sabato 16 marzo 2013

ATTHRASHONE FATALE


Mad Maze – Frames of Alienation 

Prima o poi finirò le idee cretine per usare thrash nei titoli delle recensioni, ma fino a che la testa mi funziona non farò altro che sfornare idiozie. 

Non me ne vogliano i Mad Maze, gruppo thrash nato dai compagni di mazzate Unbirth e caldamente affezionato a un certo ramo più tecnico del genere, più specificatamente ai cari e ormai quasi dimenticati Forbidden (ironia della sorte...). E così in questo mondo di post metallismi svarionati e dissonanti, ci sono ancora gruppi che portano alto il vessilo di uno degli stili più anziani di questa giovane musica che è il metal. 

Come dicevo, i Mad Maze ci sparano in faccia un thrash metal tecnico che con Frames of Alienation e si vede che qualcuno dei loro parenti gestisce un coro di voci bianche in cerca di nuovi membri, perchè questo disco non fa altro che prendere l’ascoltatore a calci nelle palle dall’inizio alla fine. Bella copertina tra l'altro, ma il tipo sopra chi è? James Rolfe di AVGN?

Il tutto parte con l’intro acustica dell’ottima opener “Walls of Lies” che subito mette in chiaro le cose: incessante ritmo thrash con riff tecnici, voce tra il miglior Chuck Billy e Russ Anderson, cori punk e chitarre impazzite, questo è thrash maniacale che non mancherà di spezzare più colli di un Dolph Lundgren fatto di acidi in un ospizio. 

La prima cosa che si nota è la precisione tecnica con il quale il tutto è stato eseguito, tracce come “Sacred Deceit” e “Cursed Dreams” ci mostrano come si possano fare dei riff tecnici senza far perdere groove alla composizione. Devo davvero complimentarmi con i chitarristi, che tra l’altro si prodigano in degli assoloni tra i neoclassicismi malmsteeniani e l’aggressività tipica del genere, un po’ alla Jeff Waters. Anche la sezione ritmica non sbaglia un colpo, sebbene non si vada oltre tre pattern base, sono comunque eseguiti alla perfezione, facendo andare il tutto con il giusto groove e una buona dose di potenza. Ho apprezzato anche la più classica (a livello di chitarre) “Lord of All That Remains”, traccia con un ritornello molto efficace e un ritmo più lento rispetto alle altre, con un assolo più grezzo, ma sempre eseguito con grande preizia. 

Purtroppo questo disco ha un problema: la poca varietà delle composizioni dopo un po’ inizia a pesare, tracce come “Caught in the Net” e “Mk-Ultra” passano più inosservate di un intellettuale alla festa delle procaci ragazze dalla maglietta bagnata e non è una cosa molto felice visto che arrivano a metà del disco. Non sono assolutamente brutte tracce se prese singolarmente, ma se nel prodotto si sentono le stesse identiche soluzioni dopo un po' ci si inizia a stancare. Fortunatamente idee differenti si trovano nella nevermoriana strumentale “Beyond” e nel sublime finale di “Retribution”, però si sente che in alcuni episodi alla band sono proprio mancate le idee.
Peccato perchè secondo me con un po’ più di sforzo compositivo si poteva creare sicuramente un disco più efficace vista l’incredibile abilità dei musicisti. Per esempio usare qualche stacco in acustico nelle composizioni non avrebbe guastato (in stile Dreaming Neon Black), anche qualche ritornello più catchy qui e lì avrebbe sicuramente mantenuto più alta l’attenzione. 

Detto questo non posso proprio criticare altro, tecnica sopraffina e gran esecuzione dei pezzi, anche se credo che i Mad Maze possano fare di meglio, non posso certo dire che questo Frames of Alienation non sia un buon disco thrash che non mancherà di allietare le orecchie dei più fanatici del genere e della tecnica chitarristica. 

P.S.

Grazie mille a Damiano Storelli per il logo del blog. 

Voto:

7 più una maglietta bagnata



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