venerdì 20 luglio 2012

IL BELGIO ED IL BRUTGIO


Emptiness - Error


Bè? Niente applausi? Niente grida invasate? Fischi all’americana? Fischi alla giapponese o fischi alla tedesca? Niente ragazze che si spogliano vogliose rotolandosi a terra come se fossero state morse da uno scoiattolo? Niente di niente? 

Che cazzo… 

Pensavo che il mio ritorno avrebbe suscitato più scalpore e invece niente, pochi applausi e qualche colpo di tosse… Va bene, mi dovrò accontentare, no fermi non lanciatemi la vostra biancheria solo per farmi contento e NO, non voglio le chiavi di casa vostra e soprattutto il vostro numero di telefono scritto col rossetto. Per piacere, siamo metal e nel metal non ci sono i gay. Come nel calcio del resto, lungi da noi uomini duri e nerboruti, uccisori di draghi, squartatori di zombie e profanatori di tombe, stupratori di cadaveri marci o di corpi completamente devastati da qualsiasi tipo di malattia venerea ormai debellata, vikinghi dal cuore duro e adoratori dello dimonio!  

Ad ogni modo, non siete un po’ contenti? Sono stato via per ben due settimane! Ho visto che ci sono state delle visite, di metallari e non… Quelle più belle sono sempre quelle dei “non”, vi cito giusto qualcuna: oltre alla plurigooglata “Morandi Coprofago” abbiamo “Motosega come è formata”, “Colpi nei testicoli” e la mia preferita che rimane sempre “Arisa seno” più che altro per l’ovvia mancanza di tatto dei vari surfisti cibernetici. 

E così eccomi di nuovo qui, in realtà sono stato un po’ deluso del ritorno perché non sono riuscito a trovare molto materiale valido da recensire, d’altronde è estate e pure i metallari vanno al mare. Deciso quindi a proporre un po’ di vecchia roba (cosa che farò comunque) ho dato giusto un ultimo sguardo alle novità, scoprendo gli Emptiness, un gruppo belga che poverini, pur avendo il mare è un mare di merda e condividendo con noi italiani abitanti dell’adriatico lo stesso putrido ed algoso destino hanno deciso di scrivere il loro ennesimo disco: Error.
Il lavoro in questione è un buon incrocio tra il lento black metal alla Samael ed alcune trovate dissonanti o più malate che potrebbero rimandare alle recenti biforcazioni del death metal come gli ormai onnipresenti Ulcerate. Senza girarci troppo intorno come un avvoltoio intorno al viandante senz’acqua nel deserto, la title track è praticamente l’esempio più calzante. Mid-tempo intrisi di accordi con una produzione quasi vintage e riff che si basano più su distorsioni strane che sulla tecnica. La voce è di quanto più effettato io abbia sentito negli ultimi anni e mi ha ricordato vagamente quella dei greci Septic Flesh creando una sottospecie di tappeto musicale. Il finale della traccia è un completo delirio, ma non ve lo sto a descrivere perchè potrei sboccare la mia ottima colazione composta da due biscotti ed un caffè. Ed in questo caso sarebbe uno sbocco da complimenti. 

Questi tizi trascinano, “It and I” è una bella martellata di ritmo allucinante che quasi evapora tra i fumi neri creati dalle chitarre che nelle parti più veloci vanno quasi a stuzzicare quanto proposto dai Mitochondrion. “Worst” invece ha scritto Ulcerate praticamente ovunque, ma qui i cari mangiatori di waffles non si limitano a scopiazzare i cangurosi amici australiani, ne prendono qualche spunto dissonante e lo inseriscono nelle loro ritmiche più dirette. L’ascolto di “Not enough” e “Low” è come spaccarsi in testa dieci bottiglie del miglior whisky e berne il contenuto sgocciolante dalla fronte misto al sangue e ai vetri rotti, inebriati dal misto tra il potente alcolico ed il rosso contenuto corporeo, vi dirigete sorridenti come degli ebeti verso la toilette, dove scivolate e vi fracassate la testa contro il cesso, attivando per sbaglio lo scarico in un tripudio di grottesca violenza scenica. Insomma, sono due mazzate notevoli. Il disco in realtà più che per il ritmo trascina per la strana atmosfera che riesce a creare. La produzione aiuta molto, nel senso che ce la mette tutta a rendere i suoni quanto più zozzi possibili, scordatevi la pulizia, questi tizi non hanno idea di cosa sia tanto che dirgli una cosa nell’orecchio è come fare la respirazione bocca a bocca ad una nutria morta. Le chitarre sono di un rozzo incredibile ed i suoni sono mixati a cazzo di cane, non c’è assolutamente armonia e la voce non è altro che un continuo distorcersi, moltiplicarsi e dissolversi. Per quanto poteva essere curata un tantino meglio, è proprio questa la principale conduttrice del disco con suoni che riescono a creare atmosfere fumose, quasi da rivoluzione industriale inglese, discariche piene di rifiuti, città completamente devastate dall’inquinamento. Il disco ha i suoi difettucci, sebbene trasporti bene fino alla fine, alcune soluzioni dopo un po’ tendono a mortificarne l’ascolto, rendendo obsolete alcune tracce che al primo ascolto colpiscono per il ritmo dirompente e le atmosfere oscure, ma che dopo un po’ tendono a rimanere lì nel dimenticatoio. La voce poi è forse un po’ troppo invadente, sono sicuro che l’intenzione fosse di usarla come uno strumento, ma direi che qualche parte più strumentale, vista la direzione presa dal gruppo, non sarebbe stata male. 

Detto questo, Error è un disco da non sottovalutare, sicuramente un prodotto studiato e che tenta di proporre qualcosa di originale al pubblico, senza però secondo me centrare in pieno il bersaglio.

Voto:

7 più dieci bottiglie del miglior whisky

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