sabato 10 marzo 2012

BALLA MIA METALLA

Atrox - Terrestrials
  
http://www.myspace.com/atroxno



E se il metal fosse donna? Ma si, affanculo tutti sti maschioni barbuti, nerboruti, nerobarbuti cefali encefalogrammi piatti incelofanati in giubbotti di pelle.  Espressioni da duro finte e forzate, quando di duro non c'è niente, sguardi dall'alto al basso, tagli di capelli al limite delle montagne della follia e bicipiti preistorici. Niente di tutto questo, solo dolci fanciulle sorridenti. Il metallo è diventato metalla e vista la giornata di oggi, invece di regalarci cervella in padella e oscuri demoni sumeri, ci spara addosso una violenza assoluta di mimose e biscottini.
Le mie strambe utopie. Però, voi che avete fatto durante la festa della donna? Avete fatto qualche bel gesto nei confronti del gentil sesso? Io ho rinnovato la mia patente, facendo una fasulla visita medica che ha comprovato il fatto che posso guidare anche senza gli occhi. Ma ciancio alle bande, metallari! Avete regalato una bella mimosa apocalittica alle donne della vostra vita?

Flashback inutile e noioso:

Quando ero un giovine, mi capitò di uscire con una tizia metallara. Al tempo pensavo di essere ultra brutallaro, non ascoltavo niente che non avesse almeno un blast beat, andando alla ricerca di dischi scurisciuti per provare dosi sempre più pesanti di violenza insensata. Arrivavo ad ascoltare giornalmente gruppi che adesso ascolto una volta ogni anno, come i Gorgasm, i Mindly Rotten o i Purulent. Pensavo davvero di avere una buona cultura sul brutal, finchè non sono uscito con questa tizia. Possedeva una sapienza brutallosa che mi fece quasi accaponare la pelle, dalla sua bocca non uscivano che nomi impronunciabili di orride malattie della pelle, deformazioni, pustule genitali (yeaaahk!), coltelli da macellaio, serial killer, massacri americani e orribili menomazioni fisiche. In tutto quel delirio di nomi di gruppi straviolenti e poco ottimisti, provai a fare il nome di un paio di band meno gutturali come i Queensryche o i Voivod, ma fui accolto da un'espressione di curiosa e tenera ignoranza. Dopo quell'uscita all'insegna della carne macinata, la cara ragazza mi rinvitò a
Diamanda Galas: Black Metal
riuscire con lei, ma non avendo il coraggio di dirle che non mi piaceva, feci una grossa figuraccia dicendole di essere fuori città, venendo colto in flagrante dalla suddetta mezzo sbronzo su un autobus con un mio caro amico più sbronzo di me, e che quindi non fece altro che ridersela mentre io, con faccia imbarazzata, mi arrampicavo sugli specchi come un mimo col culo in fiamme.
Lo so, sono stato un escremento di iena, ma ero giovine e non me ne fregava un cazzo. Tempo fa la reincontrai, era totalmente cambiata, non aveva più magliette con loghi incomprensibili, portava la gonna e non ascoltava più solo brutal. Portava anche al guinzaglio un tenero cagnolino batuffoloso e scodinzolante. Forse ci saremmo dovuti incontrare in un altro momento, ma la vita si sa, è fatta di diverse scheggie di tempo che calpestiamo a piedi nudi sul lungo pavimento dell'esistenza.

Yeayeah. Fine del flashback riempitivo.


