Emptiness - Error
Bè? Niente applausi? Niente grida invasate? Fischi
all’americana? Fischi alla giapponese o fischi alla tedesca? Niente ragazze che
si spogliano vogliose rotolandosi a terra come se fossero state morse da uno
scoiattolo? Niente di niente?
Che cazzo…
Pensavo che il mio ritorno avrebbe suscitato più scalpore e
invece niente, pochi applausi e qualche colpo di tosse… Va bene, mi dovrò
accontentare, no fermi non lanciatemi la vostra biancheria solo per farmi
contento e NO, non voglio le chiavi di casa vostra e soprattutto il vostro
numero di telefono scritto col rossetto. Per piacere, siamo metal e nel metal
non ci sono i gay. Come nel calcio del resto, lungi da noi uomini duri e
nerboruti, uccisori di draghi, squartatori di zombie e profanatori di tombe,
stupratori di cadaveri marci o di corpi completamente devastati da qualsiasi
tipo di malattia venerea ormai debellata, vikinghi dal cuore duro e adoratori
dello dimonio!
Ad ogni modo, non siete un po’ contenti? Sono stato via per
ben due settimane! Ho visto che ci sono state delle visite, di metallari e non…
Quelle più belle sono sempre quelle dei “non”, vi cito giusto qualcuna: oltre
alla plurigooglata “Morandi Coprofago” abbiamo “Motosega come è formata”,
“Colpi nei testicoli” e la mia preferita che rimane sempre “Arisa seno” più che
altro per l’ovvia mancanza di tatto dei vari surfisti cibernetici.
E così eccomi di nuovo qui, in realtà sono stato un po’
deluso del ritorno perché non sono riuscito a trovare molto materiale valido da
recensire, d’altronde è estate e pure i metallari vanno al mare. Deciso quindi
a proporre un po’ di vecchia roba (cosa che farò comunque) ho dato giusto un
ultimo sguardo alle novità, scoprendo gli Emptiness, un gruppo belga che
poverini, pur avendo il mare è un mare di merda e condividendo con noi italiani
abitanti dell’adriatico lo stesso putrido ed algoso destino hanno deciso di
scrivere il loro ennesimo disco: Error.
Il lavoro in questione è un buon incrocio tra il lento black metal
alla Samael ed alcune trovate dissonanti o più malate che potrebbero rimandare
alle recenti biforcazioni del death metal come gli ormai onnipresenti
Ulcerate. Senza girarci troppo intorno
come un avvoltoio intorno al viandante senz’acqua nel deserto, la title track è
praticamente l’esempio più calzante. Mid-tempo intrisi di accordi con una
produzione quasi vintage e riff che si basano più su distorsioni strane che
sulla tecnica. La voce è di quanto più effettato io abbia sentito negli ultimi
anni e mi ha ricordato vagamente quella dei greci Septic Flesh creando una
sottospecie di tappeto musicale. Il finale della traccia è un completo delirio,
ma non ve lo sto a descrivere perchè potrei sboccare la mia ottima colazione
composta da due biscotti ed un caffè. Ed in questo caso sarebbe uno sbocco da
complimenti.
Questi tizi trascinano, “It and I” è una bella martellata di
ritmo allucinante che quasi evapora tra i fumi neri creati dalle chitarre che
nelle parti più veloci vanno quasi a stuzzicare quanto proposto dai
Mitochondrion. “Worst” invece ha scritto
Ulcerate praticamente ovunque, ma qui i cari mangiatori di waffles non si
limitano a scopiazzare i cangurosi amici australiani, ne prendono qualche
spunto dissonante e lo inseriscono nelle loro ritmiche più dirette. L’ascolto
di “Not enough” e “Low” è come spaccarsi in testa dieci bottiglie del miglior
whisky e berne il contenuto sgocciolante dalla fronte misto al sangue e ai
vetri rotti, inebriati dal misto tra il potente alcolico ed il rosso contenuto
corporeo, vi dirigete sorridenti come degli ebeti verso la toilette, dove
scivolate e vi fracassate la testa contro il cesso, attivando per sbaglio lo
scarico in un tripudio di grottesca violenza scenica. Insomma, sono due mazzate
notevoli. Il disco in realtà più che per il ritmo trascina per la strana
atmosfera che riesce a creare. La produzione aiuta molto, nel senso che ce la
mette tutta a rendere i suoni quanto più zozzi possibili, scordatevi la
pulizia, questi tizi non hanno idea di cosa sia tanto che dirgli una cosa nell’orecchio
è come fare la respirazione bocca a bocca ad una nutria morta. Le chitarre sono
di un rozzo incredibile ed i suoni sono mixati a cazzo di cane, non c’è
assolutamente armonia e la voce non è altro che un continuo distorcersi,
moltiplicarsi e dissolversi. Per quanto poteva essere curata un tantino meglio,
è proprio questa la principale conduttrice del disco con suoni che riescono a
creare atmosfere fumose, quasi da rivoluzione industriale inglese, discariche
piene di rifiuti, città completamente devastate dall’inquinamento. Il disco ha
i suoi difettucci, sebbene trasporti bene fino alla fine, alcune soluzioni dopo
un po’ tendono a mortificarne l’ascolto, rendendo obsolete alcune tracce che al
primo ascolto colpiscono per il ritmo dirompente e le atmosfere oscure, ma che
dopo un po’ tendono a rimanere lì nel dimenticatoio. La voce poi è forse un po’
troppo invadente, sono sicuro che l’intenzione fosse di usarla come uno
strumento, ma direi che qualche parte più strumentale, vista la direzione presa
dal gruppo, non sarebbe stata male.
Detto questo, Error è un disco da non sottovalutare,
sicuramente un prodotto studiato e che tenta di proporre qualcosa di originale
al pubblico, senza però secondo me centrare in pieno il bersaglio.
Voto:
7 più dieci bottiglie del miglior whisky
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