venerdì 13 gennaio 2012

METAL ALARM CLOCK

Minushuman - Blood Throne

http://www.myspace.com/minushumanity

Avete mai provato a svegliarvi la mattina presto con un pezzo metal? E con questo intendo dire che mentre siete lì che sognate beati di fare un'assolazzo in faccia a Jeff Loomis, Howe e Santolla schiaffeggiandoli pesantemente con la paletta della vostra chitarra gridando "I bet ya can't play this!" ad un certo punto sentite un attacco sonoro bestiale che vi fa saltare dal letto, donandovi uno spiacevolissimo aumento del battito cardiaco e facendovi sgranare gli occhi come se aveste appena visto una scimmia sdraiata al vostro fianco.

Ehi, buongiorno fiorellini! Siete svegli! Non è forse la migliore sveglia del mondo? Il metal?

No. Assolutamente no.

Quando ero all'università, ispirato da Bam Margera, ho desiderato per anni di svegliare i miei coinquilini sparandogli una serie di accordi con la mia ormai rugginosa sette corde dritti sulla faccia mentre dormivano, gliel'ho sempre promesso, ma non ho mai avuto la malignità di farlo. E meno male, perchè è una cosa assolutamente spiacevole che non avrei gradito neanche io, proprio io che ero comunque capace di addormentarmi ascoltando Pierced from within dei Suffocation.

