che veniva dagli Stati Uniti
era considerato fantastico. Basta, ormai è finito quel tempo, ormai la maggior
parte della roba sputtanata che proviene dal Nuovo Mondo fa merda.
Sono finiti
i bei tempi, alcune case discografiche potrebbero tranquillamente montare un cannone
lancia-merda gigante e puntarlo sugli ascoltatori. Risparmierebbero sulla produzione
dei dischi e poi concimerebbero anche il terreno, d’altronde la merda si può
usare per un sacco di cose, i CD di merda invece al massimo li si può usare come
sottobicchieri o come antistress, fracassandoli in mille pezzi con oggetti
contundenti, saltandoci sopra ringhiando o spezzandoli in due a mani nude. O magari potrebbero fare una cosa innovativa,
dei CD che con il tempo diventano merda. Nel senso che meno li si ascolta e più
la plastica cambia forma e composizione chimica, trasformandosi in letame (o
liquido o solido) e di conseguenza insozzando tutta la collezione di CD buoni.
Così la gente eviterebbe anche di comprare dei simili aborti fecali, aberranti
a qualsiasi orecchio umano, insomma This Is Exile dei Whitechapel diventerebbe
presto da CD plasticoso con copertina a dir poco ridicola a incredibile stronzo
verde e bianco, in puro stile merdaccia secca di ratto alato cittadino.
Si bè,
cosa vi aspettavate? Che diventasse un bello e nobile stronzo leonino?
Ovviamente no, ci sono vari tipi di merda e quella che fanno i Whitechapel è
della più rancida possibile. E non sto dicendo merda come lo intendono i neri: “ayyo
man, I luv this shit!”, dove “shit” sta per “roba” e non per “merda”, ma lo sto
dicendo come lo direbbe un italiano: MERDA è MERDA e non può essere altro che
MERDA.
Sbuffo insofferente di fronte a questo orrore intestinale di
volatile grigio e sporco, cosa posso dire dei Whitechapel? Il miglior utilizzo
del copia/incolla che io abbia mai sentito finora, neanche io per la mia tesi
di laurea ho giocato così basso, un disco del genere potrei tranquillamente
comporlo io da solo in un mese, tirando qualsiasi riff a cazzo sul CUBASE e
mettendoci una batteria sintetica da due soldi sotto, senza preoccuparmi
minimamente di legare i vari giri di chitarra tra di loro o di fare dei ritmi
un minimo più accattivanti.
Lo schema è il seguente: riffone slammone breakdownone,
parte veloce melodica, riff in mid tempo simil brutal. La cosa si ripete per tutte
e 11 tracce del prodotto, ridicolizzando l’ascoltatore tentando anche qualche
suono sperimentale che purtroppo si spegne dietro queste orribili composizioni,
dove solo tre volte in tutto il disco ho alzato le orecchie da gatto per un
riff ben fatto. Queste tre volte daranno il voto al disco, perché secondo me
non è possibile poter comporre uno scempio tale. Tre riff interessanti in tutto
il prodotto, il resto non è che come una manica di scimmie a culo nudo e
affette da diarrea messe in una gabbia. Breakdown giganteschi che tentano di
creare un muro del suono risibile e facilmente scavalcabile, con questo cazzo
di cantante che avrà pure della potenza, ma non riesce a gestirsi le linee
vocali in pura scuola Vomitino. E’ ovvio che se il maestro è quello, gli
allievi non possono che seguitare per la via sbagliata:
Growl growl, scrreeeeee screeeee, brui bruaiii bariiii, FUCK
FUCK YOU FUCK WORLD FUCK YAAARGH!
Questo è tutto quello che sentirete, senza una buona scelta
di dove metterlo o meno, liriche brutali sparate a cazzo su tutto il disco,
giusto per far sentire agli acnosi e puzzolenti piccoli fan quanto si è cattivi
e incazzati. Il batterista è quanto di più noioso si possa ascoltare, non ho
sentito una rullata decente in tutto il disco o un ritmo coinvolgente,
tagliategli tutte e due le braccia e le gambe così che non possa infettare il
nobile strumento ritmico in altri modi se non con la sua enorme testa di cazzo.
La cosa divertente di tutto questo scempio di disco è che
dovrebbe suonare cattivo e farmi sentire come un cazzo di squalo in una vasca
piena di gambe femminili nude viste da sotto l’acqua, ma in realtà mi rende
solo tremendamente triste e annoiato, reputo
molto più cattivo e angosciante vedere un vecchietto che spia i lavori in corso
commentandoli con fare saccente.
Davvero, non ci può essere così poca cattiveria in un disco
fatto per essere volutamente cattivo e impressionare l’ascoltatore con dei
suoni brutali del genere. Direi che l’esperimento è fallito, se vi piacciono i
Whitechapel vi conisglio di andare in piazza San Marco a Venezia e cospargervi
di mangime per uccelli corretto con del lassativo a effetto immediato.
Voto:
M3rda.
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