Ex Deo – Caligula
Maurizio Iacono è il cantante death più scarso della storia, ma ha un talento: riesce a STONARE durante i pezzi, una cosa davvero difficile visto il
genere.
Detto questo, passiamo ad analizzare questo Caligula degli
Ex Deo, o Caligvla a secondo di quanto vi piacciano i Behemoth:
Questo side-project degli ormai scontati, scaduti e alquanto
pedanti Kataklysm parte con le premesse più ridicole: tutti i musicisti ospiti del progetto a
quanto pare hanno origini “latine”, si vestono come la peggiore delle comparse
della serie TV Spartacus e fanno un death melodico usando come tema le
brutalità dell’antica Roma.
Oh, mai che si parlasse di un Catullo o di un Cicerone o di
un cazzutissimo Seneca, secondo me per il metallaro medio il passato
dell’Impero Romano si può ridurre a ciò che hanno visto nel Gladiatore. Ma
d’altronde chi cazzo se n’è mai fregato un cazzo di Cicerone? Mi addormentavo
in classe durante la traduzione delle Catilinarie e quando Marco Antonio lo ha
fatto decapitare ho esultato davanti alla mia prof che da quel momento in poi
mi ha interrogato tutti i santissimi giorni su tutte le strasacrosantissime
declinazioni di merda.
Rosa... Rosae... Non mi ricordo un cazzum... Merdae!
Fortunatamente il disco degli Ex Deo è un concept album sul
folle Caligola, si quello che gli piaceva fare le orge con gli animali e
giocare a palla avvelenata con le teste dei suoi nemici politici. Una brava
personcina, come quasi tutti gli imperatori dell’antica Roma, viene da
chiedersi se questo lungo ciclo di intrighi politici non si sia protratto fino
a noi italiani moderni.
Il primo difetto del CD è ovviamente la voce di Iacono,
fuori tono, debole e alquanto fastidiosa, l’unica cosa buona è che si capisce
quello che dice, ma questo direi che è ovvio essendo praticamente OVUNQUE.
Questa ridicola voce narrante penalizza molto l’atmosfera epica che invece
dovrebbe creare e quindi il caro Maurizio lo si butta nell’arena con i leoni e
pollice verso.
Il resto del lavoro si attesta su un death melodico in
mid-tempo con inserti orchestrali fatti neanche troppo bene che mi hanno
ricordato i ben più capaci Hollenthon e Septic Flesh.
Le parti migliori sono
quelle dove Iacono sta zitto, perchè alla fine le chitarre non fanno
assolutamente un lavoro malvagio. Per quanto scontate, le parti strumentali non
sono spiacevoli e riescono a convincere specialmente nelle tracce “Cliff of
Tiberus” e in “Teutoburg”, riuscendo comunque a incastrare bene i riff il più
delle volte, il problema è che vengono praticamente sgambettate dagli strumenti
d’orchestra. Queste parti sinfoniche sono ovunque e sono dosate malissimo, più
che fare bene azzoppano praticamente tutto e invadono in modo indecoroso
l’intera produzione. Sono la classica lama a doppio taglio: senza di loro i
pezzi non avrebbero NULLA di epico e quindi servono a mascherare una certa incapacità
artistica degli Ex Deo, d’altra parte sono invadenti e anche piuttosto noiose.
Continuando a fustigare la band, ci sono ridicole soluzioni
come in “Divide et Impera” dove una voce
femminile stridulissima si occupa di uno stupidissimo ritornello che se
facevano un featuring con Rhianna forse veniva meglio. Altre tracce passano
completamente inosservate, anche perchè dopo una buona mezz’ora la voce di
Iacono e tutti sti strumenti messi insieme porteranno la vostra attenzione ai
piccioni intenti a scagazzare comodamente appollaiati sul vostro balcone.
Questi Ex Deo non vanno oltre ciò che vogliono fare: un
death scontato e sensazionalista che probabilmente piacerà tantissimo gli
ascoltatori più accomodanti, ma che rimane comunque sotto la sufficienza...
Non
che ci si possa aspettare di più da un progetto fatto dai Kataklysm.
Voto:
5 più la testa di Cicerone
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