E quindi queste metallare, questi esseri divinizzati dalla comunità, dee nere che si ergono con le loro voci al di sopra della giubbottosa massa sbavante, queste bellissime ragazze che compaiono sempre più in vesti da pin-up sulle riviste, calendari natalizi e poster osè. Vendono dischi da sole, queste tizie, il gruppo di maschietti che le attorniano sono spesso contorni dalle dubbie qualità musicali e purtroppo spesso le dee non hanno proprio delle voci indimenticabili. Adoro le voci femminili nel metal e sto parlando di voci pulite, non di screamazzarde pazze o growlatrici spaventevoli. In effetti
Carmen Consoli: Doom
non è che mi freghi se il growl lo faccia un uomo o una donna, tanto non si distingue ed ormai non mi stupisco se stanno uscendo fuori delle cantanti capaci di gorgeggiare al pari dei maschiocci su robe brutal assurde, come per esempio la tizia che sgargozzolla per gli scozzesi Cerebral Bore, finchè non ho visto le foto, non pensavo fosse una ragazza a fare quei versacci da sgozzascrofe. Quando si parla di stili estremi è un po' più semplice trovare un buon o una buona vocalist, essendo la voce usata come strumento ed essendo l'estremo il genere più suonato dai giovini d'uoggi, ma ciò che io mi chiedo è dove sia finito lo stile e la personalità in queste benedette cantanti metal che militano tra i vari gruppi gothic o prog. Ormai quello della personalità è un problema che afflige anche i maschietti e che da troppo tempo si riflette sul gentil sesso. Purtroppo a parte la carissima Anneke Van Griesbergen, Karyn Crisis ed altre poche eccezioni devo dire di aver trovato davvero poche voci femminili degne di nota nel panorama metal. Non so perchè, ma ho sempre desiderato che gli Skunk Anansie facessero musica più tosta di quel semi-rock da rottura di scatole, con quella cantante incredibile e dei suoni più duri avrebbero sicuramente fatto breccia nel mio cuoricino, stessa cosa vale per Carmen Consoli, sarò pazzo ma ho sempre pensato che la sua voce sarebbe stata molto adatta per il metal. Dopotutto è di una depressività assurda, mettila in un gruppo doom ed hai fatto una figata! Che spreco di talento immane, Carmen! Datti al metal! A parte i miei sogni musicali inesauditi e che mai si esaudiranno, rimanendo con i piedi ben piantati a terra come uno Young Lad, una delle voci femminili del settore metallurgico che davvero mi è rimasta più impressa e che continua a stupirmi a distanza di anni è quella della ex cantante degli Atrox, band progressive norvegese. I cari afiordisiaci amici sono ormai inattivi da ben quattro anni, cambiata la voce da femminile a maschile, erano riusciti a tirare fuori un buon disco chiamato Binoculars, molto particolare e che mi sento di consigliare. Il problema di questo gruppo è che la loro vecchia cantante era davvero troppo folle e schizofrenica per poter anche solo pensare di trovare un degno sostituto. Sorella della vociomane dei 3rd and the Mortal del fantastico Painting on Glass, questa sirena sarebbe stata capace di far spezzare la corda che legava Ulisse all'albero maestro ed a farlo tuffare in mare. Scordatevi tutte le varie cantantine semi-pop metal, scordatevi i raschi da sputo della Gossow e la mediocre versatilità della tizia degli Otep, la cantante degli Atrox è completamente fuori di cervello. Vocalizzi al limite tra la musica orientale, il jazz e la lirica, linee vocali più fuori di un Dane alla quarantesima Budweiser e urletti isterici, la signora qui ne ha per tutti. Fate conto di avere una specie di Demetrio Stratos al
Skin: Death Metal
