giovedì 3 maggio 2012

TECNOFOBICO

Anomalous - Omnivalent

http://www.myspace.com/anomalousmetal


Nel furioso e spietato cosmo metallaro capita spesso di trovarsi di fronte a gruppi pluriosannati dalla critica per aver mischiato stili diversi ed aver creato qualcosa di nuovo. In effetti è sempre dura trovare qualcosa di originale che non sappia di già sentito, o perlomeno che abbia un proprio stile ed una propria linfa vitale che scorre tra le note dei pezzi che ci vengono proposti. Ovviamente nella musica, come in tutte le altre arti, ci sono le ispirazioni ed i maestri, ai quali difficilmente ci si può sottrarre. L'albero genealogico del metal, nel nostro caso, darebbe un fantastico schiaffo morale a tutti i razzistoidi che fanno parte di quei gruppi neo-nazifasciocazzoni, questo perchè le origini del genere risalgono al continente nero, alla povera e martoriata Africa. Questo perchè se vogliamo fare i pignoli le cose stanno così: il metal deriva dal rock di stampo britannico, il rock di stampo britannico deriva dal blues ed il blues non è nient'altro che musica popolare africana portata dagli schiavi nelle colonie americane e riadattata per gli strumenti che questi ultimi grandi geni della musica riuscivano a ricostruirsi o a ritrovare nel nuovo mondo. La pentatonica sulla quale si basano quasi tutti gli assoli dei vostri pezzi preferiti è molto, ma molto simile alle scale delle canzoni tribali africane. Ed il martellare della batteria sul rullante non è forse anch'esso un richiamo alle nostre ormai dimenticate origini? Il primo che mi dice che sono in realtà il rifacimento dei tamburi di guerra nordici-germanici si becca la discografia dei Lamb of God in testa. E vi assicuro che fa male, le copertine sono orride e se per caso gli dovesse venire in mente di ascoltarla allora mi sa che gli devo pure pagare le spese mediche. Certo, si sono poi originati una serie di stili più tecnici che risolvono su scale neoclassiche e pugnettismi vari, ma la matrice rimane quella. La musica ci fa tornare indietro alle origini. Spesso è difficile spiegare il perchè a volte ci piaccia ascoltare una batteria furiosa su chitarre assolutamente incoerenti con tutto ciò che può voler dire MELODIA o ORECCHIABILE, spesso la meniamo dicendo che è una musica complessa e che bisogna ascoltarla con attenzione, ma la verità è che in realtà veniamo chiamati alle origini da quei suoni primordiali. Sono le nostre vere origini che ci portano indietro al tamburellare maledetto sui pezzi di legno o sulle pelli animali... O magari sui teschi dei nostri nemici morti, dai anche in Africa se le saranno date, nessuno è perfetto. Trasportati indietro nel tempo, ripercorriamo assuefatti la traiettoria dei nostri antenati, rifiutando quelle musichette facili, fasulle e prive di storia che ci propinano i media ed incompresi torniamo nella cara Africa. Ovviamente è il mondo che non vuole che lo si faccia. Il caso vuole che piano piano l'essere umano si stia scordando delle proprie radici, andando sempre più verso qualcosa di nuovo, dimenticandosi il vecchio. La macchina sta prendendo il sopravvento, eliminando piano piano parti di se stessa. Prima giganteschi computer con nastroni e lucine colorate, poi monitor e mouse, poi il tutto in un semplice schermino dove basta un dito per far funzionare tutto. Tocchiamo la macchina, trasferendo parte della nostra energia in essa e prima o poi la macchina entrerà definitivamente nei nostri corpi. Le menti le ha già conquistate. Il problema è che la macchina si evolve e delle sue origini se ne frega, in questo ci sta tremendamente contagiando. A nessuno gli importa più se prima dell'I-Pod c'è stato il walkman come a nessuno gli importa se noi cari "civilizzati" esseri tanto tempo fa siamo usciti fuori dal culo di una scimmia. Chi lo sa, l'uomo medio e l'uomo d'affari si strapperanno volentieri le loro vene per installarvi dentro dei cavi, i nostri occhi saranno in grado di proiettare immagini sul muro e forse l'I-Nose, apparecchio che ci potremmo infilare direttamente nel naso e controllare le sue funzioni semplicemente respirando. Tecnofobico, la parola d'ordine di oggi che va bene anche se avete tutto ciò che è tecnologico, ma odiate la musica tecno.

