venerdì 20 gennaio 2012

GIOVINI D'OGGI

Tesseract 


http://www.myspace.com/tesseract

Vi ricordate le chitarre biforcute con le quali ci potevi raccogliere il fieno o usarle come gigantesche forchette per aperitivi a Brobdingnag? Vi ricordate i furiosi capelli ricci lunghi, che alcune persone riuscivano a far oscillare sopra la loro maglietta dei Megadeth con un ritmo quasi ipnotico? Vi ricordate le chitarre a sei corde e le voci roche da bimbo rachitico dispettoso dei gruppi pizza cum birra e thrash? Rammentate? State scavando nel fondo dei ricordi? Quei bei giorni di quattro quarti sempre graditi, gli assoli senza fronzoli modulistici e cromatici che prima facevano sbavare i gilettati giubbottari dai jeans strappati e dal patchwork colorito? Rammentate? Vi state immergendo in una virtuale fase proustiana, mentre il sapore del metal vi riporta indietro a quando eravate bambini e vostra zia vi faceva ascoltare Hangar 18, Raining blood o Creeping Death? State viaggiando indietro nel tempo per riportare a galla ricordi perduti?

Io no.

Francamente non ho iniziato ad ascoltare metal prima dei diciassette anni, quando la musica rap, dopo un grande periodo d'oro negli anni 90, si è trasformata nel figa-tette-culo-anchesemispariinfacciasessantaseivolteiosonogrossocazzutoesopravvivo-holamacchinacoirimbalzantipienadiragazzechetulanottetisogniagitandotitralelenzuola, trascinando la maggior parte dei rapper in quel cataclisma commerciale da R&B di bassa lega che è più comunemente conosciuto come MTV.

Ma per la miseria! Ma cosa sto facendo? Sto parlando di rap su un blog metal! Verrò dato alle fiamme dai possenti dei del metallo! Mi sto cagando sotto ragazzi, è meglio che la smetta se non voglio essere affogato nell'olio per muscoli spremuto dal corpo del nerboruto Joey DeMaio.

Chiedo perdono... si quel che è fatto è fatto io però chiedo
Scusa... regalami un sorriso io ti porgo una
Rosa... su questa amicizia nuova pace si
Posa... 

Tiziano fuckin' Xdono Ferro baby! Uno che fa Ferro di cognome non può che essere metallaro. Fatevene una ragione, qualsiasi ascoltatore della powerchordiana musica vorrebbe avere cognomi come Hammett, Anselmo o Ferro. Se poi è black metal e si chiama Luciferro allora è il top.
Ecco, il periodo in cui ho iniziato ad ascoltare lo metallao meravigliao è proprio quello in cui Ferro fece uscire quella canzone, che alcuni osavano definire R&B sulla scia di altri pezzi commerciali del genere dal canticchiamento facile che per carità, comparati a Lady Gaga o ad altre oscenità musicali odierne potremmo anche definirli decenti.
Le mie proustiane memorie partono con i Terra Ghiacciata di Giovanni Sciaffero, con i Morte dell'ormai passato a miglior vita Ciro Sciulladi, qualche pezzo dei Cinico di Paolo Masidale (ancora troppo intricati per le mie povere orecchie abituate ai quattro quarti rappettosi) ed i più commerciali Sistema del Sud di Sergio Tanchiaro (i quali mi ridavano fiducia dopo che avevo girato intorno allo stereo mentre suonava il disco dei Cinico come una scimmia che viene messa vicino ad una bomba atomica.) Bei tempi quelli, quando tutti i metallarotti in erba come me tentavano di ascoltare i Teatro del Sogno e capirci qualcosa del nonsense chitarristico di Giovanni Littlestones e che per i quali un disco dei Lanciasaette o dei Cadavere Cannibale erano il top del metallo mortale.

E poi racazzi, no timetichiamo cruppi ti Svetzia.

Gli svetesi che nel 2000 cavalcavano la scena come delle valchirie incazzate per il ciclo in ritardo (chiedo scusa alle signore per la similitudine) con gli In fiamme, i Nera Tranquillità e gli Opeth, ormai tutti svenduti al miglior offerente (seriamente, ma lo avete ascoltato l'ultimo degli Opeth? Io no). E poi passando dai migliori Smembramento, Dissezione e Sotterramento verso i Dolore della Salvezza, anche loro decaduti grazie ai vegani deliri da figlio dei fiori del loro leader ed infine gli instancabili carpentieri del metal moderno: I Follia, che per comodità chiameremo Meshuggah.