femminile, capace di vibrati vertiginosi e folli armonizzazioni e cambi di tonalità completamente inaspettati e mettetela in mezzo a musicisti con due palle così. Non si tratta del gruppetto che va avanti solo grazie alla cantante, i musicisti della band non sono affatto un contornino scialbo, anzi, è la loro capacità tecnica e compositiva ad ergere l'altare musicale sul quale la loro dea può incantare i credenti ed indurli ad inchinarsi. Progressive è la parola d'ordine, tempi dispari ed arpeggi aucustici effettati, intervallati da riff spezzati tipici del genere. La traccia "Lay" è un esempio della follia musicale proposta. Si parte con un arpeggio di chitarra quasi jazz, seguitio da un riff spezzato che farebbe impallidire i migliori Meshuggah (chissà come sarà sto Koloss...), durante il quale la cantante mette subito in mostra le sue capacità tecniche. Il pezzo poi va su un altro ritmo assurdo, dove batteria e basso vanno in perfetta sintonia, aprendo su un riff quasi burlesco da Luna Park folle. Descritto sembra un'accozzaglia degna del golfo di Taranto, ma vi assicuro che tutto riesce perfettamente a quadrare. La voce si sposa benissimo con i giri di chitarra e le follie della sezione ritmica, creando una sorta di clima da regno dei ghiacci, preciso e freddo. "Ruin" è un po' più dritta, procede su un ritmo un filo più normale, niente di convenzionale, ma sicuramente più fruibile rispetto a "Lay", tirando fuori anche un bel riffazzo quasi death, dove la cantante si esprime come se fosse un'entita sciamanica in preda a deliri da erba del diavolo. Ma questo è niente in confronto a "Mare's Nest", dove persino Diamanda Galas impallidirebbe! La cantante qui, su un riffone groove da puro testagiùsugiùsutesta, raggiunge vette altissime trasformandosi quasi in un sassofono. Mai sentito niente del genere fatto su un riff metal, ditemi ciò che volete, ma andate su e-bay, fate un'asta per una camicia di forza, poi prenotate un biglietto Ryan Air per Oslo, prendete il treno per Trondheim, trovate questa tizia e incamiciatela! Dio! E' la follia! Già che ci siete, portatevi uno sparavalium anche per gli altri membri. "Mental Nomads" è un'altro delirio, tra riff stoppati e arpeggi che si conclude con un giro quasi
Chuck Bil... Ehm no, Loredana Bertè: Thrash
fantasmogorico, con assolazzo finale. Che dire, le altre tracce vanno su questi vortici di follia fino alla fine, quindi se vi piace la prima non potete fare altro che amare le altre e lasciarvi guidare da questa sirena del mar di norvegia verso i più profondi abissi. Come dicevo l'esecuzione tecnica è formidabile, specialmente per quanto riguarda la sezione ritmica, davvero spaziale. La batteria è di quanto più prog potete chiedere, ma non disdegna anche doppie pedalate degne della scuola più estrema di Norvecia. Il basso, da buon disco prog, si esprime al meglio con gran tocchi di classe, non lasciando mai da sola la batteria e riuscendo a crearsi dello spazio virtuoso nei giri più tosti di chitarra. Devo dire che quest'ultima negli arpeggi è ottima, ma tende a ripetersi nei riff più e non posso proprio dire che gli assoli siano indimenticabili. Questo non vuol dire che non sia suonata bene, ma si sente che non è proprio lo strumento principale delle composizioni, molto probabilmente orchestrate dalla sezione ritmica, quindi se vi aspettate riff originali rimarrete delusi. Questo è un gruppo che va ascoltato per la propria idea, assolutamente fuori dal comune come del resto la cantante che vi assicuro che è difficile da paragonare a qualsiasi altra microfonosa signorina dell'industria del ferro audibile. Purtroppo il neo di questo disco è che forse è suonato in modo un po' troppo freddo. Probabilmente è il lavoro più cervellotico degli Atrox quindi come tutte le cose cervellotiche vuole il suo tempo per essere compresa, ma anche una volta compresa purtroppo l'esecuzione strumentale un po' troppo cibernetica e le parti vocali al limite dell'assurdo di Terrestrials tendono a farlo amare o odiare. Diciamo che ogni volta che lo ascolto mi suscita sensazioni diverse, non rientra tra i miei ascolti preferiti, ma lo considero uno dei lavori più originali nel campo.  Sicuramente c'è da apprezzare lo sforzo sperimentale fatto dal gruppo in questo lontano episodio della loro ormai terminata carriera, episodio che consiglio assolutamente a tutti gli amanti della musica sperimentale, almeno solo per ascoltare i vocalizzi della signorina qui, alla quale auguro in bocca al lupo nel trovare un manicomio di suo gradimento.

Voto:

7,5 più uno sparavalium

Nessun commento:

Posta un commento