lunedì 16 gennaio 2012

CLIMA MISANTROPICALE

Inquisition - Ominous Doctrines of the Perpetual Mystical Macrocosm


http://www.myspace.com/inquisitionusa

Fare la fila.

Per qualsiasi cosa. Per salire su una giostra, per entrare in un museo, per fare un check in, per l'audizione della prossima edizione di Tamarri Malvestiti o alle poste.
Uh! Che botta tremenda, la fila alle poste... Quel momento dove vedi anche i più miti e docili vecchietti che montano su impalcature monolitiche di lamentele, cementate con incazzature degne del miglior Phil Anselmo senza maglietta e arredate da insulti verso i poveri dipendenti, dai quali davvero poco dipende il fatto che ce ne sia solo uno per servizio.
Di solito si inizia con un mormorio di base, che parte dall'anziano pensionato, si estende alla donna di mezza età e poi finisce per cogliere anche il giovane per il quale "pensione" è una parola in Aklo che desta risate isteriche seguite da disillusione e sollevamento del boccale di birra. Una volta creato il necessario per la rivolta verbale, i vari clienti iniziano ad esprimere ad alta voce il proprio dissenso, parlando dei dipendenti come se non ci fossero, insultandoli e spesso chiamando i numeri scritti sul loro biglietto, non capendo che la matematica non è un opinione e che dopo il 134 non c'è il 167, ma bensì il 135 e non importa quanto tempo si stia aspettando perchè 134 + 1 farà sempre 135. Poi c'è sempre chi si arrende e lascia il suo numerino agli altri, che prima si guardano imbarazzati come dei giovincelli dall'acne progressive tra i quali fosse stato lasciato un plettro con attaccato un pezzo di falange di Petrucci e poi come in tutte le cose della vita, il più lesto fa la sua mossa ed acchiappa il bigliettino, scoprendo poi suo rammarico che si tratta di un numero ancora più lontano del suo, quindi lo lascia ad un altro gruppo di persone, facendo ripetere lo stesso strano procedimento di natura squisitamente umana. Dopo un po', l'odio e la rabbia degli impazienti si abbattono anche sulle persone (arrivate ovviamente prima) ferme allo sportello per più di mezz'ora, su di loro nascono frasi sbuffate del tipo: "ma cosa sta facendo?", "ma perchè non si muove?", "eh che perditempo lui lì, che io mica son qui per far chacchiere eh! Io devo ben pagare la bolletta!". Ovviamente molti ignorano che alle poste non si pagano solo le bollette, ma questo non importa, perchè il loro primo istinto sarebbe quello di buttare un raspante ed unghioso carlino idrofobo sulla nuca del povero cliente, rallentato da procedure a lui sconosciute. In tutto questo, i pochi tranquilli attendono perchè sanno bene che di solito, con un gap così tra i numeri, molti gettano la spugna, la distanza dal proprio agognato turno si accorcia e nel giro di un'oretta si finisce l'operazione.