I Meshuggah, partiti dal canonico thrash degli esordi, ispirato in larga parte alla Bay Area, si sono poi trasformati in una sorta di "Pantera si fanno un caffè agli acidi con H.R Giger" con il disco Destroy Erase Improve, che con cibernetiche chitarre a sette corde univa riffoni degni del compianto Dimebag Darrell a ritmiche del tutto fuori da qualsiasi linearità celebrale ed assoli fusion che molti definirebbero erroneamente jazz-metal, non capendo che il jazz metal è solo la pronuncia emiliana di Death Metal (soc'mel!). Non contenti di aver reinventato un modo di suonare il genere, i cari svedesoni dalla larga mascella, dopo un'altra mazzata sonica di nome Chaosphere hanno deciso che sette corde erano troppo poche, che i ritmi non erano abbastanza complessi e che i loro pezzi erano troppo facili da ascoltare e quindi una volta fattosi costruire delle mostruosità chitarristiche ad otto corde hanno tirato fuori Nothing, un disco che definire metal sarebbe come definire il capitano Schettino un cuor di leone.

Ed è così che i Meshuggah sono riusciti piano piano a diventare una fonte di ispirazione per alcuni nuovi gruppi, per quei giovini metallici che adesso non sono più i jeansati smanicati dalla permanente olografica, dalle chitarre biforcute e dal facile gesticolamento da scongiuri, bensì dei sette o ottocordisti affamati di tutto ciò che è poliritmico, tanto da essersi iscritti tutti al politecnico con l'erronea convinzione che fosse un posto dove ti insegnassero un tipo di metal ancora più complesso. Sono quei giovini che adesso che se gli dite che avete una sei corde e che vi piace la scala pentatonica vi guardano come se aveste appena detto di esservi fumati il vostro gatto mentre vi facevate portare in macchina dal vostro cane neopatentato. Quei giovini che tra i loro dischi metal hanno anche quelli dei chitarristi fusion e jazz più noiosi della terra e che se li fanno piacere a forza pur di sembrare degli intenditori. Quei giovini per i quali i Metallica ed i Megadeth sono roba da vecchi e che per i quali la maglietta dei Gojira rappresenta il miglior capo di vestiario mai acquistato. Sono quei giovini come i TesseracT che presa la staffetta del fantastico Nothing dei loro idoli svetesi, hanno proposto il loro personale approccio a questo nuovo modo di intendere questo sotto genere del metal, che da quanto ho letto ha anche un nome: djent. Quanto sò ciovine eh? Cioè sò proprio fort'!

Djent.

Devo dire di aver ascoltato un po' di queste giovini promesse del djent...

No.

Sti cazzi, mi rifiuto di scrivere questa onomatopea, mi sa di acne giovanile... Definirò tutto questo tipo di musica dai riff elastici come il Dosso Metal. Il Dosso Metal è quel genere dove gli accordi  ed i giri di chitarra vi fanno sobbalzare come il classico rialzamento stradale, usato per evitare eccessi di velocità nei centri abitati e per fare arricchire i gommisti.

Tipico schema grafico del Dosso Metal.


