martedì 31 gennaio 2012

HEAVY METEO

Wolves in the Throne Room - Two Hunters

Sito internet della band.

E' così come una furia karmika, dopo tanto postare sul clima canadese, la neve è arrivata anche qui dove abito. Fiocchi scendono come fate morenti su una tomba di grigio asfalto, ingolfando macchine e facendo partire la classica gara di scivolate artistiche con conseguente voto per il miglior tonfo di culo. E' una disciplina tipica di queste zone della quale, tra l'altro, posso definirmi un'esperto, avendo
collezionato cadute all'indietro per anni.
Venendo da un posto caldo del sud della nazione non sono molto abituato alla neve, difatti ogni volta che metto piede sulle bianche strade inizio ad assumere una strana camminata pinguinesca che viene di solito accompagnata da brontolii da vecchio meteoropatico.

Ebbene sì, oltre ad essere simpaticissimo, sono anche meteoropatico.

Purtroppo quando ci sono cambi climatici il mio umore ne risente parecchio e non c'è niente da fare. Inizio a suonare melense melodie in minore, il caffè non mi fa effetto, gli occhi mi scendono a livello narici ed inizio ad ascoltare musica da vecchio cowboy, come Johnny Cash o Mark Lanegan cercando di evitare il metal con ogni mezzo possibile. Questo perchè quando si tratta di creare musica depressiva, il metal non ha rivali. Scordatevi le energetiche cavalcate del power o il ritmo travolgente del thrash, le sfuriate ritmiche del death metal o le incazzature demoniache del black. Questa è tutta roba che da energia e positività, allegria e gioia di vivere, che si suoni di draghi scuoiati vivi, di sbronze al limite della velocita, di corpi maciullati nello spremiagrumi o di invocazioni dello spirito di Scalfaro, quando fuori il tempo ti atterra e la bufera di neve sembra ghiacciarti il cuore, c'è solo un genere metalloso che può accompagnare la meteoropatia: il doom.

Ed a me il doom non piace.

E' lento, è palloso, i pezzi di solito durano venti minuti e sono di solito costruiti con due riff messi in croce e in periodi di cambio climatico mi fa passare dal meteropatismo al meteorismo. Mi sono sempre chiesto come fanno i chitarristi doom a suonare dal vivo sempre lo stesso riff per mezz'ora poi sono arrivato ad una conclusione: sono loro i veri heroes della chitarra, quella è vera abilità e concentrazione, dedizione zen allo strumento ed alla musica che suonano, una totale abnegazione dell'essere e l'inserimento dello spirito in quei due accordi, un lavoro da fabbro che batte il ferro sull'incudine come un automa. Onore e gloria a loro che quando il metronomo supera i 40 bpm si appendono alle maniglie di sicurezza come le nonnine, che quando sentono un beat thrash farebbero scattare l'autovelox e toglierebbero punti dalla patente del batterista.

Io non ci riuscirei a suonare così, neanche quando il meteo accompagna le mie uggiose ed umorali giornate.Ma cosa allora? Quale gruppo può accompagnare la mia scarsa resistenza alla tirannia climatica che ci opprime? Cosa può farmi dire con cazzutaggine "Winter is coming!" o farmi immaginare di essere in una baita di montagna, avvolto dalle intemperie, mentre mi mangio qualche squisito animale selvatico in via d'estinzione come farebbe il buon vecchio Bear Grylls?

Recentemente ho scoperto un gruppo americano chiamato Wolves in the Throne Room ed ho ascoltato il loro Two Hunters. Devo dire che la loro musica mi ha fatto avere la sensazione di essere avvolto da una bufera bianca, di essere avvolto da un manto candido e di andare lentamente in un terribile sonno ipotermico, mentre tutto diventa silenzioso ed il mondo intero viene ricoperto da neve assassina, sobria e lenta nel suo muto cadere.

E' la fine.

Ascoltate la traccia I Will lay down my bones among Rocks and Roots (ma perchè non I WIll Lay down my Bones, o I'll lay down, o Rocks and Roots o semplicmente BONES?) per capire che questi musicisti hanno probabilmente registrato il loro disco sulle vette più alte degli Stati Uniti, mentre i loro strumenti gridavano al cielo, liberi e primordiali. Il lento incedere della batteria e delle chitarre diventa morte bianca verso la metà del pezzo, chiudendoci in un mondo ghiacciato, dove solo un fuoco creato all'interno dell'anima può salvarci dal gelo eterno. Il fuoco dell'anima o Bear Grylls ovviamente. Lui probabilmente riuscirebbe a mangiare delle feci di orso polare, alterando così il suo metabolismo sopravvivendo al cataclisma. Ah! Se solo sapesse di tutti quei tizi che hanno mangiato il Winner Taco!
Lo studio di registrazione dei Wolves in the Throne Room.

