venerdì 11 maggio 2012

GUARDIE E METALLADRI

Iced Earth - Dystopia



http://www.myspace.com/icedearth

Arriva il momento dell'anno in cui faccio la maratona Iced Earth. Prendo tutti i dischi fino a Horror Show e me li sparo in macchina, nelle cuffie, a casa e quando lavoravo da casa anche a lavoro, ma non vale perchè è come dire "a casa", ma non "a lavoro" insomma sono due cose che si contraddicono e... Va bene.

Ah! Mi ricordo quando ascoltai per la prima volta gli Iced Earth. Non ero che un neofita del genere ed ai vecchi tempi quando internet era ancora una frontiera inesplorata, il sito Audiogalaxy proponeva diversi gruppi alquanto interessanti misti ad altri un po' meno. Incappai nell'ultimo disco degli Iced Earth, Horror Show, con il senno di poi sicuramente uno dei loro lavori più riusciti e rimasi assolutamente strabiliato dalla potenza ritmica della chitarra, della sezione ritmica (vabbè c'erano Christy e DiGiorgio, mica Tamburello e Pisellino) e sopratutto della voce. Matthew Barlow, qui lo dico ragazzi: è stato il miglior cantante della storia del metal di stampo classico, forse del metal in generale. Non ci sono cazzi, Bruce Dickinson potrà anche spaccare i lampadari e le vetrate con i suoi acuti (per la gioia dei vetrai), ma non arriverà mai alla versatilità vocale della furia rossa Barlow. Forse solo Geoff Tate potrebbe farmi cambiare idea, ma è come rivivere Frazier - Ali in chiave vocale, pesi massimi, grossi e incazzati che si sfidano a botte di acuti e vocalizzi... No vabbè sarebbe un po' una cagata in effetti, tipo quello schifo di Spit che ora ci propinano su MTV.

Digressione Hip Hop, metallari avvisati:

Matt "Heavy FUCKIN' metal" Barlow.

Ma perchè in quella gabbia del cazzo tra i due MC e Marracash non ci ficcano dentro quattro o cinque licaoni digiunanti da un mese? Vabbè, sono sicuro che comunque basterebbe già Ensi a saziarli. Fortuna che c'è gente come Ghemon Scienz e Bassi Maestro che provano a fare qualcosa di buono con i resti martoriati del rap italiano.

Fine digressione Hip Hop.

Torniamo a noi, torniamo agli Iced Earth ed a Jon Schaffer, un uomo, un perchè. Dopo aver tirato fuori degli ottimi dischi con un cantante eccezionale, viene colpito dalla sindrome dell'11 settembre e decide di scrivere un disco a dir poco mediocre: The Glorious Burden. Complice dell'insuccesso del suddetto lavoro è la dipartita di Barlow, anche lui scioccato dagli eventi dell'attentato terroristico che ha colpito il suo paese e passato da cantante metal a poliziotto di quartiere. Mi sono sempre immaginato il vecchio Matt che becca un ladruncolo in uno di quei tipici Mall americani e gli vocalizza contro "THE BLOOD IS THE LIFE!!!" e lo inizia a rincorrere mentre il potente ritornello di "Dracula" lo segue. Ovviamente la cosa finisce con un placcaggio ed un rimprovero leggero per il ragazzetto che aveva rubato solo una scatola di Condom credendole caramelle. A parte le eccitanti avventure di Matt "Heavy Cop" Barlow, The Glorious Burden si apre con uno dei pezzi più patriottici ed insopportabili che io abbia mai ascoltato per poi andare su qualche traccia decente come "Red Baron/Blue Max" e le ultime tre. Quattro in totale per un disco davvero da dimenticare.
Dopodichè il vecchio Schaffer si mette in testa di scrivere una sottospecie di trama alla Stargate che aveva già abbozzato in Something Wicked This Way Comes che probabilmente è uno dei concept più BRUTTI della storia del metal. Una storiucola di fantascienza trita e ritrita che Schaffer ha portato avanti per ben due dischi, inutile anche il ritorno di uno stanchissimo Barlow per tirarli su, sono veramente due lavori orridi che non voglio neanche nominare per paura di rompere qualche vetro con un urlo.