Diversi gruppi si sono cimentati nel Dosso Metal, ma devo dire che tra i vari Periphery, Born of Osiris ed Vildhjarta, i TesseracT sono l'unico gruppo che non solo sembrano i Meshuggah, ma sembrano anche i TesseracT.
In questa massa di Dossi non uniformi che compongono questo nuovo invadente stile, gli inglesi TesseracT sono gli unici che a mio parere riescono a far trapelare della personalità, che se viene già fuori nel primo lavoro della giovane band, allora non potrà fare altro che migliorare (salvo commercializzazioni, dopotutto sono sotto la Century Media...).
Il disco propone i riffoni tipici del Dosso Metal, ma li unisce a delle atmosfere più intime rappresentate da arpeggi di chitarra pulita sotto la muraglia sonora e ed un cantato pulito al di sopra dei soliti vocalizzi da teenager che scopre i suoi genitori fare sesso sul divano. La voce infatti si tiene su un pulito di buona qualità che passa allo scream solo in rari casi e senza fare della gridacce forzate che sembrano quelle di uno pterodonte che viene preso da dietro da un tirannosauro miope ed arrapato.
Il cantante, vero punto di forza del gruppo, riesce a creare atmosfera con un timbro sonoro piacevole come in Lament o in vocalizzi in sottofondo come in Nascent e passa a stili un po' più pop in Acceptance, riuscendo comunque a creare delle melodie su dei ritmi difficili e non lineari. E' difficile che una voce un po' troppo da teenager mi piaccia, ma sto ragazzo oltre ad adattarsi perfettamente all'atmosfera di ogni pezzo del disco, trova anche delle buone soluzioni per le sue linee vocali che riescono a non farmi venire voglia di anfibiarlo in faccia stile Hulk Hogan e che anzi mi hanno accompagnato per tutte notti della mia scorsa estate lavorativa. Comunque devo ammettere che non mi dispiacerebbe se nel prossimo disco il giovane si presentasse con un timbro vocale un po' più maturo, ma è una mera questione di gusti e non di abilità musicali di questo acerbo sbarazzino.
L'ottimo cantato si poggia sui suddetti riff più elastici di un eccesso di whiskey tra lo stomaco e la gola, che invece di essere eccessivamente aggressivi, si concentrano su melodie orecchiabili che mi hanno ricordato quanto fatto dai Meshuggah nel finale di Straws pulled at Random, creando un suono melodico e torreggiante allo stesso tempo.
Il disco, dopo le due ottime Lament e Nascent, parte in un mini concept di sei traccie chiamato Concealing Fate che penso parli di una separazione tra amanti etero o gay, va bene tutto, qui nessuno si fa problemi a parte Joey DeMaio che quando si unge vuole vedere solo donne semi nude sedute in pose sexy su dei chopper. Durante queste sei tracce del concept spesso le chitarre distorte si fermano per dare spazio ad arpeggi in pulito che spesso diventano un piacevole sottofondo, ricordando un po' i loro connazionali e ormai nonni Pink Floyd, probabilmente fonte di ispirazione nella creazione di alcune atmosfere del disco. Basta ascoltare tracce come Perfection, dove i due suoni di chitarra riescono ad intrecciarsi senza confondere e soprattutto in completa armonia. Presenti nel disco anche dei momenti come Deception dove il gruppo parte in meshuggose sfuriate e si lascia alle spalle cantante ed atmosfere per poi tornarci subito dopo con incredibile abilità. Onore al merito anche al batterista della band che anche seguendo lo stile del patrono Haake si lascia spesso andare in fill più personali e meno freddi, allontanandosi un po' dalla figura di uomo/drum-machine propria dello stile poliritmico. Intessante anche la maniera progressive in cui queste sei tracce del mini concept sono messe all'inteno del disco, riprendendo riff e ritornelli da pezzo in pezzo creando quell'unità tipica dei lavori prog. Il gruppo si lascia andare anche in un omaggio a Sol Niger Within di Thordendal nella strumentale Epiphany, che pezzotta un po' il lavoro del chitarrista dei Meshuggah, ma senza plagiarlo totalmente. Chiuso l'ottimo mini concept, i TesseracT si fanno ancora sentire con due ottime tracce, la furiosa Sunrise e la più melodica April.
Purtroppo, anche se quest'idea del concept all'interno del disco non è male, non posso fare a meno di far notare che forse questo allunga il brodo in modo un po' eccessivo. Sono undici tracce ed Eden, il pezzo finale da ben nove minuti, dopo quattro tracce del disco e sei del mini concept potrebbe un po' stufare. I TesseracT sono sicuramente stati intraprendenti in questa scelta, però essendo questo stile del Dosso Metal un po' ridondante, rischiano di perdere fluidità e di far stufare i più (me compreso ovviamente, altrimenti non lo scriverei), che potrebbero fermarsi dopo il mini concept o magari ascoltare anche solo quello. Probabilmente è frutto di inesperienza e di voglia di riempire il disco il più possibile, che è tipico di alcune nuove band che si lanciano nei generi più tecnici. Comunque non è un guaio, dopotutto la gioventù è bella proprio per questa esuberanza e personalmente penso che i TesseracT, se non si montano la testa e rimangono con i piedi per terra, faranno sicuramente vedere veri fuochi d'artificio in futuro.
In conclusione devo dire che se i Meshuggah avessero un cuore umano sotto i loro ingranaggi di cyborg nordici, sicuramente batterebbero al suono della musica dei TesseracT, i quali riescono a creare quell'atmosfera da strada piena di buche messa su un paesaggio primaverile, dove mentre si ammira lo sbocciare dei fiori, il sole ed il cielo azzurro non si può far altro che sballonzolare al ritmo delle povere sospensioni pensando alla diabolica risata del gommista che ci aspetta strofinandosi le manine.

Voto:

8 più dell'olio per ungersi i muscoli usato da Joey DeMaio.

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