Lasciando perdere le abitudini alimentari di Grylls e passando a quelle musicali dei Wolves in The Throne Room, dovete sapere che il gruppo è formato prevalentemente da due fratelli che coinvolgono nei loro dischi vari musicisti ospiti ed anche se a quanto pare non amano essere rinchiusi in definizioni di genere, si può dire che ciò a cui più si avvicinano sia un black metal atmosferico. Tutto questo senza dipingersi la faccia di panna o scomodando Satana o altri personaggi della cricca infernale. I tizi in questione infatti sono dei cari amici flanelloni, dal jeans e dalla maglietta Angeliana che amano starsene appoggiati all'ombra degli alberi o magari starsene seduti su divani comodi comodi mentre guardano un documentario naturalistico e pensano al prossimo pezzo da comporre.
Il loro Two Hunters è un disco composto da quattro tracce della media di 10 minuti l'una e che fanno ricordare le idee degli Agalloch e dei 3rd and the Mortal mischiandole ad alcune accellerazioni black metal d'effetto, creando una musica interessante ed assolutamente evocativa. Si parte con la strumentale Dia Artio, dove un muro di chitarre semiaucustiche si innalza dietro ad un suono da frequenza radio, in un lento echeggiante incedere di batteria. La seguente Vastness and Sorrow invece è il pezzo "arrabbiato" del disco, ma non aspettatevi un black metal aggressivo ed incazzato perchè anche nelle parti veloci è sempre la melodia di sottofondo a padroneggiare. Le chitarre infatti, non proprio in primo piano, ci accompagnano in una fredda ninna nanna mentre una voce proveniente da chissà quale caverna in cima a chissà quale montagna, ci entra nelle arterie e le ghiaccia piacevolmente. La traccia si sposta su ritmi più cadenzati verso la metà, la voce scompare e si viene di nuovo portati per mano dagli strumenti, per poi tornare alla furia tempestosa dell'inizio.
Cleansing si apre invece con una parte strumentale simile a quella di Dia Artio, ma con un cantato femminile che mi ha ricordato i già menzionati norvegesi 3rd and the Mortal  e che poi lascia spazio a nuove grida primordiali, blast beat e melodie in tremolo picking che sarebbero una delizia anche per il palato fine del nostro Grylls.
Il disco si chiude con la già menzionata I Will lay down my bones among Rocks and Roots (titolo copiato ed incollato da sopra per pigrizia) che è un assoluto capolavoro e degna conclusione di un'ottima opera. La chitarra pulita dell'inizio che si mischia con il vento di sottofondo, lascia spazio ad un lento incedere seguito da una parte più veloce e che verso il decimo minuto si trasforma in un ritmo trasportante che evoca la nostra natura più antica, istinti di sopravvivenza e fa venire voglia di avere sempre un San Bernardo con tanto di tanichetta di alcool attaccata al collo, come nelle migliori tradizioni. La traccia chiude su un sottofondo di chitarre con la suadente voce della cantante che ci accompagna fino alla totale ipotermia, lasciandosi dietro nient'altro che un cinguettio di uccellini, che probabilmente diventeranno il pranzo del nostro caposcout inglese preferito.

Bear Grylls, dopo il finale di Two Hunters.
Trattandosi di un disco dai suoni prevalentemente atmosferici, la tecnica strumentale è messa in secondo piano, quindi scordatevi assoli o tempi intricati. Qui si parla di puro accompagnamento strumentale che lascia spazio a sperimentazioni sonore, dove l'ottima produzione riesce a creare quel muro di suoni da radio rotta misti alla melodia chitarristica. L'uso della voce femminile mista al cantato black è unita alla perfezione senza sbalzi improvvisi o pacchiani accordoni powerchords, il tutto va avanti in modo naturalissimo. Di solito non sono un grande amante della doppia voce, ma i Wolves in The Throne Room sono riusciti a convincermi e devo fare loro i complimenti per aver saputo usare lo stracopiatissimo binomio uomoincazzato/donnasoave in modo intelligente a differenza di  molti gruppi che ostentano soluzioni poco brillanti e ripetitive, spesso affidandosi alla bellezza della ragazza microfonata (Lacuna Coil? Vabbè, ci sono i post Meno Gusto pronti per loro...) o a produzioni di un fasullo digitale unico, che mirano solo a stupire l'ascoltatore con tastierone o chitarrone sparate al massimo.
Il disco in questione secondo me è stupendo, mi ha coinvolto dall'inizio alla fine senza farmi pesare la lunghezza dei pezzi o le sperimentazioni. Non c'è stato un singolo passaggio che mi abbia fatto dubitare della qualità del lavoro, tutto è messo al posto giusto al momento giusto, mettendo in evidenza una grande capacità compositiva da parte dei fratelli Weaver ed altrettanto carattere dei musicisti ospiti nel saper interpretare una musica non certo facile.
Se vi siete rotti le scatole di quei melensoni scassaballe degli Opeth o gli ultimi lavori degli Agalloch proprio non vi sconfiferano, allora è venuto il momento di ascoltare questo gruppo. Lo consiglio vivamente anche a chi piace la buona musica, ma magari non ascolta metal perchè comunque i Wolves in the Throne Room farebbero bella figura nella collezione di qualsiasi ascoltatore che abbia del gusto. Se poi di gusto non ne avete, allora potete tranquillamente bervi dell'urina di serpente mista a del vomito di scimmia urlatrice.

Voto :

10 più un pupazzetto di Bear Grylls.

P.S

Colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone ed i bot che hanno visitato il blog finora facendogli raggiungere la quota di 363 visite in questo primo mese di vita.

2 commenti:

  1. Questo disco è un capolavoro e vorrei poter dire la stessa cosa della recensione, ma... (jokin')
    Da zelante sostenitore dell'abissale e nerissima disperazione fatta musica (e chi mi conosce sa che questo è un eufemismo), non posso che apprezzare questo e, invero, anche tutto il resto della discografia targata WitTR (con un particolare orecchio di riguardo all'ultimo lavoro, Celestial Lineage).
    In ogni modo: ottimo blog-recensore. Continua così e stupicisci con altre urticanti perle oscure della più arcana delle arti.

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  2. E' sempre un piacere ricevere apprezzamenti da un gentiluomo come leimesser Beltrami :D Non mancherò di recensire altri abissali capolavori del genere.

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