sabato 8 settembre 2012

IL MENO GUSTO (Parte 5 – Sperimerdale)



Whitechapel – This Is Exile


Ecco la notizia del secolo: 

Il brutal, il metalcore e la scuola melodica svedese se uniti diventano una cosa sola: MERDA.

Specialmente se poi questa grossa cacata viene farcita di composizioni completamente inesistenti, dove i riff vengono attaccati senza alcuna logica musicale gli uni agli altri. Non c’è speranza, un disco fatto così potrà forse accattivare gli ascoltatori più superficiali, ma a lungo andare finirà comunque nel dimenticatoio, nella discarica dei riff pezzottati e dei ritmi già sentiti. 

Purtroppo negli Stati Uniti le cose vanno così: un gruppo tira fuori un CD di metal estremo ficcandoci dentro tutte le idee trite e ritrite che solo per il fatto di essere stato composto da un gruppo americano viene praticamente portato alle vette auliche dai me(r)dia. E’americano? Allora spacca il culo. Si sta tornando un po’ ai vecchi tempi, dove tutto quello che veniva dagli Stati Uniti era considerato fantastico. Basta, ormai è finito quel tempo, ormai la maggior parte della roba sputtanata che proviene dal Nuovo Mondo fa merda. 

Sono finiti i bei tempi, alcune case discografiche potrebbero tranquillamente montare un cannone lancia-merda gigante e puntarlo sugli ascoltatori. Risparmierebbero sulla produzione dei dischi e poi concimerebbero anche il terreno, d’altronde la merda si può usare per un sacco di cose, i CD di merda invece al massimo li si può usare come sottobicchieri o come antistress, fracassandoli in mille pezzi con oggetti contundenti, saltandoci sopra ringhiando o spezzandoli in due a mani nude.  O magari potrebbero fare una cosa innovativa, dei CD che con il tempo diventano merda. Nel senso che meno li si ascolta e più la plastica cambia forma e composizione chimica, trasformandosi in letame (o liquido o solido) e di conseguenza insozzando tutta la collezione di CD buoni. Così la gente eviterebbe anche di comprare dei simili aborti fecali, aberranti a qualsiasi orecchio umano, insomma This Is Exile dei Whitechapel diventerebbe presto da CD plasticoso con copertina a dir poco ridicola a incredibile stronzo verde e bianco, in puro stile merdaccia secca di ratto alato cittadino. 

Si bè, cosa vi aspettavate? Che diventasse un bello e nobile stronzo leonino? Ovviamente no, ci sono vari tipi di merda e quella che fanno i Whitechapel è della più rancida possibile. E non sto dicendo merda come lo intendono i neri: “ayyo man, I luv this shit!”, dove “shit” sta per “roba” e non per “merda”, ma lo sto dicendo come lo direbbe un italiano: MERDA è MERDA e non può essere altro che MERDA.

Sbuffo insofferente di fronte a questo orrore intestinale di volatile grigio e sporco, cosa posso dire dei Whitechapel? Il miglior utilizzo del copia/incolla che io abbia mai sentito finora, neanche io per la mia tesi di laurea ho giocato così basso, un disco del genere potrei tranquillamente comporlo io da solo in un mese, tirando qualsiasi riff a cazzo sul CUBASE e mettendoci una batteria sintetica da due soldi sotto, senza preoccuparmi minimamente di legare i vari giri di chitarra tra di loro o di fare dei ritmi un minimo più accattivanti. 

Lo schema è il seguente: riffone slammone breakdownone, parte veloce melodica, riff in mid tempo simil brutal. La cosa si ripete per tutte e 11 tracce del prodotto, ridicolizzando l’ascoltatore tentando anche qualche suono sperimentale che purtroppo si spegne dietro queste orribili composizioni, dove solo tre volte in tutto il disco ho alzato le orecchie da gatto per un riff ben fatto. Queste tre volte daranno il voto al disco, perché secondo me non è possibile poter comporre uno scempio tale. Tre riff interessanti in tutto il prodotto, il resto non è che come una manica di scimmie a culo nudo e affette da diarrea messe in una gabbia. Breakdown giganteschi che tentano di creare un muro del suono risibile e facilmente scavalcabile, con questo cazzo di cantante che avrà pure della potenza, ma non riesce a gestirsi le linee vocali in pura scuola Vomitino. E’ ovvio che se il maestro è quello, gli allievi non possono che seguitare per la via sbagliata:

Growl growl, scrreeeeee screeeee, brui bruaiii bariiii, FUCK FUCK YOU FUCK WORLD FUCK YAAARGH! 

Questo è tutto quello che sentirete, senza una buona scelta di dove metterlo o meno, liriche brutali sparate a cazzo su tutto il disco, giusto per far sentire agli acnosi e puzzolenti piccoli fan quanto si è cattivi e incazzati. Il batterista è quanto di più noioso si possa ascoltare, non ho sentito una rullata decente in tutto il disco o un ritmo coinvolgente, tagliategli tutte e due le braccia e le gambe così che non possa infettare il nobile strumento ritmico in altri modi se non con la sua enorme testa di cazzo.
La cosa divertente di tutto questo scempio di disco è che dovrebbe suonare cattivo e farmi sentire come un cazzo di squalo in una vasca piena di gambe femminili nude viste da sotto l’acqua, ma in realtà mi rende solo tremendamente triste e annoiato,  reputo molto più cattivo e angosciante vedere un vecchietto che spia i lavori in corso commentandoli con fare saccente. 

Davvero, non ci può essere così poca cattiveria in un disco fatto per essere volutamente cattivo e impressionare l’ascoltatore con dei suoni brutali del genere. Direi che l’esperimento è fallito, se vi piacciono i Whitechapel vi conisglio di andare in piazza San Marco a Venezia e cospargervi di mangime per uccelli corretto con del lassativo a effetto immediato. 

Voto:

M3rda.

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