mercoledì 18 gennaio 2012

FUCK OH! CANADA! (Parte 2)

Martyr - Feeding the Abscess


http://www.myspace.com/martyrcanada

Il freddo fa venire fame. Quando quella brezza gelida prende gentilmente a ceffoni i nervi facciali, mentre dei rozzi moncherini vengono fuori dalle tasche del cappotto e con occhietti si guarda attraverso la sciarpa verso caldi orizzonti, quando persino il posto di lavoro diventa una Itaca agognata, ecco che arriva. Fame! Lo stomaco, fregandosene giustamente della poverissima colazione all'italiana di dieci minuti prima, inizia a protestare peggio di un parlamentare alla proposta di un taglio al suo stipendio. E così, ci viene voglia di uno spezzatino al magma, o di un'ottima banana flambè, oppure di un po' di pesto di vulcano che non guasta mai. Qualcosa per far tacere il parlamentare dentro di noi e farlo stare caldo. Molti rivoluzionari anarchici universitari proporrebbero un lancafiamme, o il napalm che si sa che al mattino presto è sempre molto piacevole da odorare, oppure proporrebbero fantastici ed ottimi aperitivi sociali a base di plancton (perchè è alternativo) per tentare di placare l'esserino a bocca spalancata dentro di noi. In realtà, anche se il plancton non è affatto male, specie se accompagnato con degli ottimi grissini al kamut, la cosa che farebbe felice il piccolo e chiassoso parlamentare sarebbe avere qualche privilegio e farsi dei bei tortellini in brodo caldo artigianali a soli cinquanta centestimi in una bella trattoria,  gozzovigliando a bocca piena, già pregustando una bella dormita in aula a Montecitorio mentre il primo ministro canta una ninna nanna fatta di complicate riforme e termini in lingue straniere che tanto manco si conoscono. Tutto questo mentre i poveri disoccupati si stampano sulle vetrine delle interinali come la piccola fiammiferaia su quella del pasticciere, e chi lecca il vetro e chi, con feticismi diversi, lecca il culo o i piedi a seconda delle occasioni, in qualche modo tutti riescono prima o poi a sfamare la belva dentro, magari anche solo con il contenuto delle parti del corpo menzionate (Yuk! Che schifo!) e così si riesce a sopravvivere al tremendo sottozero, che ogni inverno ci sfida in un Kombattimento Mortale dalla orrorifica Fatalità...

Vittoria Sfolgorante!

Ma cosa mi lamento del freddo io, italiano dalla panciotta calda, dal clima mite, dai baffotti arricciati, dal mandolino facile, dalla eccessiva chiassosità e dalla gestualità più varia e complicata di quella della dea Kalì? Cosa deve dire il povero Canadese, per esempio? Lui che è costretto a combattere contro smilodonti del Pleistocene per andare a lavoro, con la stessa pala con la quale ha tolto tutta la neve dal suo cortile (tra l'altro) e guidare per chilometri e chilometri di bianco ancestrale per ritrovarsi infine nel suo caldo ufficio, dove probabilmente poggiata la pala sporca di sangue, fasciata alla bene e meglio la ferita procurata dai denti a sciabola della bestia appena messa in fuga (non lo si ammazza così facilmente uno smilodonte, se no mica avrebbe un nome così strano ed altisonante! Smilodonte!), consultatosi con i colleghi sopravvissuti ai vari incontri con la fauna del luogo e fatto un brindisi con dello sciroppo d'acero a quelli caduti, si siederà finalmente sulla sedia della scrivania e comincerà la sua dura giornata di lavoro ed alla prima distrazione del capo googolerà la parola "smilodonte" per saperne di più. In seguito, durante la mensa si potrà finalmente godere un ottimo pranzo canadese e mettere a tacere il suo piccolo parlamentare, che è meno protestoso del nostro, ma potrebbe avere un irritante accento francese a seconda dei casi.
Ma cosa si mangia in Canada? Cosa degustano i nostri cari amici dalla foglia rossa? Leggevo da fonti non proprio invincibili che ci sarebbe la carne di pulci d'alce, da provare assolutamente, dicono che i piccoli insetti siano come i canditi solo che è dura tirarli fuori dopo mangiato, anche col filo interdentale. Se devo dire la verità pensando ad un piatto tipico canadese l'unica cosa che mi viene in mente è una bacchetta che si agita furiosamente su un cimbalo, producendo quell'invadente suono caro a tanti metallari e che sazia la voglia di distruzione e di violenza musicale programmata con la quale i canadesi ci deliziano da anni.
Daniel Mograin, attuale chitarrista dei Voivod ed ex turnista dei Gorguts per esempio, dopo un'indigestione di carne alle pulci d'alce che lo ha colpito mentre si esibiva dal vivo, decise di tirare fuori un disco di metallo della morte tecnico da leccarsi i baffi macchiati di sciroppo d'acero. Fu così che, dopo una lavanda gastrica ed un periodo passato con il vecchio collare antipulci del suo cane Cygnus-X, il buon Mograin ed i suoi Martyr iniziarono a scrivere quel gran disco che è Feeding The Abscess.
Mograin colto da indigestione di carne alle pulci d'alce durante un live.