Per anni ho avuto come sveglia nel cellulare la fantastica Scuttle Buttin' di Stevie Ray Vaughan, che di solito mettevo lontano dal comodino per obbligare il mio pigro corpo ad alzarsi dal letto per spegnerla. Questa mi ha accompagnato durante un periodo di pendolarismo acuto con sveglie alle 5 del mattino e in un altro periodo di turni notturni alle 3 di mattino, fino a che il mio vecchio cellulare non è finito in mille pezzi, costringendomi a cambiarlo.
Questo mi ha fatto pensare: ehi, proviamo ad alzarci con un pezzo metal, la mia musica preferita! Magari mi alzo più contento e di buon cuore, col sorriso in faccia pronto ad affrontare la mia faccia da cazzo allo specchio, il mio orrido caffè ed un'altra giornata campale! Massì! Che bello! Urrà!
E così che senza neanche pensarci due volte ho puntato la sveglia inserendo come musica The Size of an Ocean dei Minushuman, avendo il pezzo in questione un'attacco immediato e potente, e tutto contento mi sono addormentato.
La mattina dopo, al leggiadro attacco del gruppo francese, saltato in aria dalle coperte come un gatto a cui si pesta la coda con un anfibio borchiato, dopo aver controllato che non ci fossero scimmie al mio fianco, ho spento la sveglia con una faccia così incazzata che se avessi avuto i Minushuman e sopratutto il mio io del giorno prima, li avrei legati a dei binari stile Far West ed avrei sadicamente aspettato l'arrivo del treno.
Ma non potevo che incolpare il mio io di quella mattina, mentre quello della sera prima si faceva grasse risate di me e della mia idea poco felice. Posso tranquillamente dire che è stato il peggior risveglio di tutta la mia vita. Adesso sono davvero contento di non aver fatto il metal clock ai miei coinquilini, perchè avrebbero avuto tutti i diritti di uccidermi a sangue freddo.
E quindi direi che i Minushuman come sveglia non mi sono proprio piaciuti...
Ma come gruppo invece, come se la cavano?
Il loro Blood Throne si propone come un incrocio tra il melodico svedese e groove metal, facendo del ritmo il proprio cavallo di battaglia. Il disco apre con The Architect dove subito veniamo coinvolti da rimbalzanti riffoni e dalla sezione ritmica che si mantiene su toni standard, ma con un buon senso per il groove. Il cantato è quanto di più classico ci si può aspettare dal metal melodico, quel simil-growl non proprio growl che non è neanche scream e che francamente non so come potrei definire, che a volte lascia spazio a delle linee di cantato pulito, che sono inserite al momento giusto e che danno un po' di versatilità ad una voce altrimenti un po' troppo ridondante e monotona. Si passa poi all'incriminata The Size of an Ocean, che come sveglia serve solo a togliere anni di vita e capelli alle persone, ma che devo dire che è il pezzo più coinvolgente ed azzeccato del disco. Qui i Minushuman stanno sulla traccia riuscendo a creare un groove davvero importante, senza calare di tono pur usando due riff e gli stessi pattern di basso e batteria. La traccia chiude su un assolino melodico di poche note andando poi a finire al terzo ed ultimo riff molto gradevole e melodico, che devo dire che mi da sempre una certa energia quando lo ascolto. Degna di nota anche Forgotten Fields, che inizia con un arpeggio ed un assolino di basso e chitarra da atmosfera, diventando in seguito sottofondo di un riffone in mid tempo che viene poi seguito da un giro di chitarra simil-Meshuggah, simil perchè i Minushuman lo suonano in quattro quarti, tornando poi sull'arpeggio ed il riffone iniziale che fungono da ritornello. Nei rari momenti di accelerazione, come in Three Mile Island i Minushuman si comportano abbastanza bene, riuscendo sempre a tenere un certo ritmo, anche se devo dire che il loro meglio lo danno quando si tengono su velocità meno elevate come nella title track, altro ottimo esempio di come il gruppo riesca a coinvolgere nei ritmi lenti.
Appurato il fatto che questi monsieurs hanno del gran groove, devo dire che i riff purtroppo non sono poi sempre così accattivanti e coinvolgenti. Ci sono un po' di tracce del disco che passano inosservate, per esempio Godspeed e The Day we Died mi sono risultate parecchio noiose. Another All, l'altra traccia veloce, che ha anche qualche tremolo black mi è sembrata parecchio canonica e già sentita, molto distante da dei bei colpi come Forgotten Fields o The Size of an Ocean. Questo perchè dopo un po' si nota che le chitarre si ripetono spesso ed i riff, non sempre originali, finiscono su una sezione ritmica un po' troppo classica. Di certo la batteria non manca di potenza, l'uomo delle pelli picchia come un pugile alla sagra dei nasi rotti, ma purtroppo dopo un po' si sfianca e cade sempre negli stessi pattern che a lungo andare stancano. Il disco stranisce, perchè parte con un'idea di ritmo e groove, usando anche delle buone soluzioni, ma poi scade nel già sentito dopo la prima metà, tra la traccia sei e la otto, creando un bel gap che purtroppo rischia di far rimanere il disco legato a tre o quattro buoni episodi. Ho l'idea che qui si siano mischiate un po' di idee nuove, con pezzi che il gruppo aveva già pronti da un po' di tempo e che ha riadattato per amalgamare il loro nuovo stile. Anche la produzione purtroppo non aiuta, il mix delle due chitarre a volte si impasta con i piatti della batteria e con il basso che fa di tutto per farsi sentire un minimo. La voce è un altro punto non esente da difetti, in alcune tracce si sente che manca di potenza e spesso finisce col mangiarsi qualche parolina che scompare timidamente dietro il muro sonoro. Insomma, ci sono un bel po' di cose da rivedere, ma Blood Throne rimane comunque un discreto prodotto che può tranquillamente fare la felicità di chi vuole giusto un po' di ritmo facile o di sternanti sveglie mattutine.

Personalmente dico che questi Minushuman possono fare di meglio, cercando di essere un po' più inventivi con i riff e provando a trovare un'identità che sicuramente sta venendo fuori, ma che purtroppo in Blood Throne si mostra ancora un po' in crisi.

Voto:

6,5 più una scimmia nel letto.


2 commenti:

  1. Indimenticabile anche quando sveglia il padre con lo sturacessi in faccia...

    Non sembra male davvero "The Size of an Ocean", tranne che come sveglia °_°

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  2. Come sveglia adesso ho "Spirits in the Material World" dei Police, un po' più accessibile :D Peace brother ;)

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