Questo termine di certo non va d'accordo con gli Anomalous, quelli si farebbero volentieri piantare un bluetooth nel sedere o magari si farebbero volentieri fondere gli strumenti con il loro corpo, suonerebbero le chitarre con la sola forza del pensiero, orridi binomi uomo-strumento, mostruose tecnoscimmie urlanti rabbia binaria. Loro se ne lavano le mani cibernetiche delle origini del metal e propongono il loro stile da cortocircuito tra il brutal tecnico, il progressive e i Meshuggah, ormai in stato di decomposizione, ma il quale nome, come dicevo nella recensione del loro Koloss, volente o nolente viene fuori. Il loro primo full-lenght, Omnivalent riesce in qualche modo incredibile a fondere questi tre stili senza fronzoli o cattive interpretazioni. Non so se qualcuno ricorda una certa band chiamata Coprofago (no, non è il gruppo di Morandi, questi sono cileni) che aveva già provato a mischiare il rimbalzante stile Meshugghiano con suoni più death. Se li ricordate saprete che non erano affatto male ed avrete un miglior punto di riferimento per ascoltare Omnivalent che sicuramente è stato ispirato dai lavori della suddetta band ghiotta di materia fecale. I cari Anomalous partono in un tripudio di complicazioni tecniche ed accelerazioni inverosimili, con assoli fusion che si infilano tra un blast e l'altro seguiti da disparoni grossi e cattivi così complessi che farebbero squittire impaurito persino il povero Thorental. Senza dilungarmi troppo, i musicisti sono delle vere e proprie macchine perfettamente oliate e programmate. Intelligenze artificiali capaci di tirare fuori pezzi come "Demiurge", dove il brutal ed il progressive martellante ci spezzano la colonna vertebrale e ne tirano fuori materia organica indefinita. Si passa da un blast ad atmosfere industrial che passano sotto ritmiche degne dei Fear Factory per poi andare a riff complicatissimi alla Origin seguiti da una spietata batteria assolutamente priva di cuore o spirito che nasconde dentro gli ingranaggi il buon Marco Pitruzzella, non uno dei miei preferiti, ma sicuramente uno dei bacchettatori più tecnici della terra. Non parliamo neanche degli assoli perfettamente eseguiti, se pensate che i chitarristi dei Meshuggah sappiano suonare in stile fusion allora dovete davvero ascoltarvi questo disco. Non arriviamo ai livelli di Masvidal, Gobel o Bobby Koelble, ma il livello delle parti soliste è comunque alto. Sebbene il disco sia più brutal di una chiavetta Mp3 con la playlist composta interamente da pezzi di Masini, non si disdegnano momenti più melodici, "Bicufiforms: The Eternal Return" ne è un perfetto esempio. Dopo un massacro sonoro che inizia con un gravity blast degno dei Devourment, si passa a riff che sotto il l'incessante batteria nascondono un che di orecchiabile, ovviamente tutto viene poi messo a tacere da un riff un filo più groove intervallato da sweepate vertiginose, per poi ritornare con un ottimo giro melodico accompagnato da un piacevole lead. Vi è anche un break più intimo con "Mitosis", una strumentale molto ben fatta e messa al punto giusto che spezza il disco dandoci qualche breve attimo di respiro. Si nota anche una struttura progressive che tiene unite le tracce, con suoni industrial ripresi qui e lì che danno l'impressione di una certa continuità, tipica di molti prodotti del genere oltre al fatto che le tracce pur essendo lunghette (raramente vanno sotto gli otto minuti di lunghezza) riescono a tenere fino alla fine grazie alle variazioni di registro presenti in ognuna di loro.
Sarò sincero, di solito il brutal ultratecnico in stile Brain Drill, Spawn of Possesion o Odious Mortem mi fa abbastanza ribrezzo. Lo trovo freddo e privo di personalità, suonato con il solo scopo di mettere in mostra la propria bravura tecnica e spesso la complessità dei pezzi fallisce miseramente nel tentativo di produrre un qualcosa di minimamente memorabile. Non nego che anche Omnivalent condivide un paio di problemini con le suddette produzioni, per esempio gli strumenti sono di una freddezza incredibile, quasi sembrano suonati da un elaboratissimo programma musicale più che da degli esseri umani. Gli assoli sebbene come già detto siano tecnicamente molto validi, sono un po' troppo impostati come del resto la batteria di Pitruzzella che fortunatamente ci da un po' di tregua nelle parti più groove... Oddio, groove si fa per dire, è dura trovare un tempo pari qui dentro, ma diciamo che mi riferisco a quelle più ispirate alla scuola Meshuggah. Un altro punto negativo è la voce, assolutamente sotto tono e facilmente dimenticabile, un mero più che si spegne dietro la prepotenza degli strumenti, scimmiottando il Kidman dei vecchi tempi. Avrei preferito di gran lunga un growl come nei fantastici Wormed, ma vabbè tanto se la potenza del cantante non va oltre il livello "gattino appena nato" allora c'era poco da sperare. Elencati questi piccoli nei, devo dire che gli Anomalous mi sono piaciuti parecchio e che sono riusciti a fare qualcosa di personale sebbene abbiano qualcosa di "già sentito" nei loro lavori, questi signori hanno tirato fuori un disco vario ed hanno saputo unire diversi modi di intendere il metal estremo in maniera molto matura, precisa e studiata. Insomma, qui si ci da tanto affanno a promuovere quelle sbarbette dei The Faceless quando ci sono dischi del genere, suonati in modo molto più maturo e sicuramente molto meglio (sebbene a quanto pare i gruppi condividano lo stesso batterista, ma vabbè un uomo solo non fa la squadra) . Gran bel lavoro, consigliato sicuramente a tutti gli iscritti al partito della tecnica, ma anche a chi vuole semplicemente sbroccare cerebralmente mentre masturba incessantemente il suo nuovo I-Pad.
Ultimo appunto prima del voto... La copertina di questo CD fa proprio cacare, ma cos'è? La pubblicità del bambolotto Sbrodolino del 2035? Picchiate il grafico e poi lasciatelo agonizzante vicino ad uno stereo che pompa a palla un disco dei Lordi.

Voto:

8 più un I-Nose

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