martedì 7 agosto 2012

A VOLTE SI GODE SOLO A META'

Vicious Rumors - Razorback Killers

http://www.myspace.com/viciousrumors 

Mi accingo a giudicare con la grande antipatia che mi contraddistingue e con grande liberta pernacchiosa un disco di un gruppo che è all'attivo dai primi anni 80.

Oscurati dai compagni di etichetta Savatage, maledetti da morti in formazioni e da tendiniti cosmiche che hanno allacciato i muscoli dei musicisti, i Vicious Rumors sono tra quei gruppi da manuale del metal che però vengono sempre relegati nel di dietro della collezione di CD del buon smetallone vecchio stampo, per non parlare dei giovini che se non sentono un CHUGA-CHUGA stoppato iniziano a sboccare i loro happy meal ed a strapparsi gli orridi orecchini dal naso.

Insomma su, cosa cazzo avranno mai fatto questi Vicious Rumors? Non lo so, ho sentito un paio di dischi vecchi e francamente li ho trovati di un noioso AOR incredibilmente banale. Non fraintendetemi, a me l'heavy classico piace, non mi fa impazzire, ma mi piace. Purtroppo alcuni dischi di questi Vicious Rumors rasentano la caduta degli attributi nei gironi più profondi dell'inferno. Niente di innovativo o di nuovo, copie delle vecchie glorie come i Judas Priest o altri gruppi inglesi, devo dire di avere sempre ignorato questi tizi, finchè l'altro giorno non mi è capitato tra le orecchie questo Razorback Killers.

Cosa si può dire di un disco del genere?

Bè ve lo dico subito, fino alla sesta traccia questo lavoro SPACCA. E' classico, ma ha un suono moderno, un cantante sopra le righe che scrive delle linee melodiche davvero interessanti e dei chitarristi che devono essere più dopati di Schwarzer. "Razorback Blade" è una mazzata clamorosa, un pezzo speed metal che avrebbe potuto tranquillamente sostituire la ghigliottina durante la rivoluzione francese, "Black" è un mid-tempo quasi stoner ipnotico mentre "Blood Stained Sunday" ha quasi un suono hardcore (è bellissimo l'acuto che il cantante fa prima del bridge, sembra che si sia chiuso le palle nella cerniera dei pantaloni all'improvviso!) con una sezione di lead che ha dell'incredibile, qualcuno rimetta le catene a quegli animali dei chitarristi! Mamma mia che belve! Non parliamo poi della opener "Murderball" che potrebbe essere la moderna "Painkiller" dei Giudaprete, un pezzo con uno dei ritornelli migliori che io abbia mai ascoltato nel genere. Anche la semi-ballata "Pearl of Wisdom" trasporta alla grande, con un ottimo ritornello di gran gusto melodico.
I problemi del disco iniziano con "All I Want Is You" che praticamente stride con le composizioni studiate sentite prima. Una sottospecie di roba alla Kiss/Lordi un po' più power americano che si abbatte sul muro della noia come un gatto con i pattini dotati di razzi miagolante e spaventato. Non capisco la pigrizia, il disco tira come una bestia fino a qui e poi dopo si spegne su questa canzone che è davvero stupida, la bravura del cantante tra l'altro viene praticamente messa a tacere su questo orrore... Voglio dire... "You can't stop a shooting star"??? Ma chi cazzo l'ha scritto il testo? Britney Spears?

Brutto episodio, da dimenticare. Fortunatamente "Axe To Grind" riprende un po' la formula power/thrash vista in "Razorblack Blade" e rimette il disco in carreggiata, sebbene purtroppo il pezzo soffra di un bridge e ritornello non proprio spumeggianti. "Let The Garden Burn" invece è un buon pezzo che richiama gli AC/DC e che sebbene risolva all'ottimo ritornello in modo davvero banale (ehy! tutum - ehy! tutum - ehy! tutum...) riesce a tirare, più che altro grazie all'uso volposo della voce.

"Rite Of Devastation" invece è la Maidenata del disco, un buon episodio che scatena la tensione dei muscoli dell'indice e del mignolo facendoli alzare al cielo. La strofa purtroppo si perde e stride con il resto, il cantante qui sbaglia un po' la scelta di voce e di metrica, ma le triplettazze sicuramente ispirate sia da Harris che dal bionico Schaffer fanno un discreto lavoro.

Il disco si chiude con un pezzo di sette minuti che non posso definire un granchè: "Deal With The Devil" un brodazzo non troppo ben allungato che tra l'altro rimane sullo stomaco.
Sapete una cosa? Peccato perchè questo disco inizia proprio bene e con un po' più di sforzo da parte dei Vicious Rumors sarebbe potuto essere un capolavoro. Il problema non risiede ne nella tecnica strumentale (ottima) e ne nella produzione che probabilmente ha donato ai chitarristi uno dei migliori suoni lead che si possano avere. Dov'è l'inghippo quindi? Bè che dopo cinque tracce spaziali e STUDIATE a fondo, il gruppo riempia il disco con soluzioni trite e ritrite prese probabilmente da loro vecchi album o da ispirazioni un po' datate. Sicuramente la differenza di stili facilmente riscontrabile nelle varie tracce rende questo Razorback Killers un ascolto vario, ma allo stesso tempo fa perdere al disco il proprio groove che ripeto, fino alla quinta traccia regge meglio di un Cassina con le mani dell'uomo ragno. Purtroppo poi scivola e chiude male e io che sono non un giudice severo, bensì un eterno rompicoglioni per quanto riguarda la musica non posso che dare la sufficenza ad un disco che ridurrò a EP di 5 tracce e comunque continuerò ad ascoltare.

Voto:

6,5 più dei pattini coi razzi

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