giovedì 17 maggio 2012

MENO GUSTO (Parte 4 - Sorpresa, ma non troppo)

Pain Of Salvation - Road Salt Two



(niente miospazio per salvaguardare le vostre orecchie)

Appena finita la recensione dell'orribile Road Salt One dei Daniel of Salvation, ho ricevuto una rettifica da un mio compare, alla fine della recensione infatti esprimevo le mie paure per l'eventuale uscita di un Road Salt Two e... Bè è già uscito ragazzi. Senza starmi a preoccupare troppo mi sono andato ad ascoltare l'intero CD su Youtube, cosa che potete fare anche voi anche perchè spendere soldi per questo disco è come dire che veramente odiate sia la buona musica, sia il progressive e sia i vecchi membri dei Pain of Salvation.

Ma...Cosa succede alla mia psiche? Sarà che stanotte ho dormito maluccio a causa di una mazzata sul naso presa a calcetto, sarà che sono triste perchè è finito "Quello che non ho", il programma di Fazio e Saviano che se non avete visto vi consiglio di cercare subito gli episodi in streaming su La7, sarà che forse questo Road Salt Two è meglio di Road Salt One. Adesso, non è che i nuovi Daniel of Salvation siano rinsaviti, solo che almeno su questo episodio hanno provato a mettere delle tracce un po' più sensate e suonate sicuramente meglio, con dei suoni vintage leggermente più curati che non rendono l'ascolto del CD un tormento per l'apparato auditivo. Siamo sempre sullo stile "flower power che emozione, mamma mia quanto soffro aiutatemi sto male anche se guadagno facendo musica di merda sono pure ricco e lo stato svedese mi finanzia solo perchè sono un musicista".
Questo nuovo stile intrapreso dai Daniel of Salvation su questo CD ricalca quello del primo, ma diciamo che i pezzi sono un po' più curati. Niente di assolutamente memorabile, ma per esempio in "Eleven" ci sono dei passaggi decenti dal rock a stacchi più tecnici decisamente progressive e sembra quasi che padron Gildenlow si sia un attimo rimesso a posto, canta di meno e meglio. "Conditioned" sembra un pezzo di quel ciofecone di Lenny Kravitz e non va oltre quello, si fa ascoltare ed anche se avanza un po' di pretese con una parte un po' più prog, non riesce comunque a rimanere memorabile. Esperimento fallito, ma almeno il pezzo non fa venire voglia di stringere i denti, aprire le braccia a mò d'angelo e lasciarsi cadere di faccia sullo spigolo del tavolo. "Healing Now" è un pezzo aucustico senza arte ne parte, anche questo riesce a condurci fino alla fine con un giro di chitarra e basso strasentiti, triti e ritriti. Non proprio indimenticabile, come del resto un'altra sottospecie di pezzo a tema western, "To the Shoreline" che sembra sempre un pezzo degli Shaman come quello di Road Salt One, niente di che davvero, ma la produzione migliore dei suoni riesce a non farlo sembrare una flatulenza di un abominio delle più profonde grotte infernali delle Malebolge. Da dimenticare assolutamente "1979" e "Of Salt", due pezzi d'atmosfera, ma che purtroppo persino il tipo di Atmosfear (ve lo ricordate?) non potrebbe approvare per quanta poca ne creino. "The Deeper Cut" è sicuramente l'episodio migliore del disco, un bel ritmo sostenuto e una composizione ordinata, dove i cambi di tonalità e tempo riescono a non sembrare un ammasso di carne macinata buttata in un frullatore arruginito. "Mortar Grind" mi ha quasi fatto sperare in un pezzo grind, dal titolo. Non so, mi sono detto, magari Gildenlow ha veramente raggiunto il Nirvana del menefreghismo musicale, purtroppo la comune pratica culinaria non ha niente a che fare con il marcissimo genere e quindi questo pezzo è una sottospecie di incrocio tra Scarsick e i D.O.W.N, dove Gildenlow si trasforma in Anselmo su un orrido ritornello ed un altrettanto orrida chiusura. Mamma mia che schifo. Tra un intermezzo da dimenticare ed il pezzo di chiusura che è poi un outro anch'essa facilmente da buttare nell'oblio delle scarse idee, si trova "The Physics of Gridlock" un pezzo che non sarebbe neanche da buttare via se non fosse per un intralcio compositivo tra un buon ritmo e dei rallentamenti mezzo psichedelici che proprio Gildenlow non riesce a fare andare d'accordo. La parte in francese poi è ridicola, inutile ed alquanto poco dignitosa e tra l'altro la pronuncia è di un fastidioso assurdo, Daniel tais-tois pour favour.

Questo Road Salt Two... Ragazzi io non lo faccio per cattiveria, però veramente anche questo disco, seppur non sia così inascoltabile come il primo malevolo episodio della coppia, alla fine rientra nella mediocrità assoluta. Non riesco a centrare il punto della situazione, su Road Salt Two fortunatamente sono stati messi da parte i ridicoli pezzi che scimmiottano il blues e sono stati reinseriti dei giri più progressive, vera e propria matrice della band. Purtroppo i contenuti prog vengono sminuiti da un suono di chitarra non proprio appropriato e da un misto tra ritmi coinvolgenti che scadono poi in passaggi di assoluta noia. Un passo avanti rispetto a Road Salt One, ma ragazzi qui non parliamo di un gruppo appena nato, parliamo di un tizio che suona da quando aveva dieci anni. Questa coppia di dischi rappresentano quanto di più mediocre abbia mai potuto  creare in tutta la sua carriera, Road Salt Two sicuramente si fa ascoltare più volentieri, ma non è un disco che terrete nel lettore CD e non contiene assolutamente tracce memorabili che tornerete volentieri ad ascoltare. Nel complesso questo è un altro chiodo sulla bara di un gruppo che sebbene continui ad essere elogiato per la propria capacità compositiva e per l'innovazione musicale, per me è regredito in uno stato di orrore sonoro davvero difficile da trovare. Come ho già scritto nella recensione di Road Salt One, Gildenlow farebbe meglio a ritirarsi, magari si apre una bella fattoria biologica e munge due mucche, molla la cazzo di chitarra e si fa una bella vita ritirata da hippie, tanto paga lo stato. Adesso se non vi dispiace mi ascolto Close to a World Below degli Immolation per rifarmi.

Voto:

4 più tanta bontà e pietà altrimenti sarebbe stato un 2

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