In un periodo di gioventù, durante il quale cercavo qualsiasi gruppo death con suoni di chitarra poco ortodossi e sapendo che in Canada c'era questa speciale pietanza a base di sifonattieri che faceva creare ai musicisti dei dischi assolutamente incredibili, concentrai i miei sforzi di cliccheggiatore accanito su tutti i gruppi che provenivano dalla innevata niagarosa nazione.
Fu così che incappai nell'ascolto di Silent Silence, una delle tracce di Feeding the Abscess e rimasi assolutamente preso dal riffone rimbalzante che apre la traccia e dal resto delle evoluzioni tecniche, tempi assolutamente storti e giri di basso spettacolari che la compongono. Era una specie di Voivod che incontra Cynic e che gli dice, "ti presento una mia amica svedese, bellissima, ma occhio che c'ha dei tic abbastanza pesanti, quindi non scoppiare a ridere come un fesso come fai di solito. Trattieniti!" e fattogli questa raccomandazione, gli presenta i Meshuggah. Cynic, abbagliato dalla bellezza svedese ed essendo un po' strano pure lui, ci si accoppia e dopo una notte di sesso selvaggio hanno un bambino che chiamano Martyr, che  verrà cresciuto da Voivod perchè Cynic morirà tristemente in un incidente pop-fusion e Meshuggah tornerà in Svezia dai suoi, per poi chiudersi in un convento di suore ottocordiste.
Dopo questa love-story è facile immaginare l'ordinato caos sonoro allo stato puro del bimbo Martyr.
Lo dico subito: la chitarra è una meraviglia. Parte in tecnicismi e chiude in accordi dissonanti, divertendosi con sincopati e ritmi dispari, circondando l'ascoltatore da ogni direzione come un gruppo di agili ninja, colpendo con freddezza precisione l'ignaro orecchio ed anche se personalmente non amo troppo i piripirismismi, Daniel Mograin e Martin Carbonneau (l'altro chitarrista) riescono a risultarmi piacevoli nel loro stile che non prende un attimo di respiro, ma che non stanca grazie ad un suono pulito e comprensibile che crea delle strutture ordinate, le quali non scadono nel solito turbinio da riffologo loquace e che non si producono in miliardi di note insensate o smanicate incredibili al limite del MI cantino. Parlo di un'ottima costruzione dei riff, che si alternano tra accordi e scale, suonati con grande precisione ed applicando le dissonanze tipiche dei Voivod alla velocità ed alla tecnica facendomi davvero sospettare che sti canadesi abbiano delle pulci primordiali in corpo, parassiti beningni che alimentano la loro potenza celebrale e velocità manuale. Basta ascoltare tracce come Nameless, Faceless, Neverborn o Havoc dove le dita ed i polsi dei chitarristi fanno straordinari (spero per loro pagati!) per non parlare degli ottimi assoli in stile fusion come quello della traccia di apertura Perpetual Healing. In alcuni parti le chitarre si avvolgono e si intrecciano tra di loro e mentre una spara accordi dissonanti, l'altra si produce in arpeggi altrettanto strani. Ovviamente scordatevi le scale e gli accordi in maggiore, qui si usa altra roba completamente più insana e malata. Direi che siamo di fronte ad un lavoro di chitarra davvero importante, che non mancherà di soddisfare anche i più esigenti tecnici del metal (o i metalmeccanici) dalle braccia conserte e dallo sguardo inquisitorio che di solito guardano come gufi i poveri musicisti che si esibiscono nei locali. Il batterista ed il bassista ovviamente, per seguire un lavoro intricato come questo dovevano essere per forza all'altezza ed in grado di digerire la carne tanto gradita da Mograin. La sezione ritmica infatti è di levatura tecnica altissima, specialmente il basso suonato dal fratello di Mograin, co-fondatore della band e famoso per essere uno dei pochi ad aver staccato un dente ad uno smilodonte con il quale sta costruendo uno strumento primordiale che verrà usato nel prossimo disco. Il suo stile ricorda molto quello di Sean Malone e riesce a trovare spazio nelle traccie sfruttando tutte le sfruttabili tecniche possibili ed impossibili, seguito da una batteria altrettanto precisa e fredda, anch'essa in grado di sfruttare praticamente tutti gli strumenti e le tecniche del caso per accompagnare i due pazzi fratelli cordisti. Degno di nota il fatto che a volte la sezione ritmica viene lasciata in primo piano dalla chitarra, che o si produce in piccoli, malati giri in pulito, o che scompare completamente lasciando all'ascoltatore il piacere di un suono ritmico davvero ben fatto.
Niente da dire, musicisti con in coglioni fumanti, tanto che spesso le loro mogli o fidanzate li pongono negli angoli più freddi della casa per usarli come stufe. Il disco non rifiuta comunque parti più orecchiabili, come in Feast of Vermin, dove un riff con un buon groove a metà del pezzo ci conduce saltellando fino alla fine. Anche Echoes of the Unseen, invece di prodursi nella quantità di note, si va a costruire su giri di accordi cromatici in dispari e su cambi di tempo un po' meno traumatici, che ricordano i migliori Meshuggah di Destroy, Erase, Improve. Vale la pena anche menzionare le traccie Felony, una delle più melodiche e fruibili, che chiude con un giro dissonante in stile Voivod, e Shellshocked, dove possiamo ascoltare anche un assolo di violino, che da vero miracolo musicale riesce a calzare con tutto il resto del completo, un po' come riuscire a farsi assumere presentandosi ad un colloquio di lavoro con una cravatta viola su una camicia gialla ed un panatlone verde. Vi sono anche due interludi, Static Fields e Desolate Ruins, che fanno prendere un po' di respiro all'ascoltatore. Il disco contiene anche una cover di Brain Scan dei Voivod, segno di quanto la band connazionale abbia ispirato i Martyr nella creazione del loro progetto.

