Disease Illusion - Backworld
http://www.myspace.com/diseaseillusion
A quanto pare il tempo ha il brutto vizio di passare in fretta ed a quanto pare, se il tempo ascolta una musica, quella è sicuramente il metal. Questo è uno dei generi che più hanno subito cambiamenti nel corso degli anni. Al nostro tempo metallaro piace andare avanti e calpestare qualsiasi cosa, qualsiasi stile e qualsiasi idea, relegando tutto alla memoria o all'immemoria. Neanche dieci anni fa, quando ero ancora uno sbarbatello alle mie prime esperienze lontano da casa mi ricordo che i fenomeni del momenti, gli svedesi di quel nuovo Göteborg sound che tanto faceva discutere! Ah! Questi svedesi! Questa Göteborg! Una nuova scuola, una nuova corrente per le tonnellate di ferraglia dal difficile ascolto! Ma chi ce lo doveva dire a noi che dal paese del mobilificio più temuto dai neo-maritati, del flower power e degli Abba dovesse uscire fuori un'ondata di metallo fuso mai vista prima? A quanto pare anche questi gruppi sono finiti in una sottospecie di alone vecchia scuola che ogni tanto viene ripreso dai più e dai meno. Questi suoni melodici che trasmettevano la freddezza cibernetica di un popolo ordinato e schematico, costretto ad interi giorni di buio o di sole, piogge ed altre condizioni climatiche poco felici. Devo dire la verità, non sono mai stato un grandissimo fan della fetta più melodica del metal svedese, ho sempre preferito gente marcia come gli Entombed , i The Crown ed i Dissection, cristiani brutti, zotici e devoti alla birra ed alle uscite inopportune. Il metal melodico svedese mi piaceva e non mi piaceva, stando sempre in bilico tra il commerciale ed il non, cadendo in definitiva disgrazia dopo che gli In Flames decidessero di diventare la versione discotecara dei Korn. Non potrò mai perdonarmi, ancora mi maledico per aver ascoltato quello schifo di The Passenger, side project che avrebbe fatto meritare al cantante degli Infiamme di essere legato alle rotaie in stile far-west.
Tralasciando le disavventure di alcuni esponenti dell'ondata svedese, per quanto quello stile potesse piacere o meno, era suonato bene, proponeva delle idee buone e trasmetteva qualcosa, devo ammettere che certe composizioni di quel periodo hanno sempre un certo effetto sulla mia psiche e quando ogni tanto ripesco qualche disco di questo ormai dimenticato genere non metto mai il classico broncio critico antipatico e finisco comunque per ascoltarlo tutto. C'erano delle idee precise ed una buona potenza ritmica che hanno contribuito a creare un suono a se stante che purtroppo è stato poi ereditato da una serie di incompetenti totali, i quali grazie all'aiuto dei soliti media d'immagine ed alla evidentissima scarsezza d'udito e gusto delle nuove generazioni sono riusciti ad imbambolare le masse. A chi mi riferisco? Ormai si sarà ben capito, ma diciamocela pure tutta: il metalcore melodico americano mi fa venire voglia di farmi calciare addosso dei palloni ricoperti di merda alla massima potenza da Roberto Carlos, il che vuol dire che non solo mi insozzerebbero, ma farebbero pure male! Come si può affidare il futuro del metal a gruppi come i Trivium Pursuit?
I Lamb of...
PPPFFFFFF AHAHAHAHAHAH!
Scusatemi, proprio non ce la faccio a scriverlo! Come si può? Sono gruppi che non hanno idea di come si componga un pezzo, sanno fare due riff in croce e pretondono... Anzi! Sono presi sul serio! Che roba eh? E pensare che al tempo i metallari si lamentavano dei Backstreet Boys, adesso si lamentano degli stessi gruppi metal che praticamente sono i Backstreet Boys travestiti da batteristi e chitarristi tatuati dalla testa ai piedi e dallo steroide facile.
Meno male... Meno male che ci sono dei gruppi come i bolognesi Disease Illusion che invece di farsi fregare da tutte ste robe nuove che non hanno fatto altro che stroppiare il suono di Göteborg, si fanno strada con il loro Backworld, un ottimo e piacevole ritorno alle migliori melodie portateci anni fa dal continente scandinavo. Fortunatamente qualcuno ha deciso di riprendere le redini del carro condotto completamente fuori strada, frustando i melodici cavalli imbizzariti e facendoli rimettere sulla retta via. Il disco in questione è pura melodia in stile Dark Tranquillity e compagni con tracce intrise di riff melodici ed un buon senso del groove che portano avanti il disco per ben dieci tracce senza risultare noioso o calante, anche perchè il gruppo è riuscito nel difficile compito di differenziare ogni traccia, rendendo l'ascolto interessante e sorprendendo l'ascoltatore con delle buone soluzioni. Si parte con "Last Murder", una traccia in mid tempo che fa subito capire con cosa avremo a che fare, puro cuore e melodia, si capisce subito che i ragazzi sanno come comporre un pezzo. I riff si intrecciano benissimo, con un lead di chitarra efficace che ci porta al ritornello per poi staccare su una martellata in doppio pedale e ad un breakdown che fortunatamente non è il solito pestare sul MI sentito e risentito. Qui i ragazzi si producono in un bel riffone che quasi mi ha ricordato gli ultimi Suffocation, tosto e melodico. Si passa a tracce come "Predator", dove veniamo assaliti da assoletti (assaletti? Va bene, va bene, posate le pietre, mi lapiderò da solo più tardi...) saltellanti e da un ottimo riffone quasi industrial nella metà della traccia che fa trasparire altre influenze non necessariamente di origine scandinava. In evidenza anche "Denied", con delle ottime chitarre che portano avanti la traccia con dei lead da grande atmosfera. "One Last Breath", la mia preferita, è veramente una gioia che mi ha ricordato i già qui recensiti Minushuman. Si parte con un giro di chitarra pulita per poi andare su dei solidi riffoni seguiti da una piacevole tastiera, ottimo anche il crescendo che porta al ritornello, davvero ben fatto. "The Truth" al contrario, porta quasi echi doom, con tastiera e voce pulita che fortunatamente non è la solita vocina da ragazzetta quindicenne ai suoi primi saldi da H&M, ma è un bel profondo baritono che poi passa con leggerezza allo screaming furioso intrecciandosi alle melodie delle chitarre ed alla spinta della batteria. Anche la chiusura con "Light on this Earth" è un degno epilogo di un ottimo sussegursi di pezzi, con piacevoli parti di tastiera ed un ritornello condotto da un lead che si incastona su un doppio pedale come un freddo gioiello sulla corona di ghiaccio di uno spietato dio criocibernetico, per poi andare su un accellerazione che si ferma poi su un potente finale che lascia alle note della tastiera e di una chitarra semi-aucustica il piacere l'epilogo di un ottimo disco.
