Mad Maze – Frames of Alienation
Prima o poi finirò le idee cretine per usare thrash nei
titoli delle recensioni, ma fino a che la testa mi funziona non farò altro che
sfornare idiozie.
Non me ne vogliano i Mad Maze, gruppo thrash nato dai
compagni di mazzate Unbirth e caldamente affezionato a un certo ramo più
tecnico del genere, più specificatamente ai cari e ormai quasi dimenticati
Forbidden (ironia della sorte...). E così in questo mondo di post metallismi
svarionati e dissonanti, ci sono ancora gruppi che portano alto il vessilo di
uno degli stili più anziani di questa giovane musica che è il metal.
Come dicevo, i Mad Maze ci sparano in faccia un thrash metal
tecnico che con Frames of Alienation e si vede che qualcuno dei loro parenti
gestisce un coro di voci bianche in cerca di nuovi membri, perchè questo disco
non fa altro che prendere l’ascoltatore a calci nelle palle dall’inizio alla
fine. Bella copertina tra l'altro, ma il tipo sopra chi è? James Rolfe di AVGN?
Il tutto parte con l’intro acustica dell’ottima opener
“Walls of Lies” che subito mette in chiaro le cose: incessante ritmo thrash con
riff tecnici, voce tra il miglior Chuck Billy e Russ Anderson, cori punk e
chitarre impazzite, questo è thrash maniacale che non mancherà di spezzare più
colli di un Dolph Lundgren fatto di acidi in un ospizio.
La prima cosa che si nota è la precisione tecnica con il
quale il tutto è stato eseguito, tracce come “Sacred Deceit” e “Cursed Dreams”
ci mostrano come si possano fare dei riff tecnici senza far perdere groove alla
composizione. Devo davvero complimentarmi con i chitarristi, che tra l’altro si
prodigano in degli assoloni tra i neoclassicismi malmsteeniani e l’aggressività
tipica del genere, un po’ alla Jeff Waters. Anche la sezione ritmica non
sbaglia un colpo, sebbene non si vada oltre tre pattern base, sono comunque eseguiti
alla perfezione, facendo andare il tutto con il giusto groove e una buona dose
di potenza. Ho apprezzato anche la più classica (a livello di chitarre) “Lord
of All That Remains”, traccia con un ritornello molto efficace e un ritmo più
lento rispetto alle altre, con un assolo più grezzo, ma sempre eseguito con
grande preizia.
Purtroppo questo disco ha un problema: la poca varietà delle composizioni dopo un po’ inizia a pesare, tracce come “Caught in the Net” e “Mk-Ultra” passano più inosservate di un intellettuale alla festa delle procaci ragazze dalla maglietta bagnata e non è una cosa molto felice visto che arrivano a metà del disco. Non sono assolutamente brutte tracce se prese singolarmente, ma se nel prodotto si sentono le stesse identiche soluzioni dopo un po' ci si inizia a stancare. Fortunatamente idee differenti si trovano nella nevermoriana strumentale “Beyond” e nel sublime finale di “Retribution”, però si sente che in alcuni episodi alla band sono proprio mancate le idee.
Peccato perchè secondo me con un po’
più di sforzo compositivo si poteva creare sicuramente un disco più efficace vista l’incredibile
abilità dei musicisti. Per esempio usare qualche stacco in acustico nelle
composizioni non avrebbe guastato (in stile Dreaming Neon Black), anche qualche ritornello più catchy qui e lì
avrebbe sicuramente mantenuto più alta l’attenzione.
Detto questo non posso proprio criticare altro, tecnica
sopraffina e gran esecuzione dei pezzi, anche se credo che i Mad Maze possano
fare di meglio, non posso certo dire che questo Frames of Alienation non sia un
buon disco thrash che non mancherà di allietare le orecchie dei più fanatici
del genere e della tecnica chitarristica.
P.S.
Grazie mille a Damiano Storelli per il logo del blog.
Voto:
7 più una maglietta bagnata
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