Probabilmente, alcune persone raccolte in spazi chiusi e costrette ad aspettare sviluppano una momentanea misantropia di gruppo, un fenomeno che accade spesso anche in  particolari gruppi di persone dalla lunga chioma, truccate a puntino e vestite di nero che non necessariamente sono costrette ad aspettare o sono raccolte in spazi chiusi e che non necessariamente sono le pulzelle con le quali, ahimè, si diletta un certo visconte dimezzato non tanto caro al nostro paese.
I cari seguaci del metallo nero, felici amanti del panino con la porchetta Astarottiano, che vorrebbero sempre mettere il prefisso Lucifer davanti a qualsiasi parola, che vorrebbero bere una Luciferrarelle, andare dal Luciferramenta e vedere un film con Luciferrigno (e non chiedetegli di coniguarvi il verbo fermare!) sono un po' l'equivalente metallaro della fila alle poste. Loro mettono su un gruppo per suonare, però magari vogliono essere definiti come Misanthropic Black Metal, perchè in realtà odiano stare in mezzo alla gente, iniziano a bofonchiare come i suddetti vecchini e vorrebbero che un vortice demoniaco travolgesse tutto il creato durante un loro pezzo. Purtroppo però, c'è una contraddizione... Voglio dire, se metti su un gruppo di metal estremo raramente lo fai per cazzeggiare, di solito vuoi farti sentire, fare casino, suonare in mezzo alla gente. La gente! Oddio la gente! Ma se sei Misanthropic Black Metal perchè ti metti a suonare in mezzo alle persone? Dovresti fare un concerto chiuso in una cupola oscurata, trasmettendo il tuo odio sonoro solo attraverso degli speaker installati in un parco che trasmettono la tua demoniaca voce, oracolo di chissà quale tremendo demonio che ha scordato di pagare la Telecom e che ti sta usando per risparmiare (sono tempi duri...).Eppure sono le persone che vengono al concerto, ti pagano il biglietto e ti comprano il cd o ti scrivono sul myspace o sulla pagina di Facebook.  Senza di loro ciccia, purtroppo non c'è arte e quindi, partito con incazzate idee estremiste poi dopo inizi a realizzare che puoi trarne un vantaggio. Insomma sei una rock-star, niente più niente di meno. E ti comporti da tale, perchè ovviamente fare il misantropo mentre si è sul palco fa figo, fa figa (nel senso che rimorchi tutte le metallarine carine) e poi oh, nelle interviste sai quante ne puoi sparare? Puoi dire che ti suiciderai al prossimo concerto per far venire il doppio della gente (ed il signor Benton ne sa qualcosa, la vecchia volpe!) oppure tirartela sui riti sardonici che effettui ogni volta che ti devi preparare una pasta col tonno! E che la figurina del marinaio sulla scatoletta del Tonno Nostromo ti ha parlato, e ti ha detto di essere Satana! Holy fuck yeah! E' una gran cosa fare un gruppo black metal, ma come in ogni cosa ci sono dei sacrifici. Pittarsi la faccia per esempio, cazzo ragazzi non ditemi che non si soffre durante un concerto al chiuso in piena estate con tutta quella roba in volto! O peggio, quando si è all'aperto in un caldo concerto agostino, dato che il metallaro ha una strana forma di daltonismo che lo porta a vedere sempre nero e quindi a vestirsi di tale colore che tanto piace al sole, tutto quel trucco si scioglie in faccia e ti cola sugli occhi, dandoti quel bruciore fastidioso e costringendoti ad allenarti bendato sui pezzi durante la sala prove, in modo da poterli suonare anche se acciecato dal colante inferno di tintura! Con il Corpse Paint (così si chiama questa tortura a quanto pare) tra l'altro, se la tua carriera da musicista dovesse finire, ti potresti anche riciclare come lottatore di wrestling!
Black metallers disoccupati che hanno avuto successo seguendo altre strade.

Vi dirò, anche se non m'importa se i nerastri (traduzione letterale) seguono teorie sataniste inventate da ricconi annoiati strafatti di peyote nel 68,  anche se penso che la misantropia sia una roba per vecchi ed anche se francamente credo che l'unico tizio che portava bene la pittura bianca in faccia fosse Sting (e non mi riferisco all'inglese birbone dalla tantrica durata) devo dire che il black metal come musica mi piace. L'ho ignorato per anni, preferendo sempre il death o il brutal, ma ultimamente ho scoperto dei gruppi black che meritano rispetto, gruppi come i colombiani Inquisition.