Ma orsù! Perbacco! Seguitiamo alle cose le quali non mi hanno aggradato: la parte vocale, fatta prevalentemente da Mograin, non riesce ad essere all'altezza del resto, poggiandosi su uno scream che potrebbe ricordare un Eric Forrest un po' meno acido. La voce, data la complicatezza ritmica della musica, non riesce a risultare coinvolgente venendo lasciata indietro dal resto.  Devo comunque nuovamente porgere il cappello a Mograin, perchè riesce dal vivo a cantare mentre si produce in tutte quelle evoluzioni da acquolina chitarristica.
Un altro piccolissimo difetto è che le chitarre sono un po' troppo alte rispetto al resto degli strumenti, sicuramente perchè strumento di punta del disco, ma che forse se fossero state un pelino più basse si sarebbe potuto godere di più del già godibilissimo insieme del gruppo.

Tralasciando queste pignolerie da vecchio che curiosa nei cantieri, Feeding the Abscess è un ottimo lavoro di metal tecnico, dove le tracce si distinguono ognuna per un particolare passaggio o riff, che bene o male rimane impresso nella mente dell'ascoltatore. Il disco non mancherà di soddisfare l'appetito di tutti gli appassionati della "musica di difficile ascolto", ma che con un po' di pazienza e vari ascolti potrebbe anche piacere ai fan della vecchia scuola della morte avendo comunque una struttura dei pezzi molto organizzata. Veramente un ottimo lavoro che mi fa sperare che Mograin ed i Martyr non vengano sbranati da uno smilodonte mentre vanno in saletta e che continuino a mangiare carne di pulci d'alce, che abbiano altre indigestioni e che producano altri dischi di questa levatura.

Bon appetit!

Voto:

8 più un collare antipulci.

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