Lo ripeto nuovamente, sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla diversificazione delle tracce, ognuna ha le sue particolarità ed i suoi ritmi e sono tutte suonate molto, ma molto bene. Non hanno la complessità di tempi dispari ed altre menate simili, ma non pensate di potervela cavare con pochi ascolti, le tracce sono composte molto bene e ci vuole un buon orecchio per assimilarle ed apprezzarle pienamente. Ovviamente lo strumento che più del metallo della morte melodico è sempre stata la chitarra e devo dire che in questo caso il plettroso melodizzante non delude ed adempie appieno ai suoi compiti da samurai, creando ottime strutture con dei riff suonati molto bene e che potrebbero dare una bella lezione su come si scrive un riff melodico a parecchi di quegli idioti tatuati e palestrati dei neo-idoli americani. Anche gli assoli, messi nei punti giusti, seppur non ultra-tecnici o studiati, non guastano mai e nella loro onestà riescono a spezzare bene le tracce senza risultare troppo invadenti. La sezione ritmica anche merita la tuba ed il monocolo, incedendo con una precisione letale su ogni pezzo, ottimo il lavoro della doppia cassa per la batteria che si produce in ottimi fill e spedalazzate matte ai limiti della polpaccite che non penso sia un vero termine medico, ma non ho tempo di andare a leggermi il libretto di un disco dei Carcass adesso, seguita dal basso come un ombra benefica che ne aumenta ed amplifica la potenza. Altro grande lavoro lo fa la voce. Porca vacca che potenza! Bella prova davvero, un'ottima prestazione mai sottotono che si fa sentire su tutte le tracce e che senza ricorrere ad artifici falsi in falsetto riesce ad interpretare molto bene tutti i momenti del disco. Non sono mai stato troppo convinto dei cantanti di questo genere, i quali tendono a cadere dietro il resto degli strumenti o a sovrastarli con una logorrea insopportabile, mentre il cantante dei Disease Illusion riesce a ritagliarsi il suo giusto spazio e ad andare in perfetta sintonia con il resto della band. Anche le tastiere che sono un sottofondo riescono ad aggiungere quel tocco di atmosfera in più del quale sicuramente si sentirebbe la mancanza se non ci fosse. In generale comunque si sente che il gruppo ha lavorato molto bene insieme, senza voler far emergere nessuno dei musicisti più degli altri e riuscendo a raggiungere un ottimo rapporto tra gli strumenti, cosa che gradisco sempre in una band. Complice di tutto anche la professionalità con la quale è stata gestita la produzione del disco, fatta sicuramente da persone competenti e che hanno inquadrato benissimo il genere suonato da questi ragazzi.
Che dire? I Disease Illusion vengono fuori con un'ottima prova d'esordio, un disco che se è riuscito a piacere a me che non sono mai stato un grande fan di certi gruppi melodici, direi che non potrà che fare la gioia di chi invece auspica il ritorno ai fasti svedesi di un tempo. Non posso certo dire che Backworld proponga qualcosa di originale, ma almeno è un disco suonato bene e sopratutto con passione, probabilmente i Disease Illusion potrebbero anche sorprenderci in futuro, incanalando comunque le loro influenze, ma trasformandole in qualcosa di nuovo e personale. Molti diranno che questi ragazzi stanno proponendo una musica vecchia di un po' di annetti, ma che cazzo alcuni gruppi di merda suonando un solo accordo per tutto un disco pretendono di essere innovativi e si beccano dei gran voti quando meriterebbero di essere legati alle inferiate di un campo da tennis di fronte ad un Rafael Nadal idrofobo con almeno trecento palline a disposizione (oggi sono in vena di torture sportive...). Questi ragazzi fanno della gran musica e si sente che la suonano con passione, invece di parecchi altri che si appendono una chitarra al collo solo per farsi vedere su un palco un paio di volte e rimediare qualche ragazzina impazzosa, suonando pezzi senza arte ne parte e senza una precisa direzione compositiva. E poi che cazzo, quando un disco è suonato bene, riesce a dare linfa per ben dieci tracce ed ha una produzione eccellente, non si può far altro che apprezzare lo sforzo fatto dal gruppo che lo ha concepito.
Voto:
8 più la ö di Göteborg
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