Ah! Colombia! Caraibi baby! Ma scusate, ma la regola non voleva che più a nord si andava, più freddo faceva e più black e cattivi e misantropi si era? E invece no, sto cazzo! Il Sudamerica è stato sempre famoso per avere una bella scena incazzata (inutile fare nomi scontati) quindi basta con la rumba, la samba, la mamba e la bamba (oddio, forse di quella gli Inquisition ne fanno largo uso) e tutti quei balli di gruppo, è tempo di distruggere il mito del tarchiatello ometto simpatico e sorridente dell'america meridionale, qui non siamo al Tropico del Cancro! Benvenuti al Misantropico del Capro Nero! Ecco a voi gli Inquisition!
Ok, mi Lucifermo. Lo ammetto, dopo questa valanga di stronzate (a me piace il Sudamerica e la musica latina) devo dire che non ho ben capito se il fondatore del gruppo, tale Dagon (si si, il re dei pesci di Lovecraft...), è colombiano e per continuare il gruppo è andato negli States o viceversa, purtroppo le mie fonti da seguace neofita del nero ferro sono confuse. Ma questo non importa, ciò che importa è che l'ultimo lavoro del re dei pesci e del suo seguace batterista Incubus merita assolutamente l'ascolto.
Ominous Doctrines of the Perpetual Mystical Macrocosm (li mortacci loro), per facilità abbreviato con O.D.P.M.M, che sembra l'acronimo di una onlus, è un disco che tira dall'inizio alla fine, senza un singolo momento di calo, tra blastoni con riff dalle particolari melodie che li conducono e delle ottime parti thrash ed in mid tempo che fanno fare su e giù con la testa come se si stesse annuendo alla proposta di una notte di letto fatta da Charlize Theron. I giri di chitarra di Dagon riescono ad essere sia melodici che aggressivi allo stesso tempo, con un suono che definirei quasi psichedelico, come se l'intero odio melodico provenisse da universi lontani. A differenza di altri gruppi black o death, i riff più veloci degli Inquisition raramente risolvono nel solito tremolo picking, cercando soluzioni varie che spesso non seguono il blast della batteria, degno anch'esso di nota per potenza e tecnica. Non parlo di cose complicatissime, le chitarre si poggiano su normali powerchord senza cercare eccessivi tecnicismi, ma da questa semplice idea creano delle oscure melodie spaziali alle quali è veramente difficile resistere. Anche il basso si tiene su livelli semplici e melodici, ma essendo suonato in studio dallo stesso Dagon, non si discosta molto dall'incalzare delle chitarre, facendo comunque il suo lavoro.
La voce poi è una delle cose più inaspettate. Invece di ricorrere al classico screaming, Dagon usa la sua vera voce, ovvero quella di un gigantesco uomo pesce fuor d'acqua, gracchiante e rosposa, mai invadente e devo dire addirittura simpatica (probabilmente questo sarebbe un insulto per il signor degli abissi, ma io sono un tipo allegrotto), tanto che riesco anche a canticchiarmi le strofe della fantastica Crepuscolar Battle Hymn. Un cantato quasi recitato come un'antica profezia, cosa che ho molto gradito dato che a mio parere lo screaming avrebbe rovinato le atmosfere oniriche e di malvagità stellare del disco. Anche Incubus fa il suo porco lavoro con le bacchette, preciso e freddo come l'universo, il batterista degli Inquisition ci delizia con un ottimo senso del ritmo sui blast beat, sui riff più cadenzati ed anche nei fill che non sono molto vari, ma che sono eseguiti con ottima padronanza. Tutta la matrice sonora della band viene mostrata alla perfezione in O.D.P.M.M ed una volta analizzato i concetti tecnici del disco non resta che ascoltarlo e lasciarsi trascinare in uno psichedelico universo fatto di strani ritmi e melodie. Devo dire che non c'è una sola traccia di questo lavoro che non mi piaccia, quelle che mi hanno più colpito, oltre alla già menzionata Crepuscolar Battle Hymn sono Cosmic Invocation Rites e Desolate Funeral Chant: la prima ha una delle parti finali più coinvolgenti dei miei ultimi ascolti, composta da un groove di incredibile impatto sonoro mentre la seconda  ha un incedere lento e criptico, che potrebbe tranquillamente essere messo di sottofondo a spettrali immagini dello spazio profondo.
Questo è un disco da ascoltare assolutamente, che vi piaccia o no il black metal. Ho scoperto in seguito che questi Inquisition sono abbastanza leggendari nella scena, ed a ben vedere perchè questo O.D.P.M.M ha tutte le carte in regola per essere ritenuto un classico del genere e se i primi lavori (dei quali ho ascoltato qualcosa e che mi è piaciuto) sono al livello, se non addirittura superiori allora qui si sto tirando in ballo gente veramente tosta. Un lavoro dal suono particolare che vi trasporterà sin dal primo ascolto, destinato a rimanere nel vostro stereo o nella vostra playlist per un bel pò, come la povera vecchina bloccata alle poste. Poi se non vi piace potete sempre tornare ad ascoltare la rumba mentre mangiate un platano.

Peace!

Voto:

10 più una scatoletta di tonno posseduta.

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