domenica 29 luglio 2012

I SIMPATICI VECCHI MARMITTONI

Testament – Dark Roots Of Earth


http://www.myspace.com/testamentlegions

Non c’è niente da fare, lo ammetto: ho sempre avuto un debole per la voce di Chuck Billy.
Quel tizio riesce a cantare con energia e passione, facendo venire fuori del sentimento da quel gigantesco cuore che si ritrova. Il nativo americano è sempre stato tra i miei cantanti thrash preferiti, forse del metal in generale. Mi ricordo quando affermò di essersi fatto curare un tumore da uno sciamano di una vecchia tribù indiana. Adesso che sia vero o falso non me ne frega un cazzo perchè quella storia mi ha affascinato, poi mi piacciono gli indiani, i cowboy e tutto ciò che è collegato al vecchio west. Insomma ci sarebbe da farci un film: un cantante metal mezzo indiano d'america con un male incurabile riesce a spuntarla grazie all'antica medicina del suo popolo.

Non è una figata?

Eeeeh va bene, magari s'è inventato tutto, ma di sicuro è meglio di Phil Fasciana che è andato in giro a dire di aver sventato una rapina in un negozio, smentito subito dopo dal proprietario che ha affermato di aver visto il caro capo dei Creazione Malevola rifugiarsi dietro gli scaffali.

Ad ogni modo, Chuck Billy ed i Testament sono tornati, simpatici vecchi marmittoni che sono sempre stati un po' nell'angolino delle band thrash, cambiando modi di suonare e line-up con facilità disarmante, facendo uscire alcuni ottimi dischi, altri proprio che non si possono ascoltare. Altalenanti, ma sicuramente tra le band più positive e simpatiche che io abbia ascoltato.

Tra l'altro i cari vegliastri annoverano tra le loro file Alex Sklonik, uno dei migliori e più sottovalutati chitarristi metal della storia. Anzi diciamo pure che è uno dei chitarristi più sottovalutati della storia in generale. Capace di suonare dal metal al blues senza farsi troppi problemi (da ricordarlo su Handful of Rain dei Savatage) e facendolo anche in maniera personalissima. Penso che insieme a Ralph Santolla sia il mio solista preferito e sapete una cosa? In questo nuovo disco dei Testament c'è anche Gene Hoglan! (Bostaph si è infortunato al polso... E lo so cosa state pensando, ma non è andata così!)

Ma cosa volete di più?

Certo capita spesso che attorno ai dischi di queste vecchie band si crei un sacco di "hype" (come si dice adesso, si... Così no?) e poi che succede? Che di solito il disco in questione è un prodotto mediocre.

Bè... Non è il caso di Dark Roots Of Earth.

Il disco secondo me può tranquillamente essere messo tra i migliori dischi thrash degli ultimi anni, insieme a Time Is Up degli Havok che trovate recensito su questo blog (usate pure il motore di ricerca, non siate timidi, avanti!). D'altronde quando già il singolo "Native Blood" è una furia spaventosa allora c'è davvero molto in cui credere. Con Gene Hoglan che sforna blast beat, un ritmo incredibilmente coinvolgente, dei riff incazzati ed il grande Chuck Billy che canta con una passione e forza potete stare sicuro di avere ficcato nello stereo un ottimo prodotto. Ma non limitiamoci alle bombe thrash, ci sono anche ottimi pezzi in mid-tempo come la title track e la ballata "Cold Embrace", i riff di Peterson spadroneggiano ovunque e ci sono degli assoli di Sklonik da manuale della tecnica e gusto della chitarra elettrica. Uno dei suoni più autentici e belli che ho sentito per i lead ultimamente, quello che mi piacerebbe avere per i miei di lead, anche se io sto a Sklonik come un nano legato ad un palo starebbe di fronte ad un Lennox Lewis al quale è stato appena spifferato che il povero nano in questione gli ha trombato la moglie a pecorina sul letto della defunta nonna Lewis.

Ma basta con queste storie di nani, pugili, nonne di pugili e mogli di pugili adultere e nanofile e torniamo ai Testament.

Devo dire di non aver trovato neanche una traccia che non mi sia piaciuta in tutto il disco, tra l'altro uno strano pessimismo pervade l'atmosfera delle tracce che seppur siano delle cavalcate thrash di ottima fattura, vengono avvolte da uno strano clima, probabilmente grazie ad alcune soluzioni melodiche che ogni tanto si infilano nelle tracce e sicuramente grazie anche alla voce di Chuck Billy: rabbia, odio e dolore. Penso che in questo disco il cantante esprima davvero la sua indignazione per un paese che ha praticamente schiavizzato la sua gente. Le soluzioni usate nelle varie tracce sono molto diverse, la matrice è thrash, ma si trovano anche blast beat, alcuni riff più progressive (quasi Dream Theateriani), conclusioni sul blues e ritmi epic. La produzione esalta il suono di tutti gli strumenti e mi devo complimentare per come è stato realizzato il suono delle chitarre, un suono tagliente che tenta di distaccarsi dalle solite digitalizzazioni, ma questo perchè Peterson e Sklonik sanno suonare, a differenza dei vari pastrocchi di musicisti che girano negli studi di registrazione ed i palchi. La sezione ritmica non ha poi bisogno di tante spiegazioni, bastano due parole: Gene Hoglan.

Ma cazzo, siete ancora qui a leggere?

Voto:

9 più un pupazzetto stile supereroe di Phil Fasciana

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