Poi cosa succede?
Matt "Heavy Fuckin' Cop" Barlow

Barlow torna a fare il diaframma duro della legge (detto così suona un po' strano) e Jon Schaffer sembra rinsavire, reclutato il giovane Stu Block degli ottimi Into Eternity si lancia in quello che è il miglior disco degli Iced Earth dopo un bel po' di tempo. Metto subito le cose in chiaro, è Block il protagonista indiscusso di questo lavoro, il ragazzo dimostra grande versatilità e potenza, creando uno stile molto diverso da quello sentito negli Into Eternity, uno stile che va da una voce più bassa e roca molto Barlowiana (wiao!) ad acuti taglienti come una lama di un BIC usa e getta, tutto questo ci viene già sbattuto in faccia nell'ottima title track che a quanto pare è il seguito dell'orrido concept fantascientifico di Schaffer. La cosa che più colpisce di Block è la potenza vocale, si mangia veramente il microfono questo ragazzuolo e francamente non vedo l'ora di sentirlo in altri lavori che PREGO GLI DEI DI TUTTE LE RELIGIONI ESISTENTI non siano altri concept del filone Schaffer. Si segue con un pezzo di rara potenza, "Anthem", il pezzo anticrisi come piace chiamarlo, lento, con pochi riff, ma efficace. Qui la testa si muove ragazzi con pugni serrati e denti stretti e... No, non siete seduti sul cesso quindi smettetela di sforzarvi. State ascoltando uno dei migliori pezzi dei Terra Ghiacciata di sempre, un ritornellone davvero ben fatto. "Boiling Point" è una sfuriatona in puro stile Vengeance is Mine o Disciples of the Lie che si associa a "Days of Rage" per formare la coppia arrabiata del disco, anche se la seconda dura davvero troppo poco e suona quasi come un riempitivo. "V" è un pezzo che ricalca la nuova direzione musicale degli Iced Earth, ovvero quella power già sperimentata da Schaffer tempo addietro nei Demons and Wizards. Non che mi faccia proprio impazzire, ma in qualche modo tra un buon assolo, un ritornello canticchiabile e l'ottima interpretazione di Block, il pezzo riesce a piaciucchiarmi, forse anche perchè si basa sulla stupenda graphic novel (adesso fa figo chiamare così i fumetti grossi) di Alan Moore. Si passa a "Dark City", un pezzo davvero ben fatto basato sull'omonimo film, classico fino alla morte con il suo arpeggio iniziale che va poi ad esplodere in un ritmo power/thrash che trascina fino alla fine, dove veniamo colti dal classico corazzo power (ooh oooooh oooooooh!) su un buon riff che chiude il pezzo. Ah, se non avete visto Dark City fatelo subito perchè è un ottimo film di fantascienza. "Tragedy and Triumph" segue il filone più power della band dall'inizio alla fine, giri di chitarra molto happy alquanto alieni agli Iced Earth si riescono comunque a far apprezzare, sempre grazie al contrasto al tono potente e basso di Block. Fantastico il ritornello dove Schaffer mette in moto la sua tremenda mano bionica in triplette bestiali seguito a ruota dall'ottimo Smedley dietro le pelli (un batterista che non brilla per l'originalità, ma cazzo ragazzi è un metronomo umano!). Altra punta di diamante del disco è a mio parere la ballata "End of Innocence" che tira fuori l'anima hard rock che la band ha sempre portato con se e che non mi dispiacerebbe se ritirasse fuori più spesso. Tutte queste tracce sono prodotte ovviamente in modo stellare, trattandosi gli Iced Earth di uno dei gruppi che mi piace definire "Hollywood Metal" che mette in buon risalto tutti gli strumenti. Descrivere la tecnica strumentale degli Iced Earth è superfluo, il gruppo si basa sempre su ritmiche potenti e coinvolgenti anche se ha da tempo perso la vena un po' più "progressive" che si può trovare nei primi tre dischi, specialmente in Burnt Offerings. Alcuni pezzi, come già detto, non avrebbero reso se non ci fosse stato Block e devo comunque fare i complimenti a Schaffer per essere riuscito finalmente a scrivere dei riff decenti adatti al nuovo front-man che riesce nel difficile compito di non far rimpiangere assolutamente Barlow. Purtroppo devo proprio dirlo, ma il rovina disco risiede nella traccia "Anguish of Youth" una ballata veramente da dimenticare e francamente anche un po' di troppo. Ricalca la vecchia "Melancholy", ma il tema è assolutamente meno pressante e coinvolgente.

Adesso, questo Dystopia sicuramente non è un capolavoro, ma almeno è un buon ritorno degli Iced Earth, con pezzi coinvolgenti trattati in maniera sicuramente più curata che nei tre dischi precedenti anche se Schaffer sta camminando su una fune tenuta tesa dal nuovo Block, purtroppo i suoi nuovi riff un po' troppo happy/power in alcune occasioni potrebbero scadere nel banale. Forse dovrebbe riascoltare il remake di "Dante's Inferno" con il nuovo Stu Block e fare un po' di mente locale, se unisse il vecchio stile degli Iced Earth con questo nuovo ottimo cantante le cose potrebbero anche mettersi di nuovo bene per questo gruppo leggendario, del quale attendo curioso il prossimo disco.

Voto:

7